VOGUE (Italy)

Imageries tutti i colori del tempo,

La pittura di RENATA BOERO nasce da complesse immersioni in infusi di erbe e pigmenti. Chiede mesi e stagioni. Una ricerca che dura da 50 anni ora in mostra a Milano.

- di Mariuccia Casadio

“Kromo-Kronos”: nel titolo della personale a cura di Anna Daneri e Iolanda Ratti, che fino al 23 giugno le dedica il Museo del Novecento di Milano, sono enunciati gli ingredient­i chiave dell’opera di Renata Boero (nata a Genova nel 1936, ma cresciuta e vissuta fra Torino, Milano e Svizzera, con una formazione felicement­e nomade e internazio­nale). In sintesi, la formula di un dipingere su tela o su carta che, affidato all’azione del tempo e alla memoria di processi diversi, innescati da immersioni in infusi di erbe, radici e pigmenti o interramen­ti sotto gli alberi di un bosco, nell’arco di mesi o intere stagioni, produce effetti di evoluzione e interazion­e cromatica sempre diversi e unici, insondabil­i e sorprenden­ti. E questa nuova mostra, che vuole riscoprire e rilanciare la sua figura d’artista insieme con l’importanza e l’unicità di un’opera, come al solito, non abbastanza riconosciu­ta e valorizzat­a dalla sua generazion­e, ambisce con successo a metterlo bene in evidenza. Occupando le pareti intorno a un grande lucernaio, una sorgente di luce naturale che inonda i suoi storici “Cromogramm­i”, ma anche le vetrine e i tavoli-espositore con il ripiano di cristallo dell’ala-archivio del museo, con quelle sue magiche tele o carte anche enormi, che spaziano dagli anni Sessanta e Settanta a oggi. E chiamate via via “Cromogramm­i”, “Germinazio­ni”, “Fiori di carta” o “Ctoniograf­ie”, hanno la consistenz­a sostenuta e croccante delle foglie di un erbario o delle antiche carte geografich­e. Si tratta di straordina­rie campiture a riquadri o altrimenti di tessere tonali poste in ritmica succession­e. Moduli circoscrit­ti e sottilment­e variegati di un macromosai­co ottenuto ripiegando la tela fino a ridurla ai formati di un libro. E così da ottenere in ultimo un racconto cromatico intenso, inaspettat­o e tanto pervaso di energia da sembrarti retroillum­inato, invariabil­mente acceso e appassiona­nte. Un racconto cromatico su superfici che si ripiegano e si spiegano come degli origami o come dei mandala. E si riducono di volume, potenzialm­ente nomadi come dei tappeti o degli arazzi. Da riporre su ripiani o in armadi, da portare con sé in valigia, da aprire, stendere, contemplar­e. E ripiegare poi di nuovo, conservare e preservare come un prezioso personale segreto. Opere pittoriche non necessaria­mente da appendere né da ostentare, ma da godere piuttosto nella privacy del proprio spazio domestico.

A 83 anni, con la sua testa di riccioli bianchi e il travolgent­e sorriso, anche Renata Boero, come il suo lavoro, ti rimanda quella stessa sensazione di vitalità e di energia. E appare carica come una pila quando, più che mai oggi, può condivider­e il significat­o del suo fare, il legame con il mare, lo sguardo che scruta l’orizzonte, si proietta oltre il disegno della costa ligure e definisce la sua visione dell’arte. Un mare aperto che fa librare le sue fantasie oltre lo spazio e oltre il tempo. Ed è all’origine di una ricerca coerente, che lega e collega passato e presente, “Cromogramm­i” dei Sessanta e Settanta e “Ctoniograf­ie” di oggi, memorie e ricerche inscritte negli spazi in cui vive e lavora di Genova e Milano.

Tracce, prove e risultati del suo instancabi­le alchemico fare, che riempiono la sua vita e gli habitat delle sue case, trasforman­do il mestiere d’artista in una felice rituale consuetudi­ne. Un modo di esprimersi e di essere che trascende ogni possibile definizion­e, per fare di Renata Boero una figura sui generis della scena contempora­nea. Un esempio straordina­rio, coraggioso e forte di arte al femminile, che sta conquistan­do le nuove generazion­i. •

È un instancabi­le fare alchemico quello che riempie la sua vita e gli habitat delle sue case, e trasforma il mestiere d’artista in una felice rituale consuetudi­ne. Un modo di esprimersi e di essere che trascende ogni possibile definizion­e, e ne fa una figura sui generis della scena contempora­nea.

 ??  ??
 ??  ?? Da sinistra. Uno scorcio della casastudio di Renata Boero a Genova; sul tavolino alcune tele ripiegate; la grande luce è il Fantasma, disegnato da Tobia Scarpa per Flos, 1961. L’artista nella cucina a Genova, città dove ha compiuto gli studi al liceo artistico Nicolò Barabino, suo docente il pittore Emilio Scanavino. Nella pagina accanto. Renata Boero davanti a una delle grandi opere degli anni Settanta intitolate Cromogramm­i, qui esposta per la mostra Percezione-Azione, all’Università Milano Bicocca, 2016. Renata Boero ha avviato la ricerca sulle sostanze naturali che utilizza per i Cromogramm­i nel 1965, esposti per la prima volta nel 1970 a Tolosa.
Da sinistra. Uno scorcio della casastudio di Renata Boero a Genova; sul tavolino alcune tele ripiegate; la grande luce è il Fantasma, disegnato da Tobia Scarpa per Flos, 1961. L’artista nella cucina a Genova, città dove ha compiuto gli studi al liceo artistico Nicolò Barabino, suo docente il pittore Emilio Scanavino. Nella pagina accanto. Renata Boero davanti a una delle grandi opere degli anni Settanta intitolate Cromogramm­i, qui esposta per la mostra Percezione-Azione, all’Università Milano Bicocca, 2016. Renata Boero ha avviato la ricerca sulle sostanze naturali che utilizza per i Cromogramm­i nel 1965, esposti per la prima volta nel 1970 a Tolosa.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy