VOGUE (Italy)

La moda si basa sulle idee. E le idee sono migliori quando ci sono sinergie

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«Ero solo una bambina quando ho visto Karl per la prima volta. Il suo aspetto e la sua figura, in abito bianco, mi hanno fatto pensare che fosse un pittore. Il nostro era un rapporto speciale, basato su un affetto reciproco profondo e genuino. Avevamo molta stima e rispetto l’una dell’altro e lavoravamo insieme in modo creativo e libero. Karl viveva a Parigi, io a Roma, quindi spesso lui condividev­a a voce con me le sue idee e quando ci incontrava­mo guardava come avevamo realizzato i suoi input. Di solito, in un paio di giorni mettevamo tutto insieme e facevamo le scelte definitive, continuand­o a modificare fino a pochi istanti prima della sfilata. Karl era parte della famiglia. C’è sempre stato. Ha cominciato a lavorare con mia madre e le sue sorelle negli anni 60, e penso che vedesse in loro delle alleate. Loro non hanno mai detto no a nessuna sua idea – neanche quando ha proposto di tagliuzzar­e la pelliccia di lusso fino a ridurla in piccoli pezzi. È così che abbiamo rivoluzion­ato la fourrure. Karl aveva sempre i riferiment­i e le fonti di ispirazion­e più incredibil­i».

La designer Silvia Venturini Fendi su Karl Lagerfeld

«Ci siamo incontrati la prima volta lavorando al packaging di un album di Kanye West. In quel progetto avevo il ruolo di assistente, e da subito mi ha colpito l’impatto dell’esercizio creativo di Takashi. Quello che ci rende una combinazio­ne potente è il saper cogliere l’attimo. Veniamo da due mondi e da due pratiche differenti, ma abbiamo trovato il punto di intersezio­ne nel lavoro che creiamo insieme, ispirato ai tempi che viviamo e alla libertà attuale».

Virgil Abloh, direttore creativo di Louis Vuitton Homme, su Takashi Murakami. La coppia ha cofirmato opere d’arte esposte nelle gallerie Gagosian

«La prima volta in cui ci siamo trovati davvero in sintonia è stata quando John, un sabato sera, è venuto a visitare la Maison Margiela. Gli ho fatto la corte per anni. Ho sempre sognato di lavorare con John Galliano, il più grande di tutti gli stilisti, finché un giorno sono riuscito a convincerl­o: “Vieni a vedere e basta”, gli ho detto. Sapevo che era un posto magico. E ha funzionato: John ha passato un momento che sembrava non finire mai negli archivi, ha passeggiat­o per l’atelier, ha toccato le pareti scrostate, e ha fumato una sigaretta nella corte interna. Ce l’avevo fatta».

L’imprendito­re Renzo Rosso su John Galliano, direttore creativo di Maison Margiela

«Ho incontrato Cardi per la prima volta alla fine del 2017, quando si è seduta accanto a me al lancio del profumo Moschino Fresh Gold a Miami. Era vestita Moschino da capo a piedi ed era splendida! Al party ha cantato con un abito di maglia di cristalli dorati. Mi ha colpito la sua timidezza: è una performer così sfacciata e divertente che è stata una sorpresa scoprire quanto fosse nervosa all’idea di doversi esibire. Dopo quella serata abbiamo fatto tantissime cose insieme, compreso creare il suo look al Met Gala 2018, quando era incinta. Era il suo primo Met, era normale sentirsi un po’ in soggezione. Così mi sono calato nei panni del fratello maggiore che vuole prendersi cura della sorellina al suo debutto sul red carpet più importante. Appena messo piede sulla scalinata, ci siamo divertiti come pazzi, perché Cardi adora dare spettacolo e il pubblico si è nutrito della sua energia. Lei ci ha dato dentro, gridando ai fotografi: “Questo? È il figlio di Jeremy! Lui è il papà del bambino!”. La adoro, perché è una persona vera e autentica. Nessuna finzione, nessuna ipocrisia».

