tra scienza e natura,
Performanti, olistici e green. Sono i cosmetici creati da donne secondo una nuova SELF-CONSCIOUSNESS.
Un certain regard. Ma Cannes questa volta non c’entra. Lo sguardo particolare è quello di una generazione di donne engagées che stanno imponendo marchi con un messaggio chiaro di determinazione e consapevolezza. È la stessa self-consciousness che, dicono i dati, si declina prevalentemente al femminile in tutti gli ambiti della contemporaneità. Detta in altro modo, le donne cercano progetti che rimandano ad approcci di maggior coerenza e respiro. Vogliono il valore aggiunto, sia etico sia estetico, e quando non lo trovano lo creano e di solito ne fanno un successo. Cristina Carlino è la fondatrice di philosophy, oggi nella famiglia Coty, che in Italia è appena arrivato ma negli States ha ranking tra cui il detergente più venduto (il 3 in 1 della linea “purity made simple”), o la fragranza (“amazing grace”) numero uno per volume di vendita. Scritti minuscoli perché questo è un marchio che non urla, e che a metà dei ’90 dalle cime dell’Arizona è
diventato portavoce di un approccio olistico altamente performante. Un modo talmente ampio di abbracciare la cura di sé da comprendere un lungo “racconto” del singolo prodotto già sul flacone. Spiega Carlino: «La bellezza è emozione e i miei prodotti hanno portato un grande cambiamento in un sistema di regole che contrapponeva criteri fisici, intellettuali, emotivi. Le donne devono sentirsi bene, il make-up deve diventare optional e le formule combinare il meglio di scienza e natura». Aggiunge Marie-Pierre Stark-Flora, global senior vp del brand: «philosophy si sviluppa su emozioni e parole, e sull’idea che bisogna prendersi tempo per il proprio benessere e per l’equilibrio emozionale». Sempre da altitudini montane, questa volta austriache, arriva l’essenzialità di Susanne Kaufmann, azienda con un’identità forte almeno quanto il minimalismo della sua estetica. Skincare per viso e corpo, più una linea per i capelli: tutto naturale al 100% e con un monitoraggio diretto dell’intero processo produttivo. «La nuova strada per la “clean beauty” è usare scienza e tecnologia per ottenere il meglio dalle piante, e liberarsi di ogni ingrediente potenzialmente allergizzante. Volevo creare qualcosa di green ma efficace, che avesse textures lussuose ma senza siliconi, e un pack accattivante ma sostenibile. Questa doppia anima è fondamentale». Stesso obiettivo ma senza minimalismo per Tata Harper Skincare, la cui creatrice avverte: «Ho abbracciato la complessità per cambiare lo skincare di lusso. Non mi sentirete mai parlare di ingredienti hero, perché ogni prodotto contiene il più alto numero possibile di componenti innovativi, naturali e privi di tossicità». Nemmeno il trucco resta fuori da questo approccio senza compromessi, e lo dimostra Kirsten Kjaer Weis, make-up artist scandinava e ideatrice dell’omonimo brand: «La norma era che performance e naturalezza fossero separate, e avevo sotto gli occhi i problemi che ne derivavano per la pelle delle modelle. Ma alle donne non basta sapere che un cosmetico è green: lo vogliono prezioso e dalla resa ottimale. Diciamo che unendo anima scandinava e grinta newyorkese, e usando ingredienti dello skincare ho formulato un make-up in cui lusso e sostenibilità vanno nella stessa direzione». •