VOGUE (Italy)

A Vogue’s Tale le felicità segrete, di Diego De Silva

Ogni mese, un racconto d’autore dedicato alla copertina di Vogue.

- Di DIEGO DE SILVA*

Gli unici rancori che mi porto dietro senza dolore, anzi con riguardo, sono quelli che accompagna­no gli amori che ho mancato. Di loro ho cura, li custodisco, li proteggo. Anche se li ho persi. Ammesso pure che possa dire così, tanto breve è stato il tempo in cui li ho avuti.

Altri dopo di me sono passati e hanno preso il mio posto senza alcuno sforzo; e non sanno quanta fatica avrei fatto per avere ciò che in buona fede hanno raccolto con la promessa di una vita semplice, una casa, dei figli, una felicità a portata di chiunque, quella che io non potevo o non volevo dare, chissà perché.

Una l’ho conosciuta. «Mi ha parlato tanto di te», mi ha detto stringendo­mi la mano. Ma non so se sapeva, non ho colto alcuna allusione in quella battuta, come se davvero l’uomo che avevo amato e da cui non mi sarei più separata se ci fossimo incontrati solo qualche mese dopo quel tempo sbagliato in cui avevamo dovuto rinunciare l’uno all’altra, il padre di quei bambini che ora scrutavo pensando in quali particolar­i del viso o delle mani avrebbero potuto somigliare a me se fossi stata io a partorirli, avesse detto ogni bene di me ma tacendo il poco che c’era stato fra noi, per non tradirmi, per conservare intatta la delicatezz­a di un ricordo che un accesso di gelosia, un morboso desiderio di scavare nel passato avrebbe danneggiat­o irreparabi­lmente.

Avevo la veletta, il giorno in cui c’eravamo conosciuti. In quel caffè mi cercava con gli occhi come si tratteness­e a stento dal toccarmi.

«È solo il trucco di scena. Preferisci che la tolga?», gli avevo detto.

«Te lo proibisco», mi aveva ordinato prendendom­i la mano.

Giravamo a piazza San Domenico, a Napoli. Come oggi. Potevo aspettarme­lo, ma il suo messaggio è stato un tuffo al cuore.

«Devo saperlo dai giornali, che giri qui? Se mi fai entrare sul set, anche solo per farti abbracciar­e un minuto, ti perdono».

Ho sorriso. Mi sono detta che non era il caso. Poi gli ho risposto. «Sono con la mia famiglia», ha subito avvisato.

«Nessun problema, vieni nella pausa pranzo. Ai bambini i cestini piacciono», ho replicato di getto, perché i suoi figli li avevo visti solo in fotografia, poco dopo la nascita. Poi ho chiamato la mia assistente e le ho chiesto di andare a comprarmi un cappellino con la veletta.

Uno qualsiasi, il primo che avesse trovato. •

*Scrittore e sceneggiat­ore, è nato a Napoli nel ’64. Come Superficie (2018), anche tutti gli altri suoi libri sono pubblicati da Einaudi.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy