Foreward/2 leggere come piume, di Lynn Yaeger
«La speranza è quella cosa piumata che si viene a posare sull’anima, e canta melodie senza parole», scriveva la poetessa Emily Dickinson a metà Ottocento. All’epoca viveva ad Amherst, in Massachusetts, e di sicuro non sedeva in prima fila da Tom Ford, né risultava sulla lista vip di Dior.
Ma nessuno può negare che il suo spirito aleggiava sulle sfilate dell’autunno, dove si sono viste montagne di abiti con le piume.
Da Gucci, dove c’era persino una modella con un pappagallo appollaiato sulla spalla, erano color chartreuse e danzavano sul palco. Da Loewe sembrava di sentir cinguettare uccelli con piume dalle sfumature pastello. Da
Tom Ford un abito bianco luccicante si fondeva in una frangia di piume. Perché tutto questo proliferare di piume proprio adesso? In fondo, in un mondo dove la situazione politica globale non è per niente facile, né divertente, aggiungere un dettaglio così vaporoso non è un po’ frivolo, o addirittura una cosa da scervellati? (Da cervelli di gallina, se vogliamo restare in tema).
Ci ho pensato parecchio, e vi dico che la risposta è: assolutamente no!
La gioia pura e frizzante delle piume è esattamente quello che ci vuole in un momento come questo. Quando i tempi sono duri vogliamo davvero ritirarci nella codardia di jeans e maglietta? No! Vogliamo combattere le forze del male con la bellezza, e annientare l’orrore con lo splendore!
Certamente questo penchant per le piume non è una novità. I nativi americani le usavano in gran quantità per decorare i loro copricapi. Nell’Europa del Sedicesimo secolo adornavano, fluenti, le maschere veneziane. Le signore di epoca vittoriana avvolgevano boa di piume intorno ai loro bei colli. Le nostre antenate edoardiane ne andavano pazze, ed erano capaci di issare un intero uccello morto sui loro già enormi cappelli. La richiesta era talmente spropositata da mettere in pericolo la sopravvivenza di intere specie di uccelli, il che fomentò la nascita di un energico movimento antipiume. All’epoca della Prima guerra mondiale, tale follia andò scemando, ma poi tornò a furoreggiare in diversi momenti del secolo scorso. Del resto, chi mai può negare il potere delle piume di aggiungere un tocco di eterea delizia anche al guardaroba più sobrio?
In tempi come questi perché non celebrare il nostro amato pianeta diventando, letteralmente e figurativamente, dei pavoni? «Sono affascinato dagli uccelli in volo», spiegava il maestro Alexander McQueen, un uomo che le piume le amava molto. «Mi ispira la forma della piuma, e anche i suoi colori, la grafica, l’assenza di peso, l’ingegneria: è tutto molto elaborato. In realtà quello che cerco di fare è trasporre la bellezza degli uccelli nelle donne». Uccelli e donne che insieme prendono il volo e si librano in alto! Potrebbe mai esserci un messaggio migliore per la prossima stagione? •