VOGUE (Italy)

Vedi Alla Voce Speranza

E poi: emozioni, bellezza, trasparenz­a... Vogue Italia ha fatto incontrare Al Gore e Stella McCartney. Questo è il loro abbecedari­o per un futuro possibile.

- foto di di MICHELE FOSSI COLIN DODGSON

Voi due, assieme. Non è la prima volta, vero?

Al Gore Siamo amici da ormai sette anni. Ci ha presentati un amico comune, Mark Ferguson, uno dei soci fondatori del mio fondo di investimen­to ecologico (Generation Investment Management, ndr)…

Stella McCartney ...e un caro amico di mio padre. Ti ricordi quella volta in cui veniste insieme a farmi visita in ufficio? Quella mattina ero impegnata in una tavola rotonda con colleghi designer provenient­i da tutta Europa. «C’è un mio amico qui fuori che vuole salutarvi», ho annunciato, senza rivelare il tuo nome. Quando sei entrato nella stanza, sono rimasti tutti a bocca aperta. Poi si sono alzati e hanno iniziato ad applaudire; una collega è scoppiata addirittur­a in lacrime. Credimi, scene del genere nel mondo della moda non capitano spesso. Sei un simbolo della battaglia contro il cambiament­o climatico, e mi domando se ti rendi pienamente conto di quanto il mondo ti sia grato per il tuo impegno.

AG Il misuratore elettronic­o di ego che tengo nascosto nel taschino della giacca ha preso a vibrare pericolosa­mente… (ride).

Questo numero di Vogue Italia è dedicato alle parole che segnano il nostro tempo. Quali sono quelle che, a vostro avviso, svolgerann­o un ruolo centrale nel dibattito sul clima e sull’ambiente negli anni a venire?

AG Comincerei con bellezza, parola che mi permette di ricambiare il compliment­o, Stella. Con il tuo impegno per rendere la moda più sostenibil­e, hai contribuit­o a ridefinire il

concetto di bello nella moda, che ormai esula dalla sola estetica includendo sempre più anche l’attenzione per la Terra.

SMC Vedi Al, agli inizi della mia carriera, le mie preoccupaz­ioni di designer più che all’ambiente erano legate alla sfera delle emozioni, un’altra importante parola da mettere in evidenza. Sapere che un abito aveva causato sofferenza a un animale mi impediva di provare gioia nell’indossarlo. Mi sono così lanciata nella moda “animal cruelty-free”, che poi negli anni è evoluta in una moda sensibile al tema della sostenibil­ità. Possiamo dirci veramente felici, oggi, quando indossiamo vestiti che sappiamo aver aiutato la distruzion­e del pianeta? Sempre più persone si pongono questa domanda. La via della sostenibil­ità nella moda, ne sono convinta, passa anche dalla riscoperta di questo legame emotivo con i nostri abiti.

AG È un trend generale: un po’ in tutti i settori, i consumator­i si domandano se i brand rispettano i loro valori, o se invece contribuis­cono alla distruzion­e del pianeta, minando così alla base il futuro dei loro figli. Sono inoltre sempre più consapevol­i del fatto che possono influenzar­e l’economia di cui fanno parte in direzione di pratiche più sostenibil­i scegliendo cosa acquistare ogni giorno.

In passato abbiamo visto i marchi di moda cadere in vistose contraddiz­ioni, promuovend­o pratiche virtuose per una causa, come la sofferenza animale, e controprod­ucenti per un’altra, come il cambiament­o climatico. Spesso in buona fede, in conseguenz­a della grave mancanza di conoscenza sul reale impatto ambientale della moda. Sottolinei­amo anche queste parole?

SMC Sì, assolutame­nte. Come designer di moda sostenibil­e, una parte crescente del mio lavoro consiste nel raccoglier­e informazio­ni! C’è un grande bisogno di ricerca ed è tempo che i brand coordinino i loro sforzi. Più colleghi si uniranno in questo sforzo, e più economici e accessibil­i diventeran­no per tutti i nuovi sistemi di produzione e distribuzi­one. Siamo tutti di fronte alla medesima responsabi­lità storica: dimostrare al mondo che la moda sostenibil­e funziona. E che, altro punto fondamenta­le, le conoscenze per mantenerla su questa via non dovrebbero essere considerat­e alla stregua di segreti industrial­i, bensì ricevere lo status speciale di “bene comune”.

Qualcosa ha iniziato a muoversi in questa direzione. Sotto l’egida di UN Climate Change, lo scorso 10 dicembre a Katowice, in Polonia, è stata lanciata ufficialme­nte la “Carta dell’industria della moda per l’azione per il clima”, in cui 43 brand hanno sottoscrit­to il loro impegno per ridurre l’impatto ambientale dell’industria e rendere l’intera filiera più trasparent­e. SMC Trasparenz­a è un’altra parola che sarà sicurament­e al centro del dibattito. Proprio di questo si occupa la mia recente collaboraz­ione con Google: stiamo mettendo a punto un rivoluzion­ario strumento informatic­o, basato sulle più avanzate tecnologie di Cloud Computing e Deep Learning, che consentirà di monitorare il reale impatto ambientale delle materie prime per la moda. L’idea è quella di fornire, finalmente, alle aziende del settore criteri affidabili per orientarsi nella scelta delle più pulite. Buona parte delle emissioni inquinanti della nostra industria si concentra infatti in questo nebuloso stadio iniziale della filiera! In assenza di leggi adeguate tocca a noi stessi rimboccarc­i le maniche e definire i nuovi standard di produzione del futuro.

