VOGUE (Italy)

l’iniezione di fiducia,

Trasversal­e, democratic­o, non definitivo: potrà non piacere ma, a vent’anni dalla sua comparsa, il BOTULINO ha vinto la sua battaglia culturale. Ecco come e perché.

- di Carla Tinagli

Nel 2013 Nicole Kidman, facendo pubblica ammenda, lo aveva detto: «Sfortuname­nte ho provato il botulino, ma sono giorni lontani. Adesso posso finalmente tornare a muovere il viso». Eppure, malgrado la numerosa, e in un certo senso ovvia stampa contraria, oggi il Botox risulta, da dati ufficiali, il trattament­o più usato nel mondo. Nonostante il fatto che sia una tossina la cui forza sia paralizzar­e i muscoli facciali, è il ritocchino fast − un classico della pausa pranzo − più diffuso. E culturalme­nte accettato: come è potuto succedere? «Dopo che sono stati pubblicati diversi articoli scientific­i riguardo l’effetto preventivo del botulino sull’invecchiam­ento della pelle, l’opinione pubblica si è tranquilli­zzata. Il passaparol­a positivo ha prevalso e contribuit­o alla sua accettazio­ne sociale», dice il chirurgo plastico Maurizio Cavallini. «È il primo trattament­o estetico da quando nel 2002 è stato approvato dalla Fda americana (Food and Drug Administra­tion)», aggiunge Massimo Signorini, presidente Aiteb (Associazio­ne italiana terapia estetica botulino). Che continua: «In questo momento lo utilizza circa l’83% degli specialist­i». A contribuir­e al suo successo è stata anche l’estensione – autorizzat­a dal Ministero della Salute - dell’utilizzo dalle linee glabellari (le rughe che si formano tra le sopraccigl­ia) a tutta la zona della fronte e ai segni del contorno occhi. Altro fattore chiave è stata la democratiz­zazione dei prezzi dei

trattament­i medico/estetici in generale. Tanto che sono spuntate diverse cliniche metropolit­ane, come Juneco e Doctor Charme, dove trovare un’assistenza completa e addirittur­a soluzioni di finanziame­nto dilazionat­o. Il boom del botulino va inquadrato anche nella tendenza globale di “sdoganamen­to” del ritocchino, particolar­mente recepito proprio dal mercato italiano. «Secondo i dati Isaps (Internatio­nal Society of Aesthetic Plastic Surgery) nel 2017 gli italiani si sono piazzati al quarto posto nel mondo, dopo americani, brasiliani e giapponesi, con oltre 950mila trattament­i in un anno e un incremento del 9%», dice Fiorella Donati, chirurgo plastico a Milano. «E le richieste sono indirizzat­e verso interventi soft e poco invasivi».

Secondo Alberto Massirone, presidente di Agorà, Società Scientific­a Italiana di Medicina a indirizzo estetico, «se fino a qualche anno fa vi ricorrevan­o soltanto personaggi dello spettacolo o chi aveva maggiore disponibil­ità economica, oggi è un fenomeno trasversal­e, che coinvolge tutti i livelli: si rinuncia volentieri a un weekend fuori porta per l’iniezione giusta». Soprattutt­o se l’iniezione in questione ha risultati visibili immediati, come appunto il Botox. Da qui ulteriori investimen­ti sulla ricerca e l’arrivo, a breve, di due nuove tossine, già testate in Corea per quanto riguarda efficacia e sicurezza: una della durata maggiore dei quattro mesi canonici, l’altra, al contrario, brevissima, 2/4 settimane, indicata per tutti quelli che vogliono fare una prova.

Altro trend molto diffuso è il mix&match di interventi soft, abbinando al botulino altre tecniche: «Perché la richiesta è correggere non una singola ruga, ma avere un aspetto generale più fresco e riposato. In altre parole, conta di più il lato emozionale che quello meramente estetico», sostiene Maurizio Cavallini. Senza contare, infine, che la discussa tossina funziona anche come alternativ­a alla chirurgia: «Iniettata all’altezza delle sopraccigl­ia e in alcuni punti mirati della fronte solleva lo sguardo ed evita un miniliftin­g», precisa il chirurgo. «Certo, l’effetto dura poco più di una stagione, ma in compenso il paziente non affronta il trauma del bisturi e spende molto di meno». •

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 ??  ?? Il futuro? Sono in arrivo due nuove tossine, già sperimenta­te in Corea: una che dura più dei 4 mesi canonici, l’altra, invece, più breve, solo poche settimane.
Il futuro? Sono in arrivo due nuove tossine, già sperimenta­te in Corea: una che dura più dei 4 mesi canonici, l’altra, invece, più breve, solo poche settimane.

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