VOGUE (Italy)

Ingenuiti

- FRANCESCO BONAMI

C’è una parola che prima di essere salvata va inventata e inserita nel dizionario italiano – oppure va cambiato il significat­o di quella che già c’è. La parola è inglese: ingenuity. Se chiediamo così su due piedi cosa significa, la maggior parte della gente risponderà: «ingenuità». Invece no. Ingenuity significa avere la capacità di essere intelligen­te, inventivo, originale. Semplifica­ndo, vuol dire genialità. E la genialità non si può sviluppare se non la si mescola a una certa ingenuità, una qualità che ci fa fare cose magari in apparenza sciocche o banali – ma che invece sono eccezional­i.

In Italia la genialità ingenua è quasi sempre vista con sospetto e viene spesso ridicolizz­ata. Pensate a uno Steve Jobs che, invece di crescere in America, fosse stato – che so – di Firenze. Ecco, un giorno il nostro giovane fiorentino va da un gruppo di amici, racconta che ha inventato un computer e che lo vuole chiamare Mela. Gli amici non lo lasciano nemmeno finire e già lo prendono in giro. Poi iniziano a dargli consigli del tipo: chiamalo Leonardo oppure Vico (Giambattis­ta, il filosofo), magari Pico (della Mirandola). Morale: lui sceglie di chiamarlo Pico e dello Steve Jobs fiorentino e del suo computer non se ne sentirà più parlare. Eppure gli italiani hanno avuto ingenuiti, con la “i”, a valanghe. Pensate a quando un signore decise di creare una sorta di motociclet­ta usando le ruote di un piccolo aereo, e poi la chiamò Vespa. Era il dopoguerra e forse essere geniali e ingenui aiutava a dimenticar­e il brutto che era passato.

Poi, non so quando, l’ingenuiti è stata sostituita dalla furbizia, quindi dall’arroganza, e infine dall’arrivismo. Non siamo più così ingenui da sognare o immaginare, ma vogliamo essere più furbi degli altri. Le idee che ci vengono sono destinate a fare fessi i cretini. Si potrebbe metter giù una lista delle persone che, grazie alla loro ingenuiti, hanno cambiato l’Italia – uno su tutti Renzo Arbore: grazie a una sua geniale ingenuità ha creato programmi televisivi che oggi nessuno si sogna nemmeno. Chi è benedetto dall’ingenuiti è qualcuno che non pensa di saperne più degli altri ma, molto ingenuamen­te, vuole fare arrivare le proprie idee agli altri. È qualcuno che vuole migliorare la vita degli altri perché, se gli altri stanno meglio, sta sicurament­e meglio anche lui.

Certo non si può solo essere ingenui, bisogna anche avere delle buone idee – ma queste vengono se uno è in uno stato d’animo aperto, se uno non ha paura che gli amici gli ridano dietro. Ritrovare la nostra ingenuiti credo sia il segreto per ritrovare anche la strada persa in politica, nell’arte, nella vita. Il populismo è il contrario dell’ingenuiti, perché sfrutta l’ingenuità senza idee della maggioranz­a senza regalare genialità. Togliamole la “y” e mettiamoci la “i”, ma salviamo questa magnifica parola passeparto­ut per il futuro. _________

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