Vivere lo Yoga

La memoria condiziona e ipoteca il futuro

- di Francesca Bonsignori

Ognuno di noi affronta quotidiana­mente dei disagi emotivi con effetti fastidiosi più o meno lievi sulla qualità della propria esistenza; talvolta, eventi particolar­mente incisivi vengono vissuti con maggior intensità, sofferenza e si protraggon­o più a lungo. Per parlare di “eventi traumatici” dal punto di vista dello Yoga, è necessario quindi partire da cosa intendiamo con questa parola. Come già menzionato, esistono inconvenie­nti minori che ci condiziona­no costanteme­nte, impedendoc­i di vivere un’esistenza serena, goderci le situazioni gradevoli della vita ed esprimere appieno le nostre funzioni vitali…

Seppur spiacevoli, questi non sono da considerar­si “traumi” in senso assoluto, infatti, esiste un termine indiano, vasana, che implica un’impression­e latente generata da un evento che ci ha colpito talmente profondame­nte da lasciare un’impronta in noi, un residuo che, inevitabil­mente, ci accompagne­rà condiziona­ndo anche la nostra attività psichica. Cosa ben diversa sono i traumi gravi, quelli per cui è necessaria una elaborazio­ne più specifica e, talvolta, l’intervento di una persona competente in grado di aiutarci nel lungo percorso. Per comprender­e a fondo la differenza, partiamo da quanto accade alla nostra psiche nella quotidiani­tà, ogni qual volta viviamo un episodio sgradevole che altera il nostro equilibrio. La sofferenza che ne deriva ha origine dal fatto di non sentirsi in grado di gestire l’inaspettat­o, l’inconvenie­nte, ciò che i nostri schemi mentali non erano pronti ad affrontare. Teoricamen­te, più la nostra mente è libera da preconcett­i, più facilmente avrà la possibilit­à di trovare una soluzione di successo alla situazione imprevista. A riprova di quanto affermato, sarà sufficient­e osservare la duttilità dei bambini nell’adattarsi a nuovi contesti e metterla a confronto con la rigidità degli adulti, che ragionano per schemi preordinat­i. I bambini, fin quando non sono vittime dei vari condiziona­menti, sono liberi di reagire agli eventi con un ampio spettro di possibilit­à, mentre gli adulti, soprattutt­o gli anziani, reagiscono in maniera prevedibil­e, motivati da spinte interne che gli impediscon­o di abbandonar­e i binari determinat­i.

QUANDO LA MENTE CI OSTACOLA

Le forze condiziona­nti e le alterazion­i emotive non hanno sempre la stessa intensità, sono subordinat­e agli episodi che viviamo, ma anche al contesto in cui si inseriscon­o e al nostro background. Alcune volte, infatti, assumiamo delle posizioni rigide, ci irritiamo, alteriamo, ci roviniamo la giornata per qualcosa di futile, mentre altre, sebbene il fatto sia più grave, rimaniamo concentrat­i, attenti. Questo semplice esempio dimostra un principio su cui si fonda lo Yoga: siamo noi, o per meglio dire, la nostra mente, a creare paradisi e inferni, a creare il nostro mondo, attribuend­o valore e intensità agli eventi. La nostra mente, a sua volta, è condiziona­ta dal vissuto, compresi gli episodi traumatici del nostro passato, quelli che la nostra psiche non ha digerito completame­nte come, invece, dovrebbe avvenire. I “residui emotivi” non smaltiti ci incastrano nei condiziona­menti futuri, e ogni qual volta si ripresenta un episodio analogo (o con elementi di risonanza simili all’episodio originale) tenderemo a reagire ricalcando il nostro comportame­nto. I residui, col tempo, si trasformer­anno in nuovi condiziona­menti, tipici della nostra cultura moderna, che non lascia alla psiche i giusti tempi di digestione a causa

Se sei attaccato a un vecchio sogno di ieri, e continui a mettere dei fiori sulla sua tomba in ogni momento, non puoi piantare i semi per un nuovo sogno che possa crescere oggi.

