Gene Selvaggio
Le origine gitane, l’amore che aspetta, la passione per il Rinascimento italiano. Tracey Emin incontra il curatore che l’ha lanciata.
Il 21 settembre la Galleria Lorcan O’Neill di Roma inaugura Leaving di Tracey Emin. In mostra nuovi dipinti e disegni, realizzati negli studi dell’artista inglese in Provenza e a Londra.
Ha case e atelier a Londra e nel Sud della Francia, ha mai sognato di vivere e lavorare in Italia?
Ho fatto domanda due volte alla British School di Roma. La prima volta subito dopo il Royal College of Art, in un momento in cui ne avevo disperatamente bisogno, ma sfortunatamente non sono riuscita a entrare. E poi, a quarant’anni: mi sono iscritta con il progetto di dipingere a olio, era una tecnica che volevo rivisitare. Coltivavo l’idea romantica che Roma fosse il posto perfetto per aspettare che la vernice si asciugasse lentamente. Per me è una città molto sexy, ogni angolo e ogni strada sono pieni di storia.
Quali artisti italiani del passato recente e remoto, risalendo anche al primo Rinascimento, le piacciono di più? Per lei chi è più significativo, Michelangelo o Caravaggio? Entrambi, naturalmente, presunti artisti gay.
Quando studiavo al Royal College of Art vivevo a Elephant and Castle, un quartiere di South London. Per raggiungere Kensington prendevo l’autobus numero 53 fino a Westminster, quindi continuavo fino a South Kensington. Ma almeno tre giorni alla settimana salivo sul bus per Trafalgar Square e andavo alla National Gallery... Trascorrevo ore a disegnare e fare copie dei dipinti e delle icone del primo Rinascimento. Andandomene, chiudevo gli occhi per riaprirli e immaginare che nella stanza successiva ci fossero le mie opere. E scappavo imbarazzata al solo pensiero. Nella mia vita, mi ha dato sempre
PAG.210 WORDS MATTER calma e tranquillità, spirituale ed emotiva guardare artisti come Giotto, Botticelli, Beato Angelico, Piero della Francesca, Masaccio e Caravaggio. Se la scelta deve essere tra Caravaggio e Michelangelo, scelgo Caravaggio tutta la vita. È molto più sexy.
Lei ha background turco-cipriota: la cultura mediterranea ispira il suo lavoro e la sua vita? O da vera londinese della sua generazione, forse entrambi i background sono importanti?
Sono influenzata mille volte di più dal mio background mediterraneo. Da giovane ero ossessionata dagli affreschi bizantini e dall’architettura veneziana. Con l’età mi sono resa conto che per me sono molto importanti la natura e la luce. Mi sento a mio agio e tranquilla se sto vicina al Mediterraneo. Il mio trisavolo era originario del Sudan, nel 1860 era uno schiavo dell’Impero ottomano. Alla fine ottenne la sua libertà, ma solo sull’isola di Cipro. Mia madre discende da antichi gitani inglesi. Sono orgogliosa da matti delle mie origini variegate e folli, e Londra è stata il luogo perfetto per esplorare questi miei geni selvaggi. Quando ero giovane, la gente mi chiedeva sempre quale metà di me fosse turca, e io rispondevo «la metà inferiore», ma ora non ne sono più troppo sicura.
Ha dipinto il sesso e fatto riferimenti allo stupro. A volte ha raffigurato uomini, sia che fossero amanti oppure suo padre. Non è ancora riuscita a rappresentare l’uomo dei suoi sogni?
Anni fa in aereo mi sono ritrovata a parlare con un signore molto simpatico. Alla fine del volo mi ha detto: «Non posso credere che non abbia qualcuno ad aspettarla», ho risposto: «Ce l’ho, solo che non l’ho ancora incontrato». Ho quasi sessant’anni, ormai sono rassegnata a stare da sola e mi basta sapere che probabilmente incontrerò qualcuno nel prossimo mondo. Se sono fortunata, una trentina d’anni... non c’è troppo da aspettare. A volte nei miei quadri ritraggo l’amante dei miei sogni, quando ho terminato di dipingere è diventato una macchia o un segno blu. È la realtà della mia situazione.
È un’artista ed è considerata anche un’icona dei media e della moda. Come si sente rispetto a questo aspetto della sua figura pubblica?
Ora che sono più avanti con gli anni, non è più così vero che sono un’icona della moda o dei media. Penso che sia stato molto deleterio e dannoso per la mia carriera. L’universo dell’arte è assai severo e ci sono confini stretti su ciò che è accettabile oppure no. Quando ero più giovane ho infranto le regole, saltando tranquillamente dentro e fuori da altri mondi. Sul momento era divertente, ma ora credo che sia stato anche molto dannoso. Apprezzo ancora i bei vestiti e la cultura, ma proprio non riesco più a stare sotto le luci della ribalta. L’idea di sedere in prima fila a una sfilata mi riempie di terrore. ___________________ *Sir Norman Rosenthal (1944), curatore indipendente e storico dell’arte, ha diretto la Royal Academy di Londra fino al 2008; nel 1997 vi ha curato la mostra “Sensation”, che ha reso celebri gli Young British Artists, tra cui Tracey Emin.