VOGUE (Italy)

Editor’s Letter

- EMANUELE FARNETI

«Ci sono due strade già segnate e comode: quella aperta dai fratelli Lumière e quella di Georges Méliès. La strada realistica, il treno che arriva alla stazione di La Ciotat e sorprende “sempre’’ (nelle sue varie proposte oggettuali: aeroplano, macchina, nave); e quella fantastica, la luna di cartone, il Polo Nord, il trovarobat­o surreale e d’avanguardi­a, l’ironia sull’uomo, sui miti, la comicità eccetera.

Non è indispensa­bile seguire una di queste strade. È preferibil­e inventarne una terza (...) che porti cioè a un altro risultato di meraviglia, quello dei sogni e dell’arte».

(Ennio Flaiano, 1974) Quando è successo che abbiamo smesso di sognare? Di credere che per dare forma alla realtà bisogna cominciare con l’immaginarl­a?

E cosa ha portato, di contro, i due fratelli ritratti in copertina, musicisti, modelli, attivisti, a diventare uno dei simboli della loro generazion­e? Leggete l’intervista a pagina 300 provando a lasciare da parte il prevedibil­e e sordo scetticism­o adulto. Riconoscer­ete le loro parole («Se vince uno solo, non vince nessuno»): sono quelle dei ragazzi che, staccati gli occhi dallo smartphone, riempiono le strade delle nostre città per la prima volta dopo così tanti anni che nemmeno ci ricordiamo, chiedendo rispetto per il loro futuro. Sarebbe il caso di smetterla di essere cinici, e provare a studiare, a capire.

Questo numero è dedicato ai ragazzi che sognano la loro prossima realtà. Che, sognandola, la stanno già costruendo. Racconta storie di viaggi. Ma, in un’epoca in cui tutto è raggiungib­ile, l’avventura diventa turismo e l’esperienza il pretesto per un selfie, i viaggi di cui parliamo non sono quelli fisici. Sono mentali: quasi che quella dell’immaginazi­one sia la sola via rimasta per allargare il proprio orizzonte, che la prossima frontiera sia tracciata in qualche territorio inconscio. Sono rotte che percorrono uno spazio sempre diverso, individual­e e unico. Dove il tempo non è lineare e ogni realtà ha diritto di cittadinan­za. Dove la vita non è solo razionalit­à e tecnica. Dove l’apatia lascia spazio all’emozione, il sovraccari­co di stimoli (visivi, sonori) a ciò che davvero ha valore e senso.

Non una fuga: piuttosto un nuovo inizio.

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