Vivi Milano

CERCANDO UNA NUOVA PATRIA

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Nel 77 Bresson ci disse che era «Il Diavolo, probabilme­nte» ma ora il palestines­e Elia Suleiman, c’informa che invece è «Il Paradiso probabilme­nte». Fuor dalla metafora premiata a Cannes, c’è il fatto che ciascuno pur cercando di evadere si porta sempre dietro la sua patria, il suo passato, la sua ombra. In veste di attore, guardando spesso in macchina come a chiedere se siamo d’accordo, Suleiman lascia Nazareth per i mille soprusi quotidiani, alla ricerca d’una altra patria, prima la Francia, poi New York. Ma ovunque il mondo suona un requiem di violenza e follia come accadeva a casa col vicino. I rapporti di vicinato sono subito chiave di lettura politica medio orientale, ma il pensiero di fare un film su questo tema fa ridere la produttric­e. Muto e non più sorpreso, Suleiman, come Keaton, Tati ma pure Bunuel nella sintesi pessimista, gira i paesi trovandosi sempre al punto di partenza. Dice il regista che prima la Palestina era il microcosmo del mondo, ora è l’inverso: si aggira fra altre usanze ma ovunque ci sono gli stessi checkpoint. Idea bellissima di un film che già parte surreale: il protagonis­ta cerca di trovare la sua identità ma non ci riesce perché l’escalation alla violenza è ormai una spaventosa realtà. Si possono aprire gli occhi e forse non crederci, magari se s’incontra un passerotto, piccola parentesi sorridente di un film che sorride in modo forzato, diventando meccanico ma aiutandoci a comprender­e che è impossibil­e capire cosa pensano gli uomini.

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