L’immortalità degli oggetti,
ZANELLATO riporta alla luce un archivio dimenticato. E così celebra il tempo in cui le attrici sceglievano gli accessori per sé e non per l’obiettivo di un paparazzo.
«Ricordiamoci gli armadi di qualche decennio fa, dove erano riposti borse e accessori da utilizzare nei momenti speciali... Oggi, quando nasce una collezione, sappiamo già quante settimane di vita avrà. Io seguo un’altra strada. Più difficile». Franco Zanellato, fondatore nel 1999 del marchio di luxury-bags Zanellato, cerca l’immortalità degli oggetti: «Sogno borse che vivano per sempre», dice. Da qui, la ricerca nel passato, in archivio, per ritrovare «immagini di borse su cui non è calata la polvere» e farne una mostra. L’archivio in questione è quello dei paparazzi di Palmiro Muci, rimasto cristallizzato per decenni nei sotterranei del Centro Sperimentale di Cinematografia di Milano, con i suoi due milioni di scatti mai catalogati e spesso inediti. E ritrovato casualmente dall’imprenditore veneto che ha deciso di finanziarne il recupero. «Sono rimasto affascinato dal modo in cui le attrici ritratte in questi scatti, tra gli anni 60 e il 2000, riutilizzano le stesse borse in diverse occasioni, come se si fossero affezionate a loro, superando il concetto di logo e di autopromozione sui social con la it bag di stagione». Sophia Loren, Valeria Bruni Tedeschi e molte altre sono le famose dell’effimera esposizione “Divine - Borse e volti del cinema italiano”, aperta per un solo giorno (il 21/9) durante la fashion week milanese nella boutique Zanellato di via Bagutta. Per l’occasione, saranno presentate anche 15 nuove creazioni, pezzi unici ispirati alla mostra: nuove declinazioni dei modelli di punta del marchio come “Postina”, “Duo” o “Nina”, di cui è nota la qualità dei pellami e il savoir-faire artigianale. «Adoro il trattamento con il talco, cipriato, si usava anche nel trucco del cinema. L’ho introdotto nei bottali delle pelli per ottenere una mano soft e setosa». •