une histoire de plage,
Rivive sulle passerelle il mito della Riviera. Tornano borse di paglia, magliette a righe, cappelli a tesa larga, tonalità gelato. Tra simmetrie e asimmetrie, semplicità e romanticismo.
L’ultima scena de “I 400 colpi” di Truffaut, con quella corsa piena di promesse di Jean-Pierre Léaud e l’arrivo sulla battigia, le parole di Brigitte Bardot in “Une histoire de plage” e la sfilata di Chanel per la primavera/estate 2019: tre esercizi di stile per raccontare la stessa storia, alla Queneau. Parlano della leggerezza, della necessità di orizzonti larghi che diano respiro ai sentimenti. Che sia la realizzazione di un sogno e il passaggio all’età adulta di Antoine Doinel, o quell’ingenua malia di una canzone che parla di sabbia e di onde, o la messa in scena di un visionario della moda come Karl Lagerfeld che, provocando un’emozione simile a quella che si ha di fronte alla Porta di Babilonia all’interno del Pergamon Museum di Berlino, ha portato il mare in una stanza per presentare l’ultima collezione alla quale ha assistito. A sottolineare il valore di emancipazione sociale della figura femminile – principio fondante di Coco Chanel – le modelle a piedi scalzi indossavano gli abiti in seta, il tailleur, le borse con le leggendarie catene e tanto di logo: una moda elegante ma scanzonata, mediterranea, composta, e capricciosa.
Il riferimento era esplicito a una vita dorata sulla French Riviera, quel tratto di costa che era stato una destinazione invernale fino a quando negli anni 20 una coppia di miliardari e anfitrioni americani, Gerald e Sara Murphy, non convinse il proprietario dell’Hotel du Cap-Eden-Roc a mantenere la proprietà aperta durante l’estate dando l’avvio a una frequentazione elitaria: tra gli altri Ernest Hemingway, Gertrude Stein, Rudolph Valentino, Pablo Picasso e Francis Scott Fitzgerald che, ospitato dai Murphy, si ispirò a loro per la coppia di protagonisti del suo libro “Tenera è la notte”. Ma fu Coco Chanel che contribuì a rendere popolare la consuetudine di prendere il sole, tornando a Parigi abbronzata dopo un’estate nella sua villa La Pausa. L’aveva fatta costruire nel 1928, proprio agli inizi della sua carriera, sulle alture di Roquebrune-Cap-Martin. Un fatto è certo. Ci sono paesaggi e immaginari che hanno un potere evocativo universale e senza tempo. Diventano quel limbo nel quale riposare la mente e lasciare che la vita scorra. A questo proposito “Women”, il libro pubblicato da Abrams nel 2016, assume il valore di una guida, di un manuale nel quale si condensa la filosofia del fotografo americano Slim Aarons maturata dopo il ritorno dal fronte alla fine della Seconda guerra mondiale: decise lì che avrebbe dedicato la sua vita a tutto ciò che era contrario alla sofferenza e al conflitto. Fotografare «attractive people doing attractive things in attractive places», questo il suo motto. Betsy von Furstenberg, ma anche Audrey Hepburn, Jackie Kennedy, Diana Vreeland o Patsy Pulitzer: condizione imprescindibile per essere ritratte, la celebrità. L’ambientazione? Castelli, piscine, mare. E oggi, in tempi sempre più confusi nei quali sfide muscolari e un po’ triviali hanno riportato alla ribalta parole e concetti plumbei, il desiderio di ritrovare una soavità estetica e concettuale si esprime attraverso scelte luminose e sicure. Archetipiche.
Ed ecco allora che anche il mito della Riviera torna al centro della scena. Le borse di paglia – indimenticabile l’immagine di Jane Birkin con il suo cesto in ogni occasione – e la maglietta a righe, il bikini, i cappelli a tesa larga e quei colori da gelato riempiono le passerelle. Infinite le interpretazioni. Questo vale per i grandi marchi istituzionali, come Polo Ralph Lauren; ma anche l’avanguardia, quella schiera di nomi che va allargando la galassia e arricchendo il panorama della moda, trova ispirazione nell’idea di vacanza al mare di altri tempi. La it girl Jeanne Damas con il suo brand Rouje rievoca le atmosfere dall’impalpabile allure di una giovane parigina al mare e anche il marchio newyorkese Sies Marjan sceglie il tema delle righe giocando sul contrasto tra simmetrie e asimmetrie. Semplicità e romanticismo con il registro più attuale e sintetico. La Costa Azzurra resta uno scenario privilegiato, è la joie de vivre colta in flagrante, ma anche l’elegante malinconia dal profumo di Gauloise e Pernod. È il disprezzo per la volgarità e un inno a quello che Jean-Luc Godard definiva “lo splendore del vero”. Ma nella moda sono numerosi anche i riferimenti alla Riviera adriatica, come quelli che ritroviamo nel lavoro di Serafina Sama per Isa Arfen, che immagina abiti con stampe cartolina in ambientazioni che ricordano le fotografie metafisiche di Luigi Ghirri: campi lunghi di ampie spiagge, languori e ricerca di ingenuità dai contorni felliniani. E Simon Porte Jacquemus, nato nel 1990 a Salon-de-Provence, dopo una personale ossessione per Marsiglia (nel 2017 le ha dedicato anche un libro), ha presentato una collezione che lui stesso definisce «una fantasia sulla Riviera italiana». Tra borse di rafia dalle dimensioni estreme, grandissime e minuscole, prendisole, abiti fluidi come pepli e microbikini, descrive una femminilità manifesta. Comunque sia, la moda oggi ci parla della memoria di domani e di sempre, proponendoci una sorta di nouveau réalisme, una camminata sulla battigia, in quel luogo di confine che segna il bordo del mondo: è fine e inizio, zona franca per i pensieri e i gesti. • Nella pagina accanto, da sinistra. Lottie Hayes @ Select: giacca di flanella, Celine by Hedi Slimane; pantaloni di cotone stretch e lino, Sisley; stivali Dorateymur. Seohyun Kim @ Select: cappotto di neoprene, Fiorella Rubino; camicia Hugo Boss; pantaloni di cady satin, Seventy; scarpe Celine by Hedi Slimane. Claudia Lavender @ Next: blazer gessato in crêpe di viscosa, Liu Jo; pantaloni a righe lamé, Peserico; camicia di viscosa e seta, Tela; sandali Monse. Hannah Claverie @ Premier: abito chemisier di cotone a righe, John Richmond; pantaloni Jil Sander; borsa Monse; sandali Hugo Boss. In apertura, da sinistra. Tosin @ Select: maglia di cotone color block, Polo Ralph Lauren; abito Monse; gonna asimmetrica, Victoria Beckham; sandali Hermès. Trench di r ipstop, Sportmax; costume i ntero, Liu Jo; maxicamicia a r ighe, Seventy; sandali Hermès; borsa Monse. Felpa a costa larga rigata, United Colors of Benetton; top Victoria Beckham; giacca doppiopetto di lino, Jacob Cohen; scarpe 4 Moncler Simone Rocha. Gilet da cricket di cotone, Polo Ralph Lauren; camicia Jil Sander; pantaloni con fiocco in vita, Mango; bikini Topshop; sandali Dries van Noten. In tutto il servizio: calze Falke. Styling Renata Correa.