né arte né architettura,
Reimmaginare la quotidianità e farne qualcosa di straordinario. È la missione di SNARKITECTURE. Che, per festeggiare dieci anni dello studio, ha portato una Casa Bianca. A Washington.
“Fun House” è la quinta installazione della serie “Summer Block Party” che ogni anno rinnova la Great Hall del National Building Museum di Washington D.C. Al contempo, è la prima mostra sui dieci anni di Snarkitecture – lo studio di New York fondato da Daniel Arsham e Alex Mustonen, che dal 2014 hanno come partner anche Ben Porto – noto pure per un’altra installazione per il Museo di Washington D.C., “The Beach”. Ne parliamo con Maria Cristina Didero, curatrice di “Fun House” e collaboratrice di Vogue Italia.
Come si inserisce l’intervento di Snarkitecture nel National Building Museum e a cosa è ispirata la “Fun House”?
Questa casa, inserita nella pancia di un museo, segue i codici specifici di Snarkitecture – dalla ricerca costante di un’espressione non ortodossa e inaspettata alla creazione di una sensazione di spaesamento, all’inserimento di codici familiari in contesti inusuali – partendo da un oggetto simbolico semplice, cioè la casa; per sottolineare questo concetto, abbiamo pensato a un modello “comune” e altamente riconoscibile, cioè la classica casa americana prefabbricata, trasportabile ovunque, con tanto di cortile d’ingresso, giardino, piscina. In poche parole, l’ordinario stravolto.
Quale criterio ha guidato le sue scelte di curatore, dato che molti progetti di Snarkitecture sono site-specific e temporanei?
Lo scorso anno Alex, Daniel e Ben mi hanno chiesto di curare un’antologica sul lavoro dello studio. Il loro mantra “not art, not architecture” mi è stato di grande ispirazione. Ho pensato che la molteplicità dei progetti proposti non era mai scontata, e che se la loro cifra artistica per me era chiara, non avevano mai – o non ancora – costruito una casa, “oggetto” base dell’architettura, la prima cosa che anche un bambino impara a disegnare. Così ho proposto loro l’espediente narrativo di una (semplice) cornice e contenitore con queste coordinate per raccontare il loro mondo. Il National Building Museum ha colto le potenzialità di “Fun House” e l’ha sposata. Un’istituzione di grande coraggio, direi. Abbiamo lavorato insieme per organizzare i progetti sitespecific dello studio, all’interno del macro progettocasa, trattandolo come un ambiente domestico, ma non troppo.
La vostra collaborazione è cominciata anni fa. Quale evoluzione si può rintracciare nel loro lavoro, oggi che festeggiano dieci anni di attività?
Snarkitecture celebra l’anniversario con un libro omonimo, appena pubblicato da Phaidon, che fa il punto sull’attività di questo collettivo dall’impronta, a mio parere, unica e assolutamente riconoscibile. Mi ha sempre colpito il loro modo di essere sempre perfettamente imperfetti, impeccabilmente riconoscibili, pur proponendo progetti molto diversi tra loro (a parte il costante uso del colore bianco), che spaziano da un aereo a uno sgabello. Il loro codice appare semplice, chiaro e in qualche misura accessibile, ma non categorizzabile o definibile; né loro stessi vorrebbero che lo fosse. Quello che ritengo particolarmente significativo di questo collettivo è la coerenza teorica ed espressiva, applicata a qualsiasi nuova avventura affrontino; credo che la loro rigida posizione ideologica, la volontà e l’obiettivo di voler sempre e comunque sorprendere li facciano procedere in una direzione senz’altro unica. In più c’è l’ironia, che è un elemento fondamentale per affrontare le cose della vita. Un’ultima curiosità: è solo un caso che la mostra inauguri il 4 luglio, la festa dell’Indipendenza negli Usa? Qualche riferimento alla situazione politica attuale? Difficile rispondere; sicuramente ci sono diverse coincidenze; come è noto, una delle cifre creative di Snarkitecture è senza dubbio l’impiego – smodato ma ragionato – del bianco, che è un non colore e segna una tabula rasa sulla quale ci si può permettere di costruire atti/fatti concreti e sogni. Ora, noi siamo nella capitale degli Stati Uniti d’America, ospitati come parassiti all’interno di uno dei musei più prestigiosi del Paese. Inauguriamo il 4 luglio, festa dell’Indipendenza… che la nostra sia una White House? Una nuova, diversa White House? Chissà. •