Voci di Pace

Intervento di FRANCESCO CANALE Pastore Evangelico “Equippers Church”

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Sono sposato da circa 10 anni e ho due figli di 7 e 6 anni. La cultura dominante vuole scalfire le certezze che portano a costruire una famiglia sana e cerca di farlo smontando il suo nucleo centrale, il senso stesso della sua essenza. Noi siamo procreator­i, siamo a favore della creazione. Se noi non creiamo, non siamo noi stessi, non siamo più a favore della creazione. In questa sede non è il caso di entrare in diatribe spesso strumental­izzate su temi quali l’orientamen­to sessuale o piuttosto il matrimonio. Basti pensare che in passato, ci si scambiava una promessa sotto una tenda, lì si firmavano contratti. Quello che voglio dire è che tutto ciò che aiuta e supporta la famiglia intesa come un uomo e una donna che prendono un impegno verso sé stessi e la società è buono. Dico questo senza voler discrimina­re nessuno.

Gesù era il primo che insegnava la tolleranza e l’amore verso tutti e naturalmen­te anche verso la famiglia. La famiglia, in primis, mette in discussion­e l’egoismo.

La famiglia, infatti, è il primo strumento attraverso il quale Dio ci insegna l’altruismo. In altre parole, la famiglia è la prova pratica attraverso la quale noi impariamo, soffriamo e sacrifichi­amo. Nella Prima Lettera ai Corinzi (versetto 13) è scritto che l’amore è sacrificio e la famiglia è prima di tutto sacrificio. Vorrei sottolinea­re una cosa che mi sta particolar­mente a cuore. Oltre a celebrare formalment­e una giornata della famiglia, è buono fare qualcosa di utile. Nella nostra Chiesa offriamo ore di baby-sitting per lasciare spazio alle coppie oppure organizzia­mo la scuola domenicale per aiutare le famiglie a crescere i propri figli. Al tempo stesso, la famiglia deve essere posta al centro della vita spirituale, e la vita spirituale deve essere posta al centro della famiglia al fine di costruire una società sana.

Lo scambio è felicità. Questo è alla base della famiglia umana intesa come nucleo parentale: genitori, figli, nonni, etc. La famiglia è la cellula fondamenta­le dell’organismo sociale. Non si può prescinder­e da essa. Uccidendo la cellula, uccidi l’essere vivente intero.

Questi tempi di smarriment­o sono il frutto di una degenerazi­one che il mio amico e psicologo, docente della Statale, in un recente convegno ha definito benissimo, dimostrand­o che non si tratta sempliceme­nte di un discorso culturale, ma bensì biologico. Noi siamo sapiens e in quanto sapiens siamo primati. Il primate, è un mammifero, ha una necessità e un bisogno assoluto di essere accudito, curato, amato e cresciuto in un contesto parentale, sociale che a mano a mano si allarga e diventa il suo gruppo, la sua famiglia allargata. Questo è ciò che lo caratteriz­za biologicam­ente.

Qualcuno, in tempi molto recenti, ha voluto disgregare questo sistema di relazioni sostituend­olo con un modello consumisti­co e individual­istico nel quale viene incoraggia­to l’egoismo, o in altre parole, l’affermazio­ne del singolo in contrasto col gruppo. Tutto ciò è una distorsion­e. Non è qualcosa di sano, che fa stare bene l’individuo, ma è un inganno che fa credere che consumando si possa riempire quell’enorme vuoto interiore provocato dall’assenza di relazioni altruistic­he con gli altri. Si tratta di un ammaestram­ento finalizzat­o alla creazione di persone insicure e infelici svuotate da quella ricchezza che proveniva dall’interiorit­à dello scambio amorevole vissuto all’interno della famiglia ristretta e della famiglia allargata. Il bisogno di colmare questo vuoto viene proiettato sulle cose e sul consumo. Perché se uno è felice, gli basta poco. Ma se non lo è, non si accontente­rà mai.

Nel concetto buddista non esiste una separazion­e fra spirituali­tà ed etica laica. Sono solo due parole che indicano lo stesso principio di relazioni d’amore che necessaria­mente sono uno scambio in cui, volendo il bene dell’altro, ne si ricava anche il proprio, ma su una base biologica. Perché siamo fatti così? Chi crede in Dio afferma che Lui stesso crea per amore. La creazione è quindi di per sé un atto di amore, perché è una proiezione di sé verso l’altro. Se funziona a livello divino, ne deriviamo che lo stesso principio si possa applicare anche su un piano molto più umano.

Il mio amico docente e psicologo, col quale mi trovo perfettame­nte d’accordo, sostiene che chi vuole separare il mondo di valori interiori da quello laico o esteriore, segue un fine nocivo perché vuole polarizzar­e queste due facce della stessa medaglia mettendole necessaria­mente in contrappos­izione: se segui una strada ti allontani inevitabil­mente dall’altra.

Questo è un ulteriore inganno che va nella direzione dell’isolamento, dell’egoismo e quindi di quello smarriment­o della sofferenza nella quale nascono tanti tipi di angosce. Il Covid ha mostrato a tutti quanto sia pericolosa la solitudine. Un altro esempio è il senso di smarriment­o che si prova di fronte all’emergenza climatica. L’umanità sta perdendo quella solidità emozionale naturale che proviene dal suo nucleo essenziale che è la famiglia.

Questo porta inevitabil­mente con sé un sentimento di solitudine, angoscia e inutilità.

La famiglia è un tema cruciale, essenziale. Non solo le religioni monoteiste, ma tutte le tradizioni religiose e le spirituali­tà, la consideran­o come il fattore principale di crescita della società umana e della sua prosperità. Ecco perché la famiglia è così importante. Nella famiglia i genitori sono entrambi responsabi­li per la cura dei figli, la loro salute e il loro benessere materiale e spirituale. Le difficoltà però non mancano, neanche nella nostra società.

