INTO THE ART WORLD. Funny Smiling Faces, by Mariuccia Casadio.
Frutti e ortaggi con sembianze umane. E animali che ci assomigliano. In opere come cartoon. Divertenti e spiazzanti
Sono visioni umoristiche, buffe creature, oggetti antropomorfi, che ci fanno il verso. Opere colorate, divertenti come dei gadget, che si fanno gioco dei nostri modi di essere, che prendono di mira i prodotti e i rituali, le patologie e le devianze consumistiche, che ci fanno ridere, ma anche pensare. Sono immagini incantevoli e ciniche, in cui l’allegra variopinta e specchiante fisionomia dei soggetti o degli oggetti coinvolti non è mai scontata, né stucchevole. Immagini festose, di alta desiderabilità e dolcezza, che lasciano non di rado l’amaro in bocca, come quelle di Kathryn Andrews. Artista americana che movimenta nell’opera palloncini e cotillon da party domestico, make-up, maschere e costumi da clown, allestimenti, e- spositori e red carpet da propaganda politica o da evento hollywoodiano, per creare quelli che appaiono set di situazioni sospese, feste cancellate o abbandonate, momenti mancati di promozione pubblicitaria o di spettacolo, non-vissuti reperti di una produzione devo- ta all’immagine, che, dall’arte al cinema, dal circo agli hobo della politica, determina e definisce i valori dell’oggi, alimentando i nostri desideri con una varietà di esche visuali, prodotti e packaging. Sintetizzata nella nuova personale “Kathryn Andrews: Run for President”, in corso al Museum of Contemporary Art di Chicago (fino all’8/5, mcachicago.org), l’opera dell’artista, che include sculture, installazioni e performance, riprende e adotta come dei ready made gli stilemi dell’arte pop, minimalista e concettuale, inscrivendoli nel contesto di trame inedite e attuali, che coinvolgono società, razze, identi- stà di genere. L’arte della tedesca Amelie von Wulffen ha invece una sofisticata oscura qualità “cartoonish” e abilmente schizzata, acquarellata su carta o dipinta su sedute e schienali di vecchie seggioline di legno e tondino di ferro, coinvolge immagini da cartolina di fiori e animali, o assegna altrimenti a frutti e ortaggi sembianze antropomorfe, componendo ambiti e situazioni che coinvolgono a largo raggio architettura e autobiografia, attualità politica e memorie familiari. Incentrata sulla sua produzione di acquarelli e dipinti, la mostra “Amelie von Wulffen. Pictures 2000-2015”, in corso in un’ala della Pi- nakothek der Moderne di Monaco, (fino al 21/2, pinakothek.de), attesta l’unicità di un immaginario che diventa intarsio di appropriazioni, trama di generi della tradizione, collage di cultura collettiva e di storia personale, di fantasie infantili e omaggi allo stile di Böcklin, Cézanne, de Chirico, Kirchner. Arte e gioco convivono, d’altra parte, nel variopinto immaginario della francese Camille Henrot, Leone d’argento alla Biennale di Venezia 2013, che con segni fluidi e continui alla Matisse traccia su carta i contorni di buffi animali, caricaturali corpi di donna, assurde creature mitologiche. Esseri umani con testa d’uccello e becco, gruppi copulanti di lupi, pesci che si divorano a vicenda o ghiotti pellicani che, tra seduzione e sopraffazione, complicità e autorità, emblematizzano l’ambivalenza delle relazioni interpersonali. Giocata su paradossi, esagerazioni, surreali spostamenti, accumulazioni e alterazioni del conosciuto, anche l’arte dell’italiana Paola Pivi decontestualizza e ricontestualizza animali e oggetti, forme e consistenze. Magari trasformando l’orso polare in un coloratissimo peluche a grandezza naturale, una creatura piumata come un uccello, imprevedibilmente ricca di palpitante leggerezza e di glamour.