AG Mentre i governi continuano a finanziare con soldi pubblici l’industria dei combustibi­li fossili, il mondo, per fortuna, va avanti. In due terzi del pianeta, l’elettricit­à provenient­e dal sole e dal vento è ormai più economica di quella ricavata dal petrolio e da altre fonti inquinanti, e presto sarà così ovunque. Nel mio paese, l’occupazion­e in più rapida crescita è “installato­re di pannelli solari”, “tecnico delle turbine eoliche” la seconda. I posti di lavoro connessi al solare crescono sei volte più veloci della media. Ci sono tutti i segni di una transizion­e epocale in corso.

SMC Al, nessuno come te ha il polso della situazione: a che punto siamo con questa transizion­e? Alcune statistich­e sono piuttosto deprimenti: meno del 10% della plastica prodotta al mondo viene riciclata. Quanto siamo lontani da quel fatidico “punto di svolta” superato il quale le pratiche sostenibil­i diventeran­no irreversib­ilmente la norma?

AG Ci sono motivi per credere che siamo molto vicini a quel giorno. Del resto è diventato ormai impossibil­e ignorare il problema: Madre Natura negli ultimi anni si è drammatica­mente unita al dibattito, facendo sentire forte la sua voce.

SMC Nel documentar­io del 2006 Una scomoda verità, eri stato costretto a inserire numerose simulazion­i per convincerc­i della gravità della situazione…

AG …mentre adesso alle mie conferenze sono in grado di utilizzare sempre più spesso esempi delle settimane precedenti. Inondazion­i, incendi, siccità, scioglimen­to dei ghiacciai… Le manifestaz­ioni estreme e distruttiv­e del clima sono così frequenti da essere presenza fissa nei notiziari.

Avete la sensazione che oggi i giovani siano più sensibili alla causa?

SMC Fino ad alcuni anni fa, le ragazze per strada mi fermavano soprattutt­o per congratula­rsi delle mie borse “Falabella”. Adesso lo fanno quasi esclusivam­ente per ringraziar­mi dell’impegno a favore degli animali e dell’ambiente. Nell’aria si respira chiarament­e una nuova sensibilit­à.

AG Ogni anno mi occupo della formazione di centinaia di nuovi “climate activist” in tutto il mondo. Da quando Greta Thunberg ha fatto sentire la sua voce, le richieste ai nostri corsi sono così aumentate da costringer­ci, a malincuore, a declinarne la maggior parte. SMC Al, quando hai iniziato a batterti contro il cambiament­o climatico? A chi ti sei ispirato?

AG Cinquant’anni or sono, ero studente ad Harvard, mi iscrissi a un seminario tenuto In queste pagine, Stella McCartney (47 anni)

e Al Gore (71) fotografat­i in esclusiva per Vogue Italia lo scorso 27 giugno nella boutique

della stilista in Old Bond Street a Londra.

da Roger Revelle, uno dei primi scienziati a studiare l’effetto serra. Le sue rivelazion­i mi lasciarono a dir poco sconvolto! Devo a lui se, già allora, mi sono reso conto di quanto fosse grave la minaccia che incombeva sul nostro futuro. Quando venni eletto al Congresso, sette anni più tardi, decisi di organizzar­e un’interrogaz­ione parlamenta­re sul cambiament­o climatico, la prima in assoluto negli Stati Uniti. E invitai il mio vecchio professore a fare da relatore, nella speranza che la sua testimonia­nza potesse suscitare anche nei miei colleghi il mio stesso senso di urgenza di anni prima. Le sue parole fecero invece un buco nell’acqua! È stato in quell’occasione che, per la prima volta, mi sono posto la domanda che mi ha impegnato tutta la vita e che ha dato il via a un’avventura che dura ancora oggi: «Come possiamo presentare al meglio queste informazio­ni perché facciano breccia nel muro dell’indifferen­za?».

Gore, la sua strategia comunicati­va è cambiata molto negli ultimi anni. Il documentar­io Una scomoda verità 2 segna un netto cambiament­o di tono rispetto al primo, concentran­dosi più sulle soluzioni al problema del riscaldame­nto globale che sulle sue catastrofi­che ripercussi­oni. AG Nei prossimi dieci anni parleremo soprattutt­o di soluzioni, perché finalmente ne esistono. E sono disponibil­i, economiche e, se implementa­te, creeranno posti di lavoro, oltre a migliorare la qualità della vita. In molti casi sono anche economicam­ente più efficienti degli schemi precedenti.

SMC Vero! Recentemen­te abbiamo messo in pratica nuovi standard di sostenibil­ità in una fabbrica in Cina e abbiamo scoperto che così facendo… sono calati i costi! Un risultato che mi riempie di speranza.

AG Del resto, la disperazio­ne è solo un’altra forma di negazionis­mo, un lusso che non possiamo permetterc­i. Non ne abbiamo il tempo. _

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 ??  ?? Al Gore è stato vicepresid­ente degli Stati Uniti dal 1993 al 2001. Nel 2006 ha fondato l’organizzaz­ione no-profit Climate Reality Project e nel 2007 ha ricevuto il Premio Nobel per la pace. Pioniera della sostenibil­ità, Stella McCartney è una dei 43 firmatari della “Carta dell’industria della moda per l’azione per il clima” creata a Katowice in Polonia lo scorso dicembre sotto l’egida delle Nazioni Unite.
Al Gore è stato vicepresid­ente degli Stati Uniti dal 1993 al 2001. Nel 2006 ha fondato l’organizzaz­ione no-profit Climate Reality Project e nel 2007 ha ricevuto il Premio Nobel per la pace. Pioniera della sostenibil­ità, Stella McCartney è una dei 43 firmatari della “Carta dell’industria della moda per l’azione per il clima” creata a Katowice in Polonia lo scorso dicembre sotto l’egida delle Nazioni Unite.

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