Il Progetto il volto prima dei selfie,
Affidare a due artiste contemporanee, Cindy Sherman e Catherine Opie, un oggetto antichissimo come il CAMEO: è l’idea che Liz Swig presenta alla Biennale di Venezia.
«Il cameo è una delle forme più antiche di ritratto, nato per fissare un’immagine, un volto. Quindi sì, può essere considerato l’antenato del selfie. O perlomeno un lontano cugino». Lo spiega Liz Swig, collezionista e filantropa americana, che presenterà la sua serie di camei d’autore l’8 maggio alla Biennale di Venezia. E con lei ci saranno anche le due superartiste americane che firmano il progetto: Cindy Sherman e Catherine Opie. «Sono sempre stata affascinata dal dialogo tra tradizione e contemporaneità. E avevo l’impressione che il cameo fosse una forma d’arte bisognosa di essere svecchiata e adattata ai tempi attuali, così ho cercato due artiste che sapessero reinterpretarlo in chiave moderna. È stato fantastico lavorare con Sherman e Opie», racconta Swig, già nel board di alcune delle istituzioni culturali più prestigiose, come il Whitney Museum e l’American Friends of the Israel Museum. Nel 2014 ha fondato la piattaforma Lizworks, con cui prova a far incontrare mondi diversi per creare alternative nei modi di fruire e supportare l’arte contemporanea. «Il lavoro di Cathy è più intimo, con riferimenti al Rinascimento e agli antichi maestri, ma con la grinta della vita quotidiana». Per la fotografa è stato particolarmente interessante vedere per una volta le sue opere vivere in tre dimensioni. «Mentre Cindy Sherman si è ispirata al suo popolarissimo account Instagram, in cui gioca appunto col ritratto e con gli stereotipi dell’immagine femminile». Ogni pezzo (in tutto nove, ci sono anelli, ciondoli, orecchini, gemelli e una spilla) è stato realizzato dall’inizio alla fine da Gino Di Luca, la cui famiglia, a Torre del Greco, produce camei Made in Italy da più di tre generazioni. •