L’ALTERNATIVA FUORI PORTA,
REM KOOLHAAS non canta più il delirio delle metropoli. E si prepara a spiegare con una mostra l’importanza della campagna, imprevisto, possibile “futuro del mondo”.
«Il fatto che oggi oltre il 50 per cento della popolazione mondiale viva nelle città sembra sia diventato la scusa per ignorare ciò che accade nelle campagne», dice Rem Koolhaas,74 anni a novembre, Pritzker Prize nel 2000. «Per anni sono stato affascinato dai mutamenti urbanistici, ma da quando mi sono concentrato sulla situazione delle campagne sono rimasto sorpreso dall’intensità e dall’impeto dei cambiamenti di questi spazi. Una storia che è stata in gran parte taciuta e invece ricca di significati per il nostro presente, tanto più se raccontata in un grande museo e in una delle città a più alta densità». Il museo è il Guggenheim, ovvio, di New York (che nel 1978 definì “delirious”). Il racconto che l’architetto olandese prepara si intitola “Countryside: Future of the World”, in programma per l’autunno 2019. Al centro, una ricerca multidisciplinare sui mutamenti in atto nelle campagne e nelle aree non ancora urbanizzate. I temi sviluppati dallo studio Amo di Koolhaas includono questioni antropologiche e tecnologiche, come intelligenze artificiali e processi di automazione, sperimentazioni genetiche, migrazioni, gestione di territori per mano di grandi enti, ecosistemi umani e animali, l’impatto del digitale nel reale. Le logiche intensive alla base dei processi produttivi stanno provocando gravi alterazioni di contesti, comportamenti, tradizioni e prodotti, generando situazioni irreversibili, non pienamente governabili dall’uomo. Fatti e fenomeni non più ignorabili. •