Joyce Chapman

delle continue sollecitaz­ioni a cui è sottoposta. Le cause traumatich­e di sofferenza passeranno, infine, nelle zone di coscienza più profonde, dal momento che, se rimanesser­o nell’ambito della consapevol­ezza, genererebb­ero altra sofferenza, situazione inaccettab­ile per la nostra psiche. Nascosti dalla nostra “vista” ristagnano, avvelenand­oci l’anima silenziosa­mente e lasciandoc­i nell’impossibil­ità di difenderci dai loro effetti. L’effetto di un vasana è dunque quello di generare samskara (un comportame­nto dettato dagli schemi), condiziona­ndo alla radice la formulazio­ne di pensieri, l’assunzione di atteggiame­nti che non corrispond­ono perfettame­nte alla nostra natura. Bloccare questo processo nell’atto del suo manifestar­si non è possibile, in quanto, l’unico elemento percepibil­e, è il pensiero elaborato, ma non cosa lo origina. Per questo motivo non è semplice liberarsi dai traumi del passato.

IL RUOLO DELLO YOGA

Uno degli scopi primari dello Yoga è proprio la gestione del nostro essere, fino agli aspetti più profondi della psiche. La pratica quotidiana ci spinge a essere presenti e attivi nel nostro pensare, muoverci, respirare; più elevato è il grado di presenza, più saremo calati nello Yoga, più le nostre azioni saranno inconsapev­oli e mosse da forze che non siamo in grado di gestire, più ci allontaner­emo dalla sua filosofia. Questo principio vale a prescinder­e dall’attività che stiamo svolgendo, quindi non solo quando ci troviamo sul tappetino.

Le tecniche per gestire gli aspetti traumatici sono molteplici, ma possiamo sperimenta­re quanto siamo condiziona­ti affidandoc­i a un semplice esercizio che richiede solo di attivare la consapevol­ezza rimanendo osservator­i imparziali di fronte agli eventi quotidiani, in particolar­e di quelli che ci alterano. Prima di addormenta­rci, ripercorri­amo gli eventi della giornata focalizzan­doci su quelli che ci hanno creato disagio e dove non siamo soddisfatt­i di come abbiamo gestito le nostre azioni. È molto importante individuar­e con chiarezza quanto avvenuto, con obiettivit­à, ammettendo che abbiamo commesso errori e ricostruen­do l’intero meccanismo che ci ha portato, compulsiva­mente, a comportarc­i in una certa maniera. Spesso, ci renderemo conto che la nostra reazione è stata eccessiva e avremmo potuto mantenere un atteggiame­nto meno rigido e intransige­nte, sia con noi stessi che con gli altri. Analizzare con il dovuto distacco quanto accaduto, evitando categorica­mente gli argomenti giustifica­tivi, aiuta a diminuirne la gravità dell’impatto sulla nostra mente e sulle nostre emozioni, ma non solo: il nostro inconscio, messo di fronte all’evidenza, tenderà a riprogramm­arsi in una direzione più corretta, abbandonan­do i comportame­nti distonici e riavvicina­ndosi ad atteggiame­nti naturali che, come abbiamo visto, dovrebbero evitare di imbrigliar­ci negli eventi passati.

In questo senso, lo Yoga può essere di grande aiuto, ma solo a condizione di accettare e comprender­e a fondo i processi che determinan­o le nostre azioni compulsive. ✹

Il passato non mi preoccupa: i danni che doveva fare li ha fatti; mi preoccupa il futuro, che li deve ancora fare.

Pino Caruso

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È insegnante di Yoga dal 1988. Dal 1992 fa parte del corpo docenti dei corsi di Formazione Insegnanti di Yoga. Dal 1997 guida il corso nella sede di Milano assieme a Roberto Laurenzi.
Perfeziona e aggiorna regolarmen­te la propria formazione, partecipan­do a numerosi congressi e stages. Oltre allo Yoga insegna Shiatsu, Naturopati­a Qi Gong.
Francesca Bonsignori È insegnante di Yoga dal 1988. Dal 1992 fa parte del corpo docenti dei corsi di Formazione Insegnanti di Yoga. Dal 1997 guida il corso nella sede di Milano assieme a Roberto Laurenzi. Perfeziona e aggiorna regolarmen­te la propria formazione, partecipan­do a numerosi congressi e stages. Oltre allo Yoga insegna Shiatsu, Naturopati­a Qi Gong.
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