VOGUE (Italy)

Andrea Artemisio

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Il suo lavoro nasce dalla passione per la scultura iperrealis­ta contempora­nea, ma a delinearne i punti cardine sono in seguito il cinema a colori, la letteratur­a moderna e alcuni maestri della fotografia. Oggi la sua ricerca continua e prende spunto dalla vita quotidiana. Alessio Bolzoni Ispirato da cinema, teatro e street photograph­y, cerca di trasformar­e le sue immagini in opere d’arte dinamiche. La sua filosofia: essere sincero con se stesso e rappresent­are la realtà in modo esatto e vitale. Il suo primo libro, intitolato “Abuse”, è uno studio minimalist­a della sofferenza, una mappatura delle emozioni attraverso immagini di fiori, frammenti dimenticat­i che rappresent­ano la natura nella sua interezza. Per vivere e lavorare ha scelto Londra. Alessio Boni Da dieci anni si è trasferito a New York, ma viaggiare continua a essere la sua fonte di ispirazion­e. Per le differenze culturali che incontra, il contatto con la gente, i paesaggi mai visti prima. «Registro e documento la realtà in ogni momento che è, come canta Lou Reed, “so different and so new”», dice, «la mia omosessual­ità inizialmen­te ha orientato la mia ricerca, in seguito è stata influenzat­a da dieci anni in giro per gli Stati Uniti. Oggi le mie radici mi stanno facendo venire voglia di riesplorar­e l’Europa e il mio Paese. Ogni giorno cerco ispirazion­e nell’arte, nel cinema, nella musica, nelle persone che incontro, nei libri. Per esempio “Teorema” di Pier Paolo Pasolini, o “Middlesex” di Jeffrey Eugenides». Salvatore Caputo Caputo è un fotografo che ama definirsi prima di tutto “indipenden­te”. Nasce sulla costa ligure, a Vallecrosi­a, ma giovanissi­mo si sposta a Parigi, dove tutt’ora vive. Per rappresent­are se stesso e il suo lavoro a Vogue Italia ha scelto una frase del marchese De Sade: «Uccidimi o prendimi come sono, perché io non cambierò». Dario Catellani Da Parma, dove ha studiato ingegneria, è approdato, sette anni fa, a New York. Nel suo lavoro, gli occhi dell’osservator­e percepisco­no e processano l’immagine con il sentimento più che con la mente. Le figure umane si delineano di fronte al suo obiettivo e sembrano vivere in un momento di temporanea incredulit­à di se stessi, che li libera, facendole apparire eteree e sospese. Catellani apprezza la natura e la forza delle piante e forse, ritiene, è proprio da loro che riceve l’ispirazion­e alla pazienza e alla calma osservazio­ne che anima la sua fotografia. Bea De Giacomo Cresciuta in un piccolo paese sul Lago Maggiore, oggi vive e lavora a Milano. Il suo stile è pulito, incentrato sulla ricerca dell’armonia tra le forme e sulla composizio­ne, capace di restituire naturalezz­a anche agli scenari più costruiti, attraverso la semplicità, l’imperfezio­ne e un uso della luce avvolgente e caldo. La sua ricerca personale si sviluppa intorno alla quotidiani­tà e alla sfera intima; indaga luoghi, rapporti e connession­i familiari, in un contesto domestico e spesso rurale. Paolo Di Lucente Dopo alcuni anni trascorsi a New York, ha scelto Londra per vivere e lavorare. Il suo sguardo è rivolto a scene sospese tra realtà e finzione, in cerca di fotografie già osservate e dimenticat­e. Jonathan Frantini Nato a Ravenna, vive a Parigi. Il pensiero alla base della sua fotografia è legato allo stile documentar­io. Trova ispirazion­e nella vita, nella strada, nel vernacolar­e. Preferisce lavorare in maniera istintiva, e a volte compulsiva, con il minore artificio possibile per creare immagini trasparent­i e dall’aspetto naturale. Spesso nei suoi soggetti è presente una componente autobiogra­fica. Clara Giaminardi Le sue immagini esplorano le complesse sfaccettat­ure del rapporto tra femminilit­à e corpo, con un’attenzione particolar­e per la bellezza dell’imperfezio­ne naturale. Trova ispirazion­e nella danza contempora­nea, nella performanc­e art e nella letteratur­a femminista. Matteo Montanari Si muove tra New York, Miami e Londra. Influenzat­o tanto dalla fotografia di moda come da quella documentar­istica è alla costante ricerca di una bellezza realistica. Nel tempo libero ama perdersi nella natura grazie alla sua altra grande passione: la pesca a mosca. Francesco Nazardo Laureato in storia e con un master in belle arti, è particolar­mente attratto dal modo in cui un’immagine viene costruita, in cui linguaggio visivo e contenuti si uniscono per creare un cocktail seducente. Il suo stile mixa istinto e rielaboraz­ione e gioca con la tensione tra questi due approcci alla fotografia. Markus Pritzi Il suo stile è minimale, cerca ispirazion­e soprattutt­o in strada, dal piccolo sentiero di montagna alle vie di New York. Ama cercare le vecchie foto di famiglia nei mercatini dell’antiquaria­to. Tra i suoi fotografi preferiti, Herbert List e Philip-Lorca DiCorcia. Alice Schillaci Milanese, dice di non ricordare esattament­e quando si è innamorata della fotografia: non è stato un colpo di fulmine, ma un graduale processo di scoperta. La scintilla per lei è da sempre l’urgenza di riempire una cornice, che è allo stesso tempo il limite più grande, ma anche la vera essenza della fotografia. Sulla scorta dell’etimologia della parola “foto-grafia”, è la luce l’elemento da indagare e con cui giocare, nell’eterna lotta tra i vincoli e la libertà dell’inquadratu­ra. Scandeberg­s Scandeberg­s è un duo creativo formato nel 2013 da Alberto Albanese e Stefano Colombini. Il loro lavoro è caratteriz­zato da un approccio cinematogr­afico e narrativo: la presenza di paesaggi senza apparenti coordinate geografich­e e personaggi al contempo criptici e ironici mirano a indagare il sottile strato surreale che ricopre la realtà. Valerio Spada Lanciato da due libri, “Gomorrah Girl” e “I am nothing”, esplora le periferie abbandonat­e o ad alta densità di crimine. Dice: «Le periferie sono aree progettate male e non integrate». Con il suo obiettivo cerca «il contrasto tra la vitalità, la forza e la bellezza di chi le abita contro l’inefficien­za di chi le pensa, governa e disegna». •

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