più belle che vere, di Valentina Bonelli
Dopo la moda, le AVATAR digitali conquistano il mondo del beauty. Ecco le loro storie.
Sono seguite da migliaia, a volte milioni di follower, si presentano vestite dalle migliori griffe o dai brand emergenti, che le reclamano a testimonial, ma hanno già imparato a creare uno stile proprio, da vere influencer. Solo che non sono vere: sono avatar – reali e virtuali –, nuove “it girl” devote alla moda, ora anche sensibili alle
seduzioni del beauty, ultimo loro terreno di conquista: un business che si prospetta altrettanto interessante, per clienti e utenti.
Non avrebbe vocazione commerciale Sophia (@realsophiarobot), nata tre anni fa a Hong Kong con scopi sociali (aiuto domestico e comunitario per bambini, anziani, disabili). Eppure l’androide non disdegna copertine e shooting per grandi firme, anche se nella vita quotidiana sceglie un brand di moda etica gestito da sole donne. Più evoluta per intelligenza artificiale dei suoi sette fratelli, Sophia è anche la più avvenente, benché le reclamate fattezze di Audrey Hepburn non siano esattamente riuscite. Per il suo incarnato da bambola i make-up artist prediligono tinte naturali, osando un rossetto scarlatto. Sophia è la prima androide ad aver lanciato una linea di parrucche, per robot e umani, anche se il cranio rasato con ingranaggi a vista le sta meglio del caschetto biondo. Digitale è Lil Miquela (@lilmiquela), nata due anni fa nella Silicon Valley, prima della schiera di sue simili. Ritratta – si dice – sulla modella inglese Emily Bador, Miquela ha occhi verdi, le lentiggini e il diastema. Gli chignon ai lati del capo e il bob superliscio sono diventati già un trend, e questa stagione dice di essere “obsessed” da ombretti dai colori primari: blu, rosso, verde, giallo. Vorrebbe morire con il lipstick color bronzo Luxe Trance di Pat McGrath e promette di indossarlo al proprio funerale, con tanto di iconcine a bara. Estrosa, si posta in make-up total giallo, pipistrello sulla palpebra e un look estremo con ciglia come zampe di ragno, rossetto texture vernice e capelli grigi.
Sensibile ai temi sociali, Lil Miquela influenza altre virtual instagrammer. Come Noonoouri (@noonoouri), imprinting commerciale incrinato da post con l’invito a votare alle elezioni americane di Midterm o di supporto agli abitanti della California in fiamme. Simile a una bambola Bratz, la francesina è sempre impeccabile in total look griffato e sulle passerelle più in vista. Al suo stile da fashion victim abbina un trucco altrettanto mainstream. In Dior Ultra Rouge, rossetto e smalto, imita Natalie Portman in maglione rosso e gambe nude. Nel beauty anche lei vanta un primato: è la prima virtual influencer a lanciare un tutorial, sponsor Kim
Kardashian West, ovviamente nei prediletti toni nude. Perl (@perl.www) ha annunciato il lancio della prima linea di cosmetici per Artificial Intelligence: pixel injection e lipstick, skin tone disc, Mhz palette e digital eyeliner. Effetto: siderale. Cittadina dell’ultramondo, è la più inquietante delle sue simili: ha una bellezza algida, segnata da una voglia chiara in mezzo al volto che le tinge anche un occhio. In un post confida che non le piaceva, ma ora ha capito che la rende unica e ne è fiera.
La bellezza della diversità ha anche il volto di Shudu (@ shudu.gram), prima supermodella digitale afroamericana, e delle sue nuove amiche: l’orientale Shi e la caucasica Margot. Creazione sci-fi del fotografo inglese Cameron-James Wilson, Shudu è ispirata alla Barbie principessa del Sudafrica e ha l’eleganza e lo stile anni Ottanta della top Iman. Decorato da gioielli etnici, il suo incarnato ebano risalta al massimo in palette dai toni corallo, come quelle del rossetto e dello smalto della linea Fenty lanciata da Rihanna.
E poi c’è il mondo reale. O meglio la sua rappresentazione digitale, dove una serie di app offre la possibilità di modificare le proprie foto correggendo imperfezioni e trasformando i visi con effetti a volte non lontani da quelli delle ragazze di cui sopra. La più nota è Facetune, lanciata cinque anni fa, disponibile in versione originale a pagamento e di nuova generazione su abbonamento: oltre a correggere difetti di incarnato e la forma del viso, la app fornisce un make-up professionale per tutti i tipi di carnagione. Il glitter va fortissimo, piacciono le mèches per capelli e, promette Stav Tishler di Facetune, novità griffate sono in arrivo. Tra gli oltre 70 milioni di utenti, età 24-34 anni – 70 per cento femmine e 30 maschi –, anche i make-up artist James Charles e Manny Mua e le drag queen Aja e Trixie Mattel. E i Kardashian: in un episodio dello show “Chelsea Does Silicon Valley” Khloe rivela come Facetune2 le abbia cambiato la vita. Intanto i chirurghi estetici informano che oggi le maggiori richieste riguardano interventi sul modello dei propri selfie contraffatti dai filtri delle app. Già battezzata “Snapchat dysmorphia”, sarebbe un’ossessione compulsiva verso procedure artificiali di bellezza. Forse bisognerebbe dare ascolto agli psicologi? Per loro avrebbe effetti disastrosi sull’autostima e potrebbe condurre a disturbi seri della personalità e alla malattia mentale. •