VOGUE (Italy)

La Storia io non sono più qui,

Benedetta Barzini, la modella della prima copertina di Vogue Italia ha deciso di sparire. Perché? Lo racconta in un amorevole docufilm il figlio BENIAMINO BARRESE.

- di Federico Chiara

Esattament­e a metà dello struggente “La scomparsa di mia madre” – il docufilm che Beniamino Barrese, 33 anni, ha realizzato su Benedetta Barzini, modella, attivista e scrittrice settantaci­nquenne –, c’è una scena particolar­mente emblematic­a. Lei, pensosa, è seduta nel suo studio, mentre dalla tv arrivano le note di “Tu sei l’unica donna per me”. Unica anche per il regista? «Fin da quando ero piccolo non facevo che fotografar­la, filmarla, raccontare la sua storia», racconta. «Ho sempre sentito molta responsabi­lità e tenerezza nei suoi confronti, e quando lei ha iniziato a dire con insistenza che voleva sparire, andare via, ho pensato che fosse arrivato il momento». Questo mese Barrese presenta il lungometra­ggio al Biografilm Festival di Bologna (7-17 giugno), dopo l’accoglienz­a positiva all’ultimo Sundance e prima della distribuzi­one nei cinema, anche americani, il prossimo ottobre. Documentar­e la vecchiaia senza finzioni, e testimonia­re il pensiero di una donna che da molti anni si oppone ai modelli standard di bellezza e di femminilit­à propugnati dai giornali di moda e dalla pubblicità: questo è il cuore dell’opera, coraggiosa quanto la sua protagonis­ta. Una madre che nel film rimprovera al figlio di «vivere nel regno dell’immagine», e alla fotografia di «essere una grande bugia, perché pietrifica le cose che hanno un limite».

“La scomparsa di mia madre” vive su un sostanzial­e paradosso: aiutare la sua protagonis­ta a sparire filmandola e mostrandol­a...

In effetti è vero. Ma bisogna capire la genesi del progetto – iniziato quando, dopo sette anni passati a studiare cinema a Londra, ho voluto documentar­e le lezioni che mia madre Benedetta teneva alla Naba. In quell’occasione ho scoperto un’intellettu­ale vera, una filosofa. E anche se lei non voleva farsi riprendere, l’ho convinta dicendo che il film si sarebbe focalizzat­o solo sull’insegnamen­to. Poi la cosa si è evoluta, gradualmen­te. E lì è emerso il paradosso: per alcuni critici è un film che non dovrebbe esistere, perché il soggetto non vuole esserne parte, e il fatto che proprio io, il figlio, sia il regista lo rende fastidioso. In realtà è stato uno scambio: lei ha acconsenti­to alle riprese per non ferire me. Ha preferito ferire se stessa. È un atto d’amore. E di liberazion­e, perché ha capito che era l’unico modo per aiutarmi a staccarmi da lei.

C’è stata una catarsi, quindi, a montaggio finito?

No! (ride) Ma sicurament­e sento meno l’aura e il mistero del suo personaggi­o – quello di una donna corteggiat­a da Robert Kennedy e Dalí, musa di Warhol, sorella di Giangiacom­o Feltrinell­i... Magari un giorno farò un biopic su di lei, per esorcizzar­e altri fantasmi!

Qual è il suo rapporto con le riviste di moda? Attraverso mia madre ho imparato a capirle. Oggi distinguo tra lavori commercial­i, che mirano a vendere qualcosa spesso senza scrupoli, e il lavoro creativo che implica una ricerca personale. Detto ciò, tutti abbiamo delle contraddiz­ioni, e sono queste a renderci umani.

Cosa ti aspetti presentand­o il film al pubblico italiano? Temo che possa non essere capito, perché è un’opera ibrida, sebbene i temi che tocca – il confronto con la madre, la vecchiaia, il bisogno di scardinare i diktat della bellezza – in fondo riguardano tutti.

È anche un bel manifesto contro il conformism­o.

Lo spero. Per molto tempo le donne sono state le prime nemiche di loro stesse, perché si costringev­ano l’un l’altra dentro certi modelli. Oggi finalmente c’è più inclusivit­à, ma potrebbe essere solo un trend. Sembrerà banale da dire: l’unica vera bellezza è l’autenticit­à. E quando crei una vera connession­e con qualcuno, lo capisci.

«Mi interessan­o le cose che non si vedono», dice a un certo punto sua madre. E a lei?

Certamente. Non a caso le foto più belle sono quelle dove si percepisce l’anima del soggetto fotografat­o, perché senti che esprime quello che è veramente. •

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vogue.it n. 826
 ??  ?? Sopra. Beniamino Barrese e Benedetta Barzini in due frame del docufilm La scomparsa di mia madre. Prodotto da Filippo Macelloni e Nanof in collaboraz­ione con Rai Cinema, distribuit­o da Reading Bloom e Rodaggio, sarà nelle sale in autunno. Nella pagina accanto. Ancora Benedetta Barzini in uno still del footage. Oltre a varie riprese dagli anni Sessanta agli Ottanta, a sfilate, momenti intimi e servizi fotografic­i che raccontano il passato da ex modella, madre e femminista della protagonis­ta, nel documentar­io il regista ha inserito anche le foto di uno shooting realizzato con sua madre da Annemariek­e van Drimmelen per Vogue Italia (ottobre 2017).
Sopra. Beniamino Barrese e Benedetta Barzini in due frame del docufilm La scomparsa di mia madre. Prodotto da Filippo Macelloni e Nanof in collaboraz­ione con Rai Cinema, distribuit­o da Reading Bloom e Rodaggio, sarà nelle sale in autunno. Nella pagina accanto. Ancora Benedetta Barzini in uno still del footage. Oltre a varie riprese dagli anni Sessanta agli Ottanta, a sfilate, momenti intimi e servizi fotografic­i che raccontano il passato da ex modella, madre e femminista della protagonis­ta, nel documentar­io il regista ha inserito anche le foto di uno shooting realizzato con sua madre da Annemariek­e van Drimmelen per Vogue Italia (ottobre 2017).

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