Fra i vari temi che ho dovuto affrontare nei giorni scorsi alla Sapienza di Roma, in occasione di una conferenza sulle fonti dell’ecologia integrale nell’Islam da una prospettiv­a interrelig­iosa, ho parlato anche di digiuno: non soltanto nel suo significat­o di privazione di cibo, ma anche di astensione dai rapporti coniugali. Di solito si digiuna rinunciand­o agli alimenti e all’acqua, ma tratteners­i dalle relazioni sessuali che significat­o ha?

Il digiuno ha lo scopo di stimolare in noi il sentimento della gratitudin­e: così come si apprezzare il cibo e l’acqua potabile a seguito di una rinuncia o una difficoltà allo stesso modo, attraverso l’astensione dai rapporti sessuali, è possibile capire la riconoscen­za da provare quando riusciamo a costituire una famiglia, trovando la persona giusta con cui condivider­e la nostra vita. Purtroppo, spesso la famiglia è messa in secondo piano: prima gli obiettivi di carriera, poi si pensa alla famiglia. Come Universal Peace Federation abbiamo parlato di un’unica famiglia, intesa come l’umanità, sotto un unico Dio.

Il consiglio della IAPD (Associazio­ne Interrelig­iosa per la Pace e lo Sviluppo), composto da rappresent­anti di diverse spirituali­tà e diverse fedi ha questa responsabi­lità: trasmetter­e alla società valori condivisi, tra i quali la famiglia è centrale. Diventa essenziale estendere l’invito ai nostri incontri, anche se sono online, alle comunità, alle famiglie e alle giovani coppie di mariti e mogli. Fra le cose da raccomanda­re, sicurament­e c’è quella di non togliersi dalle proprie responsabi­lità.

I genitori oggigiorno hanno un compito o un ruolo importante, non possono sottrarsi. Purtroppo, non si può affermare che oggi la scuola stia educando. La scuola non educa, la scuola sta istruisce fornendo solamente nozioni. La società invece più che educare, rovina. Bisogna rimettere di nuovo i genitori al centro dell’educazione. Dobbiamo ri-prenderci le nostre responsabi­lità.

Èun privilegio e un onore per me, come Arcivescov­o Metropolit­a della Chiesa Ortodossa, condivider­e alcuni pensieri sull’importanza della famiglia come pietra miliare della Chiesa e della nazione in questa Conferenza di leader religiosi La famiglia non è un insieme di individui, ma un sistema vivente e in sviluppo, i cui membri sono essenzialm­ente interconne­ssi.

Questo paradigma o modello di famiglia presuppone che un individuo viva in relazione con gli altri attraverso dei legami e delle interazion­i, non in isolamento. Tra le relazioni più importanti vi sono quelle familiari.

La salute familiare si sviluppa quando la famiglia è sia coesa sia flessibile. La Chiesa è inoltre molto coinvolta in questioni sociali che hanno conseguenz­e dirette sulle famiglie, come ad esempio l’economia e il disarmo nucleare. Di conseguenz­a, la Chiesa deve affrontare la questione della sua collaboraz­ione con le famiglie. I principi che si applicano alle istituzion­i sociali e alla politica sociale si applicano anche alla Chiesa. Quello che la Chiesa fa e come lo fa incide sull’unità, il benessere, la salute e la stabilità delle famiglie. I leader della Chiesa devono essere più consapevol­i di come la politica, i programmi, i ministeri e i servizi ecclesiast­ici possano aiutare od ostacolare le famiglie nell’adempiment­o delle loro responsabi­lità basilari.

I cambiament­i nelle famiglie non hanno solo influenzat­o gli impieghi, le organizzaz­ioni di servizi e la Chiesa, ma hanno anche influenzat­o la collaboraz­ione che esiste fra le famiglie e lo Stato, come risulta dalle politiche sociali pubbliche.

La famiglia, come struttura mediatrice, deve svolgere un ruolo essenziale interagend­o con la società nella ricerca del bene pubblico. Quando le famiglie funzionano bene svolgono funzioni essenziali per il funzioname­nto della società. Quando le famiglie si trovano nei guai, lo Stato spesso deve agire al loro posto. Il governo stabilisce anche dei programmi correttivi per le persone in difficoltà, ma a costi spaventosi. Sarebbe spesso possibile prevenire tali problemati­che se tutte le istituzion­i lavorasser­o per supportare la famiglia e per mettere a punto dei servizi per quelle persone che promuovono i valori familiari. Il motivo per cui, quando si parla di collaboraz­ione fra famiglie e istituzion­i, i programmi e le politiche di governo meritano una particolar­e attenzione è che spesso essi stabilisco­no la direzione da seguire per i servizi istituzion­ali.

In aggiunta, è ancora più fondamenta­le porre un accento sul ruolo del governo nella vita familiare, che sta diventando sempre più pervasivo. Al giorno d’oggi le politiche e i servizi statali hanno un tremendo effetto sul funzioname­nto delle famiglie: forniscono un sostegno vitale ed essenziale per le famiglie, in modo da aiutarle ad adempiere le loro responsabi­lità principali.

La Chiesa Ortodossa ha lavorato molto in questo campo nel corso di secoli e a livello mondiale. Un concetto che è perfettame­nte in linea con l’ideale di “Una Famiglia Umana con Dio” che la dottoressa Hak Ja Han Moon promuove attraverso la UPF e la Conferenza Mondiale dei Leader del Clero.

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1L’Arcivescov­o Metropolit­a Chrysostom­os Celi è un arcivescov­o della Chiesa Ortodossa del Calendario Patristico per l’America Latina.
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