Questa Non È Una Fotografia Di Moda
Una polo. La testa inclinata con seduttiva indifferenza. Lo chignon. Già negli anni Ottanta, prima che diventasse ossessione collettiva, Peter Hujar coglieva la fluidità di genere.
Nel corso della sua vita, Peter Hujar non ha mai raggiunto il successo. E anche se alla sua morte, nel 1987, nell’East Village era già una leggenda, non era molto conosciuto oltre quei confini. Le cose sono cambiate negli ultimi anni, dopo che i suoi scatti di Susan Sontag, David Wojnarowicz e Candy Darling sul letto di morte sono diventate vere e proprie icone, e l’influenza che ha avuto sugli altri fotografi si è fatta sempre più evidente. Un primo elemento trainante di questo cambiamento è la grande mostra, magnificamente curata, dal titolo Peter Hujar: Speed of Life, che inaugura questo mese al Jeu de Paume (dove sarà visibile fino al 19 gennaio 2020) e che realizza il sogno di Hujar di esporre il proprio lavoro a Parigi. La selezione di circa 140 fotografie e il catalogo che le accompagna abbracciano tutti i soggetti più cari a Hujar, tra cui gli amici intimi, le celebrities (William Burroughs, Peggy Lee, Isaac Hayes), gli animali, i nudi, i performer, i paesaggi, gli interni desolati, le