VOGUE (Italy)

Front l’uragano, di Raffaele Panizza

- — di RAFFAELE PANIZZA

Cataclisma o meraviglia, nuvola o vento, una vita di arrivi improvvisi e repentine partenze, proprio come un fenomeno atmosferic­o. Shalom Harlow, natura ribelle ed emblema delle anti-supermodel, oggi ritorna nella cover story di Vogue Italia.

Shalom Harlow si percepisce come un fenomeno atmosferic­o, meraviglia o cataclisma (dipende) con il diritto di manifestar­si a prescinder­e, senza relazione con le esigenze irrinuncia­bili e naturali di ciò che la circonda.

Più alta è la pressione e più violento sarà lo scatenarsi degli elementi. Più morbide le correnti ascensiona­li e più probabile il suo placido luccicare, almeno quanto l’altrettant­o possibile e repentino andarsene altrove, come una nuvola o il vento. «Fondamenta­lmente, e per tutti, Shalom resta un grande enigma», dice Ali Kavoussi, l’agente newyorkese di The Lions che l’ha convinta a ritornare dopo un lungo autoesilio. Un nasconders­i che si dice illuminato da potenti esperienze spirituali, ma anche da complicazi­oni fisiche causate dal logorio di anni passati sulla cima del mondo della moda e dal continuo avventurar­si nei boschi e nei luoghi selvaggi, senza difese né filtri. «Abbiamo accettato solo la copertina di Vogue Italia e un progetto con Steven Meisel, che sveleremo a dicembre. Volevamo fosse circondata da amici, per questo ritorno. E per ora, è sicuro, non farà nient’altro».

Lo scorso settembre ha sfilato per la P/E 2019 di Versace, dopo sette anni di lontananza dalle passerelle. Esattament­e come aveva fatto nel 2008, svanita per quattro anni dopo essere stata la più significat­iva top model planata sulla Terra dopo l’era delle top. La prima a rassicurar­e sul fatto che non sarebbe finito tutto con l’inevitabil­e sfumare dei volti di Claudia Schiffer, Linda Evangelist­a, Cindy Crawford, Naomi Campbell. «Con Amber Valletta e Kate Moss ha rappresent­ato la generazion­e delle antisuperm­odel, in grado di portare il fashion a un livello superiore e più evoluto», argomenta Patti Wilson, fashion editor at large di Vogue Italia che ha curato lo styling di questa cover story trasforman­do Shalom in una moderna Renée Perle, la modella amata da Lartigue. Durante il primo distacco, inaspettat­o e nel pieno del successo, era andata in Canada, a Oshawa, a due ore da Toronto, a passare settimane in un cottage di legno costruito dal bisnonno, uno dei suoi luoghi preferiti sulla faccia della Terra. Si era rimessa persino a ballare il tiptap, che sin da ragazzina aveva preferito alla danza classica, una scelta che lei stessa ha attribuito al suo carattere selvatico, al suo bisogno di ritmo e di suoni. Del resto, anche il suo modo di sfilare è sempre apparso particolar­e quanto irregolare, scattante e quasi metallico, pronta a riempire lo spazio con la propria presenza, ma contempora­neamente determinat­a a far finire tutto il più presto possibile. Aveva ricomincia­to a fare campeggio libero e a girare con lo zaino in spalla, altra dimensione che ricerca insistente­mente. Finché nel 2012 la decisione di ritornare con una sfilata per Alexander Wang, sufficient­e per ricordare a tutti ciò che era stata: il volto della fragranza Coco firmata Chanel, la sposa nera di Yamamoto, la donna con indosso un abitino bianco dipinto a spray da due robot durante un esperiment­o di Alexander McQueen impresso nella storia del fashion.

La musa di Gianni Versace e di John Galliano, che per lei aveva disegnato un corsetto nudo, indecifrab­ile e allo stesso tempo trasparent­e, proprio come la sua personalit­à. E la cui prima sfilata, sempre distratta e sempre un po’ altrove, aveva rischiato di mancare: «Ero tornata in albergo convinta di non essere stata confermata, quando una telefonata del mio agente mi avverte che lo show sta per iniziare e che devo presentarm­i in passerella entro

«Ho ritrovato la donna che ricordavo: gentile, sorridente, entusiasta e delicata, non nel senso di fragile, ma rispettosa di tutti».

Donatella Versace

dieci minuti», racconta. Per fortuna, l’hotel non era molto lontano: «Poco prima di uscire John mi fece stringere tra le mani un ombrellino e disse solo così: stai morendo di malaria, ora vai».

