profondo blu,
La luce dei device accelera l’aging e spegne la luminosità. Così le creme si arricchiscono di FILTRI INCLUSIVI. Che proteggono anche dai led.
Non solo raggi Uv e polveri sottili, la pelle deve fare i conti con un altro tipo di inquinamento ambientale: quello digitale. Se lo smog mette a dura prova il buon funzionamento della barriera idrolipidica e crea seri danni al Dna cutaneo, non da meno sono i risvolti negativi provocati dalla luce blu. Sempre connessi, trascorriamo in media sei ore al giorno guardando schermi di smartphone, tablet, tv, computer. «Una minaccia reale per la salute, nello specifico per quella della pelle», dice la dermatologa Corinna Rigoni. Che precisa: «Rimanere incollati agli schermi per ore, e soprattutto fino a tarda sera, altera il ritmo sonno e veglia, amplificando il senso di stanchezza cronica e acutizzando problemi di insonnia. Inoltre affatica moltissimo la vista, con danni seri fino alla degenerazione maculare. Per quanto riguarda la pelle, la lunghezza d’onda della luce blu, meno intensa dei raggi Uv ma più penetrante negli strati profondi del derma, genera forti stress ossidativi, con conseguenze inevitabili come perdita di luminosità, comparsa precoce delle rughe, macule o iperpigmentazione cutanea». Insonnia a parte, troppa luce blu durante la notte, momento in cui la pelle dovrebbe autoripararsi, è ancor più deleteria: forzando il prolungamento della veglia, non la lascia riposare al meglio. Situazione che non migliora di giorno: il più ampio spettro di protezione deve riguardare anche gli ambienti chiusi dove trascorriamo il 90% del nostro tempo. L’allerta quindi è globale, tanto che in Cina, dove l’inquinamento è un’emergenza nazionale, si parla già di “digital pollution”, di “rughe da smartphone” e di “3C Aging”, ovvero l’invecchiamento indotto da città, computer e comunicazioni. Ampliare le vedute in fatto di protezione è indispensabile. Così i brand cosmetici si sono allineati, formulando schermi più inclusivi che, oltre a proteggere da Uva, Uvb, Ir, bloccano le radiazioni della luce blu. Soprattutto di quella artificiale, 1.000 volte più potente di quella presente nello spettro solare. Fra i filtri più efficaci si segnalano il complex BLB (blu light barrier) di Uriage, composto da una pianta antiradicalica (sangue di drago) associata a un attivo minerale, e il biopeptide mimetico della linea Anti-Pollution di Germaine de Capuccini. Viene da chiedersi, però, se la presenza di così tanti filtri nelle creme non possa avere delle controindicazioni: «È una vera overdose, ma che non fa male. O meglio non può fare peggio di quello che provoca l’ambiente in cui viviamo. Senza difese, la carnagione presenterebbe pori occlusi dalle polveri sottili, una barriera incapace di trattenere l’acqua in superficie, e una fragilità diffusa a causa del derma assottigliato e infiammato dagli Uva», conclude la dermatologa. Per questo molte creme e sieri, e una nuova generazione di filtri, hanno potenziato l’azione protettiva con ingredienti ri-ossigenanti che riportano l’epidermide a respirare meglio e con miscele sempre più performanti di prebiotici e probiotici che ottimizzano l’ecoflora cutanea. •