L’intelligenza del nero,
Scienza e moda, binomio impossibile? Non secondo SILVIA MARCHESAN, che qui spiega come materiali e colori cambieranno il modo di vestire.
«Intelligenti e bellissime». Che cosa? «Le nanostrutture. Lavoro ogni giorno con loro. Un esempio: il mio colore preferito è il Vantablack, il materiale più nero che esista, se ci dipinge una stanza perde l’orientamento. Sono i nanotubi di carbonio che lo rendono di una bellezza assoluta». Silvia Marchesan è una degli 11 scienziati emergenti del pianeta; la rivista “Nature” basandosi su complicati algoritmi ha decretato le sue pubblicazioni tra le più lette e utili in circolazione. 40 anni, friulana di Codroipo, studi internazionali, dirige il SuperStructures Lab all’Università di Trieste grazie a un finanziamento statale arrivato proprio quando meditava di mollare tutto. Gli idrogel a cui sta lavorando, e che l’hanno fatta conoscere al mondo, hanno il potenziale di riparare i tessuti umani e sono biodegradabili. Tra le sue nanostrutture d’elezione c’è il grafene, primo materiale bidimensionale esistente: «La moda lo dovrebbe tenere d’occhio. Volleback, start-up londinese che applica la scienza all’abbigliamento, ha realizzato una giacca che protegge il corpo da pioggia e vento mentre Inov-8 di Manchester ha creato una sneaker la cui suola, rinforzata con grafene, permette di correre più a lungo senza fatica». Stessa cosa, secondo Marchesan, vale anche per i colori. «Il YInMn Blue, formato da ittrio, ossido di indio e manganese scaldati a 1200 gradi, ha un’altissima capacità riflettente, il che significa che sotto un sole cocente, vestiti di questo blu, potremmo stare “freschi”». La liaison con la moda e i colori, del resto, risale a quando era bambina e sua madre, sarta, lasciava in giro libri e cartamodelli: «I tessuti mi sembravano incredibili e così mi mettevo a disegnare gli abiti che avrei voluto indossare». Ma perché ha fatto la scienziata? «Mi piaceva ci fosse una soluzione ai problemi». •