Amicizia in agrodolce
Film strano, coinvolgente, da assorbire nei minimi particolari di una storia che potrebbe entrare nel girone infernale della gioventù ribelle senza causa. Il titolo dell’opera prima di Jean-Baptiste Durand, classe 1985, campione in Francia di premi (sette nomination ai César) nel lancio di due giovani attori strepitosi (Anthony Bajon, che fu premiato a Berlino nel 2018, e Raphaël Quenard, che ha vinto il César, visto in «Yannick»), sarebbe il cane da spazzatura, il cane discarica. La storia pulsa di attualità, una storia di noia, fragilità, di una generazione che arrotola nel nulla il proprio tempo perduto e mai ritrovato nella mancanza di illusioni e prospettive.
È la cronaca di amici per la pelle, l’analisi di un rapporto che va su e giù, ad alti e bassi, di odi et amo, che si screpola e poi si ricuce, sempre pagando un prezzo sotterraneo. Siamo (il plurale sta bene, psicologie e panorami coinvolgono) in un borgo occitano nel sud della Francia, il dipartimento di Hérault, e Dog (Bajon) e Miralès (Quenard) sono da sempre migliori amici: il primo vittima consenziente dell’ansia di comando e della dispettosa voglia di stuzzicarlo del secondo, fisicamente pre-potente. La situazione, nell’oppressivo clima del posto, straripa quando il piccolo Dog, nome non scelto a caso, inizia una storia d’amore con Elsa (anche Galatea Bellugi merita complimenti) che fa scoppiare una gelosia da tempo in attesa. Bisogna che ciascuno ritrovi il suo posto, ma ci sono i bulli che infestano la zona e scatta l’allarme dell’amicizia in aiuto. Il vento fa davvero il suo giro, era occitano anche il «Vento» di Diritti.
Il film, che ha vinto il premio dei critici di Parigi e anche di quelli italiani, è ben scritto (con parsimonia freudiana ma centrando i bersagli) dal regista che osserva il desiderio di umiliazione del ragazzocane, offeso con affetto (un ossimoro che esiste) dal gradasso amico del borgo, la cui piazza è l’epicentro dei sogni inutili. Ognuno dei ragazzi, così diversi, ha in realtà bisogno dell’altro e lo sguardo triste di Dog è verso il mondo tutto che lo maltratta, compreso l’amico, perché il tema del film è proprio la mascolinità nelle sue forme e il consenso che ci vuole anche nel rapporto di amici, con il sesso magari in agguato, ben nascosto fra tenerezza, malinconie e citazioni da Montaigne.