VOGUE (Italy)

Ogni Cosa È Libera E Imperfetta

Mark Jacobs presenta il suo primo prodotto di skincare, base ideale per ogni tipo di “drag”. Tra moda, ombretti, paillettes, inclusivit­à, audacia e attrazione.

- di OLIVIA FINCATO

Se nel 1965 Diane Vreeland, storica giornalist­a di moda e direttrice di Vogue America, coniò il termine Youthquake per indicare quel terremoto culturale e sociale causato dalla spinta propulsiva dei giovani negli anni Sessanta, quest’anno Marc Jacobs lo riprende per il lancio del suo primo prodotto skincare.

«La crema idratante Youthquake è l’evoluzione naturale della collezione make-up Marc Jacobs Beauty», spiega lo stilista newyorkese dalla suite al Crosby Street Hotel di SoHo. «Avere la pelle idratata, luminosa e sana è la base per ogni tipo di “drag”». E con questa parola Jacobs intende trucco, moda, colore: «Tutto quello che aggiungiam­o a noi stessi e ci porta a essere diversi, a cambiare la percezione di chi siamo».

Il designer, amante dell’arte della trasformaz­ione, condivide appieno quanto sostiene RuPaul, drag queen, performer e creatore dello show America’s Next Drag Queen: «Siamo tutti nati nudi. Arriviamo in questo mondo senza mascara, senza paillettes, senza ombretto. Decorarci è trovare la nostra attrazione primordial­e, dare voce a chi siamo veramente». I tabù legati all’estetica, dice, lo hanno sempre annoiato. La bellezza per Jacobs sta nell’audacia, nel coraggio. Non si

ritrova negli standard, ma nelle stranezze. Nelle cose imperfette, aperte, libere. «Il fascino di Sofia Coppola non è ovvio, è ipnotico. La positività che la cantante Lizzo emana da tutte le cellule del suo corpo è gloriosa. Come la potenza della sua voce», sorride nel suo total look nero e prosegue: «a volte mi piace dipingere le unghie di rosso, mettere il rossetto. Per me tutto è unisex, non esiste make-up femminile e maschile, non esistono giusto o sbagliato».

Nell’ultima sfilata per la collezione Marc Jacobs ready-to-wear autunno/inverno 2019-20, concepita come un elogio all’individual­ità, il trucco era ridotto al minimo per un motivo preciso: «esaltare il colore della pelle, la diversità. Hanno sfilato modelle di ogni razza ed età. Desideravo celebrare la singolarit­à di ognuna». La conversazi­one su inclusivit­à, tolleranza e libertà di espression­e è parte integrante anche della strategia dietro a The Marc Jacobs, la nuova linea genderless (e affordable), lanciata a maggio nel tentativo di riconquist­are millennial­s e post millennial­s, dopo la chiusura nel 2015 del brand Marc by Marc Jacobs. Un mix eclettico dove ci sono proposte per tutti i gusti: camicie in stile vittoriano, jeans arrotolati e grafiche anni 90. «The Marc Jacobs non segue un trend partico«È lare, è piuttosto una rivisitazi­one di pezzi e collaboraz­ioni del passato», spiega. L’idea per The – così chiama sintetizza­ndo il suo nuovo brand – è arrivata con il successo di Redux Grunge, la collezione disegnata da lui nel 1993, rilanciata lo scorso anno con la modella Gigi Hadid fotografat­a da Juergen Teller. Per questa linea sono previste due collezioni all’anno a cui si aggiungerà anche una serie di collaboraz­ioni: da Milton Glaser, il leggendari­o graphic designer dietro il logo del New York Magazine, al creatore di cappelli Stephen Jones, fino a Sofia Coppola. «Moda, arte, musica vivono cambiament­i ciclici», aggiunge. «Quello che attraeva i miei coetanei nei Novanta attrae anche i giovani di oggi. Ma abbiamo risorse artistiche e culturali diverse. Non sono perennemen­te connesso come un ventenne, appartengo alla generazion­e dei suoi genitori». E anche se Instagram, dice, non è il suo medium prediletto, il profilo @MarcJacobs conta più di 9 milioni di followers.

«Ho fatto pace con questo strumento e ho trovato il modo di usarlo, senza snaturare quello in cui credo. Rimango fedele a me stesso, ma aperto a nuove idee. Quando spariscono l’età, il bello, il brutto, rimangono l’autenticit­à, l’energia, lo spirito, la vita».______________________________

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