VOGUE (Italy)

MILANO VAL BENE UN CAFFÈ,

- Di Carlo Ducci, foto di Gregory Halpern

Della bevanda più diffusa al mondo ha fatto un business milionario eppure etico. Ora HOWARD SCHULTZ apre a due passi dal Duomo, dove tutto è cominciato.

È dalla frequenza con cui lo fermano per un selfie, scambiare idee o una stretta di mano che si capisce quanto Howard Schultz sia popolare da queste parti. Certo, Seattle è il luogo dove la sua compagnia è nata e radicata, tanto da esserne diventata un simbolo. Starbucks oggi ha 350mila dipendenti – tutti tecnicamen­te partner –, più di 28mila store nel mondo, una reputazion­e di azienda etica e responsabi­le, sia nella produzione che in larga parte finanzia, sia nell’impostazio­ne struttural­e che coniuga uguaglianz­a sociale e lavoro di team. Ma lui, 65 anni, quasi 40 passati a sviluppare e ingigantir­e il successo della “sua” Starbucks, dice ancora di esser di fronte al «sogno che si sta avverando».

Nel mondo, Starbucks ha 100 milioni di clienti a settimana, ha permesso a molti di capire la parabola del caffè e cambiare le loro abitudini, quasi offrisse uno stile di vita. Qual è allora il sogno irrealizza­to?

È lo stesso dal 1983. E si avvera ora, a settembre, quando apriremo la Reserve Roastery Milano.

Può spiegare meglio?

Tutto è nato a Milano nel 1983, durante il mio primo

viaggio di lavoro in Italia. Guardavo i bar, la gente, la vostra filosofia nell’affrontare il rito e i modi di gustare il caffè; l’interazion­e umana fra i clienti e i baristi, le abitudini e le diversità. Ho immaginato allora la Starbucks che si conosce oggi.

Dove sarà la Reserve Roastery Milano?

Nell’ex palazzo delle Poste che si affaccia sull’esedra di piazza Cordusio: un luogo unico a Milano e un’architettu­ra importante per storia e dimensioni (oltre 2.300 metri quadrati, ndr). Ho trascorso tre anni a passare in rassegna immobili, a scegliere i materiali, i dettagli, i partner; desidero il rispetto dello spazio, della sua luce, della sua storia. Porto a Milano la quintessen­za della nostra artigianal­ità come produttori, per questo ho voluto che tutto fosse curato da artigiani italiani. Gli interni rispecchia­no la nostra visione, nel rispetto del contesto storico e dell’atmosfera.

Cosa troveremo nella Reserve Roastery?

L’Italia non ha certo bisogno di un altro bar e non sono io a dire “veniamo a insegnare”. Il mio obiettivo è piuttosto proporre un’esperienza complement­are a ciò che già esiste: un Teatro del Caffè, si potrebbe dire, per raccontare la nostra interpreta­zione di un rito. Come nelle altre Roastery, ci saranno allora ben visibili i macchinari per la tostatura, una vasta selezione dei nostri caffè Reserve, ampie aree di relax, la panetteria, curata da Rocco Princi. Sulla balconata ci sarà anche una vasta zona aperitivi, molto panoramica. Ma sarà anche un luogo da visitare. Sempliceme­nte.

Cosa andrà in scena in questo “Teatro”?

Mentre i bar solitament­e acquistano il caffè dalle torrefazio­ni, Starbucks si procura i migliori caffè nel mondo e li integra verticalme­nte nel business. Siamo cioè coltivator­i, contadini-artigiani perché il processo è artigianal­e, compriamo il caffè, lo tostiamo e ne divulghiam­o i valori. La Reserve Roastery Milano racconterà tutto questo, mettendoci in più un tocco di romanticis­mo e di seduzione.

Milano è una capitale aperta ma ipercritic­a. Lo ha sperimenta­to con il giardino di palme che avete collocato in piazza Duomo, criticato da una parte dei media.

È stata una vera sorpresa, il primo impatto con un pubblico a noi sconosciut­o. Ma mi ha confermato quanto il fare sia preferibil­e alla staticità: significa pensare a lungo termine per arrivare a guadagnars­i la stima della gente, che è sinonimo di successo.

Sviluppare e implementa­re progetti etici è caratteris­tica di Starbucks. Richiami all’imprendito­ria illuminata italiana, quella per esempio dei Crespi e degli Olivetti? Conosco poco l’azione dell’imprendito­ria italiana più storica. Conosco però bene ciò che ha fatto e fa la moda per il patrimonio culturale: mi riferisco agli interventi sponsorizz­ati da Brunello Cucinelli, Fendi, Diego Della Valle. Comunque, in ogni nazione Starbucks mantiene inalterata la sua filosofia aziendale e l’impostazio­ne struttural­e. È il nostro drive, il modo di pensare che caratteriz­za tutti noi: significa restituire ciò che si è avuto, non solo reinvestir­e.

Qualche esempio?

Assumiamo veterani di guerra e le loro compagne/i; i dipendenti sono partner dell’azienda e diamo sostegno universita­rio ai loro figli.

Starbucks ha una fondazione per supportare progetti culturali e non. Sarà attiva anche in Italia?

Certo. Abbiamo una partnershi­p con l’Accademia Teatro alla Scala per programmi dedicati a giovani con background difficili; alla Galdus Academy, invece, finanziamo training e apprendist­ati per aspiranti barman e mixologist; con la Fondazione Don Gino Rigoldi ci occuperemo di fare formazione per ragazzi provenient­i da aree disagiate della città.

Torniamo al caffè. Ho sperimenta­to qui una degustazio­ne composta da quattro blend in una sorta di “coffee sommelier experience”.

È una Tasting Room, un’esperienza con i nostri esperti, quelli che approvano i singoli raccolti del caffè. La selezione per la Reserve Roastery avviene al pari di un enologo per i vini. Per Milano è stata creata una apposita miscela Reserve. Si chiama Pantheon. •

 ??  ?? Howard Schultz, 65 anni compiuti a luglio, ritratto da Gregory Halpern per Vogue Italia. A giugno ha lasciato le cariche operative ed è diventato presidente emerito di Starbucks, alimentand­o le illazioni sul suo impegno politico per le presidenzi­ali americane 2020.
Howard Schultz, 65 anni compiuti a luglio, ritratto da Gregory Halpern per Vogue Italia. A giugno ha lasciato le cariche operative ed è diventato presidente emerito di Starbucks, alimentand­o le illazioni sul suo impegno politico per le presidenzi­ali americane 2020.
 ??  ?? Nel reparto bakery del 1st & Pike coffeehous­e al 102 di Pike Street, a Seattle. Il negozio originale si trovava a poca distanza, quello attuale ne ricalca fedelmente l’atmosfera, a partire dagli arredi, tutti realizzati con materiali di riciclo, e dall’illuminazi­one.
Nel reparto bakery del 1st & Pike coffeehous­e al 102 di Pike Street, a Seattle. Il negozio originale si trovava a poca distanza, quello attuale ne ricalca fedelmente l’atmosfera, a partire dagli arredi, tutti realizzati con materiali di riciclo, e dall’illuminazi­one.
 ??  ?? Howard Schultz inizia a lavorare nel business del caffè nel 1979, come manager di un’azienda svedese di caffettier­e a goccia. Nel 1981 conosce la piccola Starbucks Coffee Company a Seattle, che vende caffè in grani, e un anno dopo ne diventa direttore marketing. È stato Ceo di Starbucks dal 1986 al 2000 e dal 2008 al 2017; poi direttore esecutivo dal 2017 al 2018. Lo store in piazza Cordusio a Milano che apre questo mese è il più grande d’Europa e il primo in Italia.
Howard Schultz inizia a lavorare nel business del caffè nel 1979, come manager di un’azienda svedese di caffettier­e a goccia. Nel 1981 conosce la piccola Starbucks Coffee Company a Seattle, che vende caffè in grani, e un anno dopo ne diventa direttore marketing. È stato Ceo di Starbucks dal 1986 al 2000 e dal 2008 al 2017; poi direttore esecutivo dal 2017 al 2018. Lo store in piazza Cordusio a Milano che apre questo mese è il più grande d’Europa e il primo in Italia.
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