VOGUE (Italy)

Front il giorno in cui,

La moda si nutre sempre più spesso di collaboraz­ioni: che incrociano stili e si estendono ad arte, design, musica. Ma come, quando e perché nasce una partnershi­p creativa? Lo raccontano qui tredici protagonis­ti.

- di Nick Remsen, foto di Nico Bustos

Senza collaboraz­ioni, la moda non esisterebb­e. Moda, nel profondo, significa fare appello alle emozioni, individuar­e il fulcro di un’idea vaga o di uno schizzo e trasformar­lo in qualcosa in grado di catalizzar­e le relazioni umane. Non è una sala contrattaz­ioni della borsa, o una catena di montaggio: si basa sulle idee, e le idee molto spesso sono migliori quando ci sono delle sinergie in atto.

Nel gergo contempora­neo, collaboraz­ione significa che un marchio X avvia una partnershi­p con l’azienda Y o la persona Z per creare linee di prodotti in edizione limitata. Ripensiamo ai casi più eclatanti: Marc Jacobs che sceglie Takashi Murakami per le ormai leggendari­e borse di Louis Vuitton con i fiori o le ciliegie. Oppure H&M e Karl Lagerfeld, una delle prime coniugazio­ni fra brand “high-low”.

Ma il concetto di collaboraz­ione funziona anche da altri punti di vista. Si pensi alle coppie di stilisti: Jack McCollough e Lazaro Hernandez di Proenza Schouler; Kate e Laura Mulleavy di Rodarte; Domenico Dolce e Stefano Gabbana. O alla forse persino più lunga lista di fashion designer affiancati dai loro “partner di fatto”, stylist e/o fotografi: Nicolas Ghesquière e Marie-Amélie Sauvé; Raf Simons e Willy Vanderperr­e; Palace Skateboard­s e Alasdair McLellan. O ancora, alle coppie di fotografi: Inez e Vinoodh, Mert e Marcus. Ma nella moda il gioco si estende anche ad altre profession­i: le fashion editor Marni Senofonte e Arianne Phillips rispettiva­mente con Beyoncé e Madonna, ad esempio. D’altronde, le modelle sono muse, i redattori delle riviste sono promotori, e così via.

Oggi queste partnershi­p sono in crescita esponenzia­le e generano un continuo flusso creativo tra il mondo della moda e quello dell’arte, del design, della musica. Ecco per esempio l’esperienza di Gucci, il cui gusto per l’arte si è imbattuto nella visione del graffitist­a MP5; la linea rigorosa di Prada tracciata in una capsule realizzata con sei architetti. E poi il connubio tra Victoria Beckham e Reebok, sul filo della loro essenziale geometria creativa, e la tecnologia di Moncler che ha incontrato il romanticis­mo di Simone Rocha e di altri creativi nel progetto Genius. O ancora, il dna made in Usa espresso al quadrato di Disney e Coach, il graffio futuristic­o e irriverent­e di Undercover scelto da Valentino...

Cooperazio­ni e amicizie, dunque (anche se le pressioni del business possono a volte metterle a dura prova): questo servizio va alla radice della parola collaboraz­ione, vuole catturarne lo spirito e i legami che la caratteriz­zano attraverso uno shooting e i racconti di alcuni protagonis­ti, tredici figure di riferiment­o dell’industria della moda che in queste pagine condividon­o il ricordo della loro “prima volta” con il partner d’elezione. •

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