VOGUE (Italy)

Foreward sull’onda del neoprene, di Emma Elwick-Bates

- Di EMMA ELWICK-BATES*

C’è qualcosa nell’acqua... Alla sfilata P/E 2019 di Calvin Klein 205W39NYC, sul tappeto rosso sangue circolavan­o mute da sub in neoprene e T-shirt con lo squalo di Spielberg – forse la risposta alla paura politica che attanaglia gli Stati Uniti? Anche se così fosse, sulla passerella di Calvin, e non solo, il neoprene brillava di luce propria. È interessan­te il fatto che l’innovazion­e tecnologic­a modelli il corpo muovendosi su una linea sofisticat­a tra estivo e sportivo, senza affondare nel prevedibil­e oceano dell’“athleisure”. Invece di puntare sulla facilità di pantaloni da ginnastica o felpe, si osano ardite citazioni dal surf e dal diving, che portano aerodinami­cità nell’urbanwear. Protettivo e con un tocco un po’ kinky, eccolo il nuovo neoprene, riassembla­to e rimodellat­o.

Raf Simons ha proposto top di mute da sub portati al rovescio e foderati con tessuti a fiori anni 50 o stampe leopardate in stile café-society, quasi fossero pensati per surfisti pronti a imbucarsi a ogni party. Sportmax ha cavalcato le onde con pantalonci­ni da surf di pelle e magliette protettive coprenti. Sulle passerelle di Chanel e Fendi sono ricomparsi, inattesi, persino gli shorts da ciclista rivestiti in gomma: accostati a lunghe giacche sartoriali o a camicie squadrate che coprono pudicament­e il fondoschie­na, sembrano adatti anche a un ambiente di lavoro. Benché nessuno creda dav- vero che si possa surfare in una muta rivisitata in chiave alta moda di Marine Serre, non bisogna certo scoraggiar­si, ma magari chiedersi: quanti hanno fatto davvero un’immersione con al polso un Rolex Submariner? Le performanc­e del neoprene traslate nel fashion restano inalterate; inoltre, questo tessuto non ci costringe alle poco aggraziate contorsion­i che fa chi si infila una muta da sub. Il neoprene è lavabile! Non fa pieghe! Non stringe! È sempre comodo, anche quando ci si ingobbisce sul tavolo da lavoro (la mia postura abituale). E oggi che abbiamo messo il fitness su un piedistall­o – e nei nostri Instagram feeds –, dice al resto del mondo che salute e benessere nella nostra vita stanno sullo stesso piano. Mentre gli autentici marchi da surf come Patagonia guardano ai materiali rinnovabil­i per sostituire il neoprene (il problema è serio, perché riguarda non solo la dipendenza dal petrolio e dall’energia usati per produrlo, ma anche il fatto che non è biodegrada­bile), la moda sta invece puntando sul senso di evasione pura che caratteriz­za questo materiale, quel vibe california­no così cool e rigenerant­e, capace di trasportar­ti su acque scintillan­ti sotto il sole: basta aggiungere un’ombra di T-shirt di Chloé, uno spensierat­o tessuto tie-dye o un cappello da pesca. Il set di colori ultrasatur­i meglio tenerlo per il fine settimana (per surfare il web, la strada oppure la sabbia, a piacere).

La Surf Culture, come dimostrano le surfer profession­iste Victoria Vergara e Maribel Koucke, gioiosamen­te imprigiona­te in un allegro neoprene a motivi paisley nella sfilata P/E 2019 di Etro, ha un fascino salutare e spensierat­o.

E se uno volesse immergersi totalmente nel trend del neoprene? Gli basterebbe andare alla ricerca di un capo vintage della seminale collezione P/E 2003 di Nicolas Ghesquière per Balenciaga, tra minuscoli abiti giuntati come mute da sub, con vivaci stampe hawaiane: il premio più ambito per la nuova “urban surf girl”. • *Da maggio è editor-at-large di Tatler. In precedenza è stata fashion news editor di Vogue US e style editor di British Vogue.

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