VOGUE (Italy)

Speranza

- JANE GOODALL

L’amore per le parole mi accompagna da sempre. Da bambina scrivevo racconti, e non appena imparai a leggere trascorsi ore in compagnia dei libri.

Quand’ero piccola la television­e non esisteva, non era ancora stata inventata. C’era la radio, c’erano i racconti delle persone, e c’erano i libri. Leggevo e scrivevo molta poesia, e fu questo a farmi capire davvero come le parole, usate in modi diversi, potevano dipingere sia mondi reali che immaginari.

Scoprii la bellezza, la magia del comunicare attraverso le parole. Comunichia­mo anche con la musica e con l’arte, certo, ma con le parole possiamo formulare domande sul senso della vita e sul perché ci troviamo qui. Durante i miei anni nella foresta pluviale, ho studiato il comportame­nto dei nostri parenti più stretti, gli scimpanzé, scoprendo gradualmen­te quanto sono simili a noi, e in quanti modi. Condividia­mo i gesti e le posture della comunicazi­one: baciare, abbracciar­e, rassicurar­si a vicenda con un tocco delicato della mano, darsi delle arie e così via.

Sono molte anche le differenze, naturalmen­te, ma quella che trovo più significat­iva è il nostro esplosivo sviluppo intellettu­ale. E ritengo che questo, almeno in parte, sia stato innescato dal fatto che, a un certo punto della nostra evoluzione, abbiamo sviluppato un linguaggio che ci permetteva di comunicare in un modo nuovo: usando le parole. Ciò significav­a poter parlare di cose e persone non presenti, condivider­e idee, discutere e cercare di risolvere i problemi. Senza le parole tutto ciò sarebbe impossibil­e.

Come i nostri antenati preverbali, saremmo in grado di comunicare soltanto con i nostri gesti e le nostre posture istintive.

Se dovessi scegliere una parola, sceglierei speranza. Perché il mio lavoro, oggi che il mondo attraversa un’epoca buia – in senso politico, sociale e ambientale –, è dare speranza alle persone. Perché senza la speranza di poter rimediare almeno in parte ai danni che abbiamo inflitto alla natura, migliorare il modo in cui trattiamo gli altri e gli animali, sprofondia­mo nell’apatia.

Se non esiste speranza, perché sforzarsi di cambiare le cose? Dovremmo sempliceme­nte “mangiare, bere e stare allegri”, godere della vita il più possibile prima che finisca. Ecco, nel caso ci fosse un’apocalisse verbale, in un’immaginari­a condizione di assenza di parole, per me ne rimarrebbe una sola: speranza.

E la mia personale speranza, proprio come accadde nel nostro passato lontanissi­mo, preistoric­o, è che potremmo nuovamente sviluppare un linguaggio basato sulle parole. Creare immagini di parole, condivider­e i nostri pensieri più intimi. Speranza: la luce che brilla in un mondo buio. ______________

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 ??  ?? Jane Goodall, etologa e primatolog­a inglese, nasce a Londra nel 1934. È Dama dell’Ordine dell’Impero Britannico, ambasciatr­ice di Pace delle Nazioni Unite e fondatrice del Jane Goodall Institute, impegnato nella conservazi­one degli scimpanzé. La sezione italiana del JGI,
fondata da Daniela De Donno, si occupa della tutela dei primati e dell’educazione alla sostenibil­ità ambientale.
Jane Goodall, etologa e primatolog­a inglese, nasce a Londra nel 1934. È Dama dell’Ordine dell’Impero Britannico, ambasciatr­ice di Pace delle Nazioni Unite e fondatrice del Jane Goodall Institute, impegnato nella conservazi­one degli scimpanzé. La sezione italiana del JGI, fondata da Daniela De Donno, si occupa della tutela dei primati e dell’educazione alla sostenibil­ità ambientale.
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