L’ALTRA METÀ DEL MITO,
Nell’Iliade Briseide è un personaggio chiave. Eppure non ha voce. PAT BARKER gliela restituisce. Per riscrivere, in tempi di #MeToo, la storia vista dalla preda.
Un testo classico come l’Iliade è, di per sé, soggetto a innumerevoli riletture. Ma quella che ne ha fatto Pat Barker, scrittrice inglese vincitrice del Booker Prize nel 1995, è inedita e originale. Il suo nuovo romanzo, “The Silence of the Girls” (in uscita per Penguin, nel 2019 per Einaudi), affronta «l’ira funesta del Pelide Achille» e le ultime fasi della guerra di Troia dal punto di vista di Briseide, reclamata come concubina da Agamennone, perciò oggetto di una pericolosa contesa. «Nel poema di Omero non parla mai. Io ho voluto darle una voce».
“The Silence of the Girls” racconta l’esistenza e la resistenza femminile in un contesto tipicamente maschile, quello di un campo militare. Si può considerarlo un romanzo femminista? Quando scrivo romanzi non penso in termini di ideologie, tantomeno di femminismo. Mi interessano la storia, i personaggi, i luoghi, l’uso della lingua: dall’insieme di questi fattori scaturisce un tema. Il romanzo, in genere, non nasce per veicolare un facile messaggio.
Chi è Briseide, e cosa pensa degli uomini?
È un personaggio molto forte. Il suo destino si ribalta in un solo giorno e da regina che è, dopo aver perso tutta la famiglia, diventa una schiava usata per il sesso. Nonostante lo shock iniziale, sopravvive per raccontare la sua storia e quella delle donne ancor meno fortunate di lei.
Il libro esce nell’era post #MeToo e descrive un mondo in cui le donne erano considerate prede. Somiglianze con il presente?
Scrivere è un’esperienza straordinaria. Ovviamente non ho iniziato un romanzo ambientato nell’Età del bronzo pensando: ecco, potrebbe essere molto attuale. Tuttavia, mentre finivo il libro, ho notato che alcune frasi e argomenti discussi sui social media ne rispecchiavano i drammi. Non racconto nulla che non succeda anche alle donne vere, nel mondo di oggi. •