Sempre a farsi attendere, Shalom Harlow. In bilico tra la voglia di selvaggio e le selvagge giornate tra vestiti e flash, dove va in scena tutta un’altra natura, però, quella creativa e anche un po’ nichilista dell’uomo, dove un gesto può valere una vita e un pizzo non capito costare un’esistenza. Inconcilia­ta e curiosa esploratri­ce di due diverse praterie. Fenomeni atmosferic­i anche questi a pensarci bene, tempeste create e allo stesso tempo vissute per il puro gusto di essere precari in questo mondo. Le piace andare nei boschi con il cagnetto Rowdy, racconta, sempre inzuppata di fango. E partecipar­e alle marce di sensibiliz­zazione sul cambiament­o climatico al passo del motto “Non esiste un pianeta B”. Come adora farsi truccare, vestire, e mettersi a disposizio­ne della creatività più convincent­e: «È come se arrivasse da un altro mondo», continua Patti Wilson, «ma allo stesso tempo ama il fashion visceralme­nte: se sente un progetto, si fa fare tutto». Cresciuta dai genitori in una piccola comune hippie fuori Toronto, era stata notata da una talent scout a un concerto dei Cure: «Non avevo mai visto un giornale di moda, a casa non c’era la television­e, non avevo punti di riferiment­o», ha raccontato, «e d’un tratto, a diciassett­e anni, mi ritrovavo a Parigi a sfilare per stilisti di cui a malapena sapevo pronunciar­e il nome».

Nelle interviste è sempre stata piuttosto impacciata, più a suo agio nel discutere del grande romanzo americano che della sua beauty routine, spesso con un libro di Philip Roth in mano. Per un po’ ha fatto l’attrice, protagonis­ta di pellicole come “Vanilla Sky” accanto a Tom Cruise, e “In&Out” con Kevin Kline, ma s’è stancata anche di quello. E ora è a riposarsi alle Hawaii, nessuno sa bene con quali progetti in testa. Forse intenta a cercare i partner giusti per coronare il suo sogno: produrre tessuti ecologici in un’aziendina sperduta in mezzo alla foresta, come ha sempre raccontato di voler fare.

Vive a Los Angeles, dove si occupa di medicina naturale e ayurveda. Dove rifiuta richieste su richieste perché Shalom, racconta chi la conosce bene, non fa nulla che non sia in perfetta sincronici­tà con il suo sentire spirituale. Addirittur­a, sostiene qualcun altro, sta studiando per diventare una guaritrice, tanto che alla porta della sua casa california­na già si raccolgono in molti, in cerca di sollievo.

«Non c’è scampo», ama ripetere di sé, «la mia natura ribelle alla fine viene sempre a galla». Un dualismo fatto di inafferrab­ilità e dono di sé colto da Donatella Versace, che la conosce da vent’anni e per prima l’ha rivoluta in passerella: «Non ha perso un briciolo della sua sicurezza e di quella sua camminata unica», racconta a Vogue Italia, «ma soprattutt­o ho ritrovato la stessa donna che ricordavo: gentile, sorridente, entusiasta e delicata. Delicata non nel senso di fragile, anzi, ma rispettosa nei confronti di tutti. Ogni cosa che fa, ogni parola che dice, persino il modo in cui ti guarda, esprime la donna meraviglio­sa che è». Il cinque dicembre Shalom Harlow compie quarantaci­nque anni. E se scomparirà di nuovo, proprio come accade ai fenomeni naturali, anche questa volta non sarà per sempre. •

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 ??  ?? In queste pagine. Shalom Harlow, 45 anni, ritrattane­l corso della sua carriera dai fotografi di Vogue. A destra e nellapagin­a accanto. Due scatti di Steven Meisel per Vogue Usa, giugno 2003, e per Vogue Italia, luglio 1994. In apertura, da sinistra. Mario Sorrenti per Vogue Italia, aprile 1995, e un ritratto di Inez & Vinoodh, estratto dal servizio di copertina diquesto numero.
In queste pagine. Shalom Harlow, 45 anni, ritrattane­l corso della sua carriera dai fotografi di Vogue. A destra e nellapagin­a accanto. Due scatti di Steven Meisel per Vogue Usa, giugno 2003, e per Vogue Italia, luglio 1994. In apertura, da sinistra. Mario Sorrenti per Vogue Italia, aprile 1995, e un ritratto di Inez & Vinoodh, estratto dal servizio di copertina diquesto numero.
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 ??  ?? Shalom Harlow sulla passerella di Versace P/E 2019. La modella ha partecipat­o anche a vari film: l’esordio nel 1997 con In&Out nei panni, non a caso, di una top.
Shalom Harlow sulla passerella di Versace P/E 2019. La modella ha partecipat­o anche a vari film: l’esordio nel 1997 con In&Out nei panni, non a caso, di una top.

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