a bigger splash,
Che l’idratazione fosse importante si sapeva. Meno noto era che permettesse alla pelle di invecchiare lentamente. Nuove ricerche confermano: lo step più basico della beauty routine è anche il più prezioso.
Se nel 2017 abbiamo speso circa 255 milioni in creme idratanti – solo per il viso, più altri 224 per il corpo – un motivo ci sarà. L’idratazione è un concetto base: trasversale e incontrovertibile. A idratare, cioè, non si sbaglia mai. Senza contare che un risultato immediato – l’effetto comfort – è assicurato e l’investimento economico solitamente più contenuto rispetto all’acquisto di un antietà. Sarà per questo che, in un periodo storico di ipersegmentazione dei consumi, il mercato della bellezza, andando in controtendenza, ha fatto una scelta globale puntando, però, su un cavallo sicuro: l’idratazione. «A dispetto di tanti altri cosmetici, gli idratanti fanno quello che dicono di fare: forniscono una piccola quantità di acqua alla pelle contenendo qualche sostanza oleosa che permette di trattenerla al suo interno», semplifica Kenneth Arndt, professore di dermatologia presso l’Harvard Medical School. La storia, però, non si esaurisce qui, perché, come sottolinea José Ginestar, direttore scientifico Sisley: «L’acqua è un elemento essenziale nel metabolismo delle cellule cutanee: è fondamentale per l’elasticità, per il turgore e per il mantenimento del capitale giovinezza». La novità, infatti, sta proprio nel link idratazione/aging. «A livello dermico le molecole di glicosaminoglicani funzionano come delle piccole spugne che assorbono e trattengono l’acqua all’interno. Col tempo, però, queste molecole diminuiscono e la pelle perde compattezza». La stessa cosa succede a livello epidermico con la diminuzione della produzione di acido ialuronico e delle acquaporine. Sintetizzando si può dire che la disidratazione è il primo, e forse il più facilmente riconoscibile, segnale di invecchiamento. L’idratante dunque potrebbe sostituire l’antietà? «No, ma rappresenta lo step numero uno di qualsiasi beauty routine», avvisa Ginestar. Che sia il primo passo o, talvolta, addirittura l’unico è supportato anche dalla tecnologia: le formule idratanti si sono perfezionate a tal punto da penetrare sempre più in profondità, svanire nell’istante stesso in cui le si applica e mantenere l’obiettivo in modo prolungato: 24 ore è la norma, ma si arriva facilmente anche a 48 (vedi la linea Hydra Végétal di Yves Rocher). Per gli ingredienti, poi, si prende sempre più spesso spunto dalla natura: si cerca, cioè, di clonare i meccanismi di stoccaggio idrico delle specialità di piante che crescono in zone desertiche. D’altronde, come scrivono Gina Bria e Dana Cohen, antropologa una, medico l’altra, autrici di “Quench” (Hachette Books), bestseller dedicato all’idratazione: “Il miglior modo per idratarsi è attraverso l’acqua che si trova all’interno delle piante”. •