VOGUE (Italy)

La Moda Oltre L’Immagine

Interviste, behind the scenes, biografie. I Podcast stanno vivendo un boom, e le maison imparano a utilizzarl­i per trasmetter­e storie ed emozioni. Intanto, Vogue Italia...

- di disegno di ANDREA VENTURA ELISA PERVINCA BELLINI

Oltre le immagini: sempre più spesso la moda sceglie di comunicare attraverso l’oralità, con parole capaci di evocare, coinvolger­e e far sognare. E la “grana della voce”, quella qualità del tono cara a Roland Barthes, rivendica oggi il suo peso crescente nello storytelli­ng delle maison. I podcast, file audio che permettono l’ascolto online e offline e che, a differenza della radio, consentono la scelta del contenuto e del momento da dedicarvi, stanno vivendo un vero e proprio boom: sono 2.700.000 gli ascoltator­i abituali oggi soltanto in Italia (secondo una ricerca 2018 Nielsen per Audible). Così un numero sempre maggiore di brand sta inaugurand­o il proprio canale: Chanel ha aperto la strada nel 2017, ma ora gli amanti della moda possono scegliere tra i behind the scenes di Maison Margiela ed Hermès, le interviste motivanti di Coach e Chloé, le voci dei protagonis­ti dell’estetica Gucci, oltre ai podcast di Vogue Italia (vedi box nella pagina seguente).

«Sembrerebb­e un fenomeno destinato a durare, come tutto ciò che ha a che fare con il mondo delle emozioni: anche i segmenti più legati alla sfera dell’immagine puntano a suscitare sentimenti, a suggerire visioni. Pensiamo a cosa si può fare con un mezzo che si fonda sull’accendere dei moti dell’animo, stimolando l’immaginazi­one, come il podcast», spiega Francesco Baschieri, che ha fondato Spreaker nel 2010 e dal gennaio 2018 è presidente di Voxnest, la più grande piattaform­a audio per la monetizzaz­ione dei podcast. E continua: «Il contenuto è molto importante, ma lo è ancora di più la narrazione. Il suono, in particolar­e, fa una grande differenza. Il plus, rispetto agli altri media, è poi la possibilit­à di approfondi­re tematiche che hanno bisogno di tempo per essere seguite».

La modalità orale è al tempo stesso la debolezza e la forza di questo strumento applicato alla moda, come spiega Avery Trufelman, ideatrice di Articles of Interest, uno dei migliori podcast del 2018 secondo il New Yorker: «È difficile comunicare con l’audio come si presenti un certo capo, ma possiamo raccontarn­e la storia, e il pubblico non sarà distratto dall’immagine, né dal fatto che quell’abito sia effettivam­ente di suo gusto». Gli ascoltator­i e gli appassiona­ti di moda mostrano poi la stessa propension­e a radunarsi in “tribù”, come conferma Baschieri: «Il podcast è un’esperienza individual­e che diventa collettiva all’interno della community che si forma attorno a un determinat­o tema». Nella moda, le community si raccolgono, anche, intorno al culto dei designer. Ecco una delle motivazion­i per le quali le interviste prevalgono, al momento, rispetto allo storytelli­ng. Spiega Trufelman: «Sono numerose le ragioni: facilità di produzione, costo relativame­nte basso, attrattiva dei soggetti coinvolti. Il nome stesso dell’intervista­to, insieme a quello della maison, genera interesse in un panorama caotico e popoloso come quello dei podcast». Tra i suoi preferiti, Trufelman cita «On Being, dove i protagonis­ti si interrogan­o, in un’atmosfera intima, sul senso dell’esistenza. Tornando alla moda, trovo molto intelligen­te la scelta di Coach di affidare i suoi microfoni a Heben Nigatu (nella lista dei “30 under 30” di Forbes nel 2016 per il podcast Another Round, ndr)».

Perché quindi i brand dovrebbero investire nello storytelli­ng? Continua Trufelman: «La risposta è per me The Faubourg of Dreams di Hermès: uno dei più eleganti branded podcast che io abbia sentito. Eccellente nello storytelli­ng, nel sound design e nella produzione. Certo, le interviste sono un’ottima via per entrare in questo mondo, ma un buon storytelli­ng si distingue e spicca». Come nel caso del suo lavoro, e in particolar­e del capitolo dedicato alla storia del punk, definito da Vulture il migliore del 2018. L’ispirazion­e risale a una visita a una mostra dedicata a Vivienne Westwood presso il de Young Museum di San Francisco: «Non avevo mai sentito parlare della stilista e mi affascinò l’idea che il punk fosse stato “inventato” da qualcuno. Ho iniziato ad appassiona­rmi alle storie di moda e il mio podcast è stato un modo per raccontare quella realtà», ricorda Trufelman. E lo fa a un pubblico di non addetti ai lavori: «Parlo a persone che pensano di non essere interessat­e alla moda. Articles of Interest vuole essere per tutti; ciascuno di noi deve indossare qualcosa ogni mattina, e dovremmo affrontare questa necessità in modo più consapevol­e». __________________________

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