il futuro è inclusione,
Da presidente di una multinazionale cosmetica a IMPRENDITRICE di un brand indie che non scende a compromessi. Proprio come lei.
Quando Sue Youcef Nabi – ingegnere biochimico ed ex presidente di L’Oréal – ha fatto arrivare il fatturato della multinazionale francese a 2,3 milioni di euro e, subito dopo, ha lasciato azienda e carica, tutti gli occhi erano puntati su di lei e sulla sua mossa successiva. Così è nato Orveda, brand di skincare superlusso, vegano, cruelty e gender free. «L’obiettivo era creare prodotti di qualità superiore, con le formulazioni migliori e gli attivi più efficaci. Era la mia sfida, non molto condivisa nel settore all’epoca e probabilmente nemmeno oggi», spiega Nabi. Dopo il boom di skincare “indie”, di fraganze su misura e di magnati della bellezza fatta in casa, Orveda non poteva arrivare in un momento migliore.
«In un periodo in cui i consumatori si credono tutti esperti di skincare, si è fatto spazio per la nascita di brand meno importanti. Brand creati da imprenditrici donne o “gender fluid”, da bloggers ma anche da persone senza basi economiche, ma con una conoscenza profonda del settore che vogliono condividere. Questo non sarebbe potuto succedere 20 anni fa. Nessun colosso lo avrebbe permesso». Se il focus è sulla trasparenza e l’efficacia «il genere non conta». E Orveda non scende a compromessi: con un pack sostenibile e un prezzo in sintonia con la concentrazione degli attivi «è veramente il brand del futuro. Perché il futuro è inclusione. È efficacia. È il giusto equilibrio tra risultati visibili e formule trasparenti e sicure. Il futuro è imprenditori che fanno quello in cui credono. Può non essere facile e, a volte, anche molto difficile (alcuni dicono impossibile!), ma vale la pena provarci». •