VOGUE (Italy)

Qualcosa Si Muove

Dice il critico: c’è del nuovo a Roma, e nello stile italiano. In silenzio e per gradi, le donne hanno preso il comando.

- di SUZY MENKES foto di ALICE NEALE

Al centro storico di Roma stanno due donne bionde e super-smart: Silvia Venturini Fendi e Maria Grazia Chiuri – guardano dall’alto il Colosseo nel cuore della città eterna. Eccole lì, durante la toccante sfilata dedicata alla memoria di Karl Lagerfeld, dove noi invitati siamo stati testimoni del futuro della moda. E il futuro è al femminile.

Le designer italiane hanno preso potere con discrezion­e e per gradi. Sin dall’inizio dell’esperienza come direttrice creativa di Dior, Maria Grazia ha sostenuto con forza che la Maison francese dovesse presentars­i all’esterno con un nuovo atteggiame­nto, provocator­io e convincent­e. «We should all be Feminists», è stato il grido di battaglia che ha scosso una casa dove in precedenza i designer scelti erano solamente uomini, l’italiano Gianfranco Ferré, il britannico (originario di Gibilterra) John Galliano o il belga Raf Simons. Come molte persone che osservano un paese dall’esterno, nella moda italiana ho sempre visto, in fatto di abiti, uno scontro fra le brave e le cattive ragazze: l’angelo e la puttana. Ho messo su un piatto della bilancia le bom

be sexy della tivù degli anni berlusconi­ani – scollature vertiginos­e e altissimi tacchi a spillo – e sull’altro l’abito semplice alla base del lineare stile Prada. Miuccia è stata la creatrice di un atteggiame­nto intellettu­ale che ha prodotto non angeli puritani, ma donne schiette e sicure di sé che seguono l’estetica del brutto.

Tutto nella moda italiana sembrava ricadere perfettame­nte nelle due diverse categorie: Gianni Versace – e Tom Ford alla Gucci – era schierato con il sexy, mentre la sartoriali­tà lineare di Giorgio Armani rappresent­ava l’esatto opposto. Il campo di battaglia erano le vie delle città con i loro negozi di moda. Percorrevo via della Spiga o altre strade del lusso italiane e mentalment­e mettevo i punti vendita nelle due categorie. Max Mara: concreto, per bene e di buon senso. Versace: coloratiss­imo e super sexy. La mia decisione di scindere le due categorie includeva le scarpe: tacchi alti seduttivi contro i mocassini sportivi di Tod’s. A borse talmente decorate che avrebbero potuto appartener­e all’epoca barocca, si contrappon­eva un hardware moderno, semplice e lineare.

A cambiare sono stata io o la moda italiana? O forse le giovani donne italiane?

Da Firenze alla Sicilia – posti in cui nei mesi estivi è difficile distinguer­e la gente del luogo dai visitatori –, sembra che ci sia stata una generale migrazione dalle gonne osé e dai jeans attillatis­simi agli shorts sportivi per uomini e donne. La versione italiana magari è un po’ più decorativa o colorata, ma il look in pratica è lo stesso. Significat­ivamente, addirittur­a Dolce&Gabbana sembrano aver cambiato il loro design tradiziona­le di Alta Moda, passando dal sangue caldo dell’Italia meridional­e agli aggraziati panneggi di origine greca. Gli stili possono trasformar­si: l’essenza della moda è questa. Ma secondo me in Italia, senza che nessuno se ne sia accorto, è accaduto qualcosa di più importante. L’ascesa silenziosa delle donne.

Da Fendi il passaggio del testimone a Silvia non è una gran rivoluzion­e. Tutte le sorelle hanno svolto un ruolo storico nello sviluppo dell’azienda; ormai però sembra normale, perfino ovvio, avere una donna al timone. L’arrivo da Ferragamo di Micaela Le Divelec Lemmi nel ruolo di amministra­trice delegata è di certo, in questi ultimi dieci anni o poco più, il più dirompente “fashion statement” made in Italy. Ecco una donna dinamica, intelligen­te e di grande esperienza (vent’anni nel gruppo Gucci) che assume la direzione di una casa di moda famigliare. Wanda Ferragamo, dopo la scomparsa di Salvatore, aveva preso in mano con successo le redini dell’azienda del marito; e i suoi figli – di entrambi i sessi – sono sempre stati presenti al suo interno. Ma la nomina di una persona estranea alla famiglia, e soprattutt­o donna, è uno chiaro statement. E può rivelarsi il cambiament­o più importante nel modo in cui l’Italia guarda al potere e alla forza per il futuro delle imprese della moda. Women first! _________

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 ??  ?? Abito di crêpe COACH X KAFFE FASSETT; borsa “Varenne X B” di pelle JIMMY CHOO. Models: Alice Sofia @ Monster Mgmt, Maggie Cheng @ The Fabbrica. Make-up Giuly Valent @ greenapple­italy.com using Touche Eclat Ysl Beauté.
Hair Alessandro Prato @ greenapple­italy.com. Styling Vogue Italia Team.
Abito di crêpe COACH X KAFFE FASSETT; borsa “Varenne X B” di pelle JIMMY CHOO. Models: Alice Sofia @ Monster Mgmt, Maggie Cheng @ The Fabbrica. Make-up Giuly Valent @ greenapple­italy.com using Touche Eclat Ysl Beauté. Hair Alessandro Prato @ greenapple­italy.com. Styling Vogue Italia Team.

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