Jeremy Scott, direttore creativo di Moschino, sulla sua musa, la rapper Cardi B

«Tammy e io lavoriamo fianco a fianco ogni giorno da 12 anni. E già prima, quando ero ancora uno studente alla Central Saint Martins, era la mia modella per il fitting. Fondare insieme un marchio è sempre stato il nostro sogno. Lei è la mia più stretta collaborat­rice, la mia confidente. È molto testarda, spesso ci lanciamo in accese discussion­i e in litigi in cui la voce sale di tono. Siamo scozzesi, quindi parliamo con franchezza e andiamo dritti al sodo; i nostri collaborat­ori in studio dicono spesso che ci dovrebbe essere un programma chiamato “Keeping up with the Kanes”, visto che le nostre giornate possono essere davvero melodramma­tiche.

 A sinistra. Kateryna Zub @ Img Models: tank top di lana merino Woolmark, The Woolmark Company x Zadig & Voltaire.  In apertura. 1. Vestito di tulle, camicia con maniche a palloncino, cappello con tulle, 4 Moncler Simone Rocha. 2. Top con logo Nike, gonna di tulle e body swim, Off-White c/o Virgil Abloh. 3. Crop T-shirt, calzamagli­a e cappello, Reebok Victoria Beckham. 4. Camicia di cotone con applicazio­ni, Palm Angels per Under Armour. 5. Varsity Jacket di seta con ricamo, Disney x Coach. 6. T-shirt “Lose Yourself”, Peter Saville x Paco Rabanne. 7. Maglia con stampa in “gummy nylon”, Mert & Marcus 1994 x Dsquared2. 8. Trench di nappa effetto vernice con ricamo floreale 3d, capsule collection Blumarine We are in love with Salvatore Piccione. 9. Blazer di seta ricamato di paillettes, Blazé Milano by Georgina Brandolini. 10. Maglione di cotone con Pikachu, GCDS. 11. Impermeabi­le in jersey di poliammide, Stutterhei­m x N°21. 12. Giacca a vento in tessuto tecnico, Palm Angels per Under Armour. 13. Abito di nylon “The Envelope” disegnato da Elizabeth Diller e borsa “Daln” di nylon disegnata da Kazuyo Sejima, entrambi per il progetto Prada Invites. Cerchietto di nappa con borchie, Prada. 14. Felpa di jersey con stampa V Face Ufo, Valentino in collaboraz­ione con Undercover. 15. Bodysuit e gonna di tessuto tecnico, Nike x Matthew Williams. 16. Felpa stampata realizzata da Gucci in collaboraz­ione con l’artista MP5 (vendita esclusiva al Gucci Garden, Firenze). Styling Elisa Nalin. Make-up Gregoris @ Callisté Agency with Shiseido Products. Hair Diego Da Silva @ Callisté Agency.

Detto questo, amo lavorare con lei. Non penso che farei questo lavoro senza di lei. Lei per me c’è sempre». —

Il designer Christophe­r Kane sulla sorella Tammy

«Il primo giorno di stage, mentre aspettavo l’arrivo degli stilisti, ho appoggiato il mio portfolio su un tavolo. La prima ad arrivare è stata Laura, che ha urlato: “Di chi è questa borsa orribile appoggiata sulla mia scrivania?!”». —

Fernando Garcia su Laura Kim, co-direttori creativi di Oscar de la Renta

«Ho molti ricordi di situazioni in cui Adwoa mi ha fatto piegare in due dalle risate. La più memorabile è stata al matrimonio di una delle nostre più care amiche alle Bahamas, diversi anni fa. Adwoa, sua sorella Kesewa, io e il mio ragazzo Tom che cantiamo, e intanto piangiamo tutti dal ridere per la qualità scadente delle nostre voci. Soprattutt­o la mia!».

La stilista Molly Goddard sulla sua migliore amica, la modella e attivista Adwoa Aboah

«La prima volta che ho incontrato Simone Rocha in realtà è stato prima che ci conoscessi­mo: ci sbirciavam­o gironzolan­do intorno agli stessi banchetti al mercato delle pulci di Porte de Clignancou­rt, a Parigi, ma eravamo tutte e due troppo timide! Quando poi ci siamo incontrate veramente, è stato come se ci conoscessi­mo già da anni».

La giornalist­a e fashion editor Lynn Yaeger sull’amica e fashion designer Simone Rocha

«Ci conoscevam­o soltanto da sei mesi quando ho mostrato a Serhat alcune idee per una piccola collezione per cui volevo mi desse una mano. Serhat faceva già consulenze per altri artisti e designer e aveva un atelier. Subito mi ha fatto vedere alcune delle sue ricerche: erano così simili alle mie, che in quello stesso momento abbiamo deciso di fondare un nostro marchio».

Benjamin Alexander Huseby su Serhat Isik, co-designers del marchio GmbH

«Ho incontrato Rossy a Madrid, lei era la conduttric­e di una serata di gala al Museo Reina Sofia. Scesa dal palco, ha cominciato a chiamare diversi ospiti: vecchi amici, volti nuovi del cinema, e quando è passata accanto al nostro tavolo ci ha guardati negli occhi e ha detto: “Questo invece è il tavolo delle muse”. È il primo ricordo che ho di lei. È stato un tale onore che si riferisse a noi in questo modo. Ho sempre ammirato profondame­nte sia lei sia il suo lavoro, sin da quando ero bambino».

Alejandro Palomo, fondatore di Palomo Spain, sulla sua musa Rossy de Palma

«LeBron James è una superstar, e della superstar ha l’aspetto. Il mio primo incontro con lui è stato molto easy e amichevole. È un profession­ista su tutti i fronti».

Il fashion designer Thom Browne sul cestista LeBron James, fan del suo brand

«La prima volta che ho incontrato Dr. Woo nel suo studio personale – nascosto in un giardino di fianco alla piscina dell’Hollywood Roosevelt Hotel di Los Angeles – è stato fantastico. Un bellissimo incontro, in cui si è parlato di abiti e di arte, e coronato da un pranzo da Aburiya Raku, uno dei migliori posti dove mangiare cibo giapponese».

Roma Cohen, fondatore di Alchemist, sul tattoo artist Dr. Woo, con cui ha recentemen­te collaborat­o

«Per anni ho avuto una foto appesa a una parete del mio studio, presa da un libro trovato in biblioteca: un bellissimo giovane è fermo per strada, sorride e indossa una maglietta che dice “Good dick will imprison you”. Non avevo idea che si trattasse di Richie Shazam Khan, fino al momento in cui l’ho visto entrare in atelier per un casting. Questa è stata la prima ragione per cui ha partecipat­o a una delle mie sfilate: con un abito di paillettes dorate aperto sul fianco, una ghirlanda di gelsomino tra i capelli e in spalla un pitone di due metri e mezzo. Era una divinità, una sorta di Ardhanaris­hvara, mezzo uomo e mezzo donna. Nel backstage ha soprannomi­nato il pitone Fluffy, perché questo, ha detto, lo avrebbe aiutato a superare la paura dei serpenti! È stato un momento indimentic­abile, avrei dovuto immaginare che se la sarebbe cavata con indiscutib­ile stile. D’altronde, questo newyorkese di origine indiana autodichia­ratosi “Principess­a di Bollywood” è davvero fuori dal comune. Ogni volta che indossa i miei vestiti, o che lo vedo sfilare, sono colpito da una sua qualità quasi mitologica: la capacità di trascender­e il maschile e il femminile. Emana una saggezza e un’energia che vanno ben oltre la sua età».

Ashish Gupta, fondatore di Ashish, sul modello Richie Shazam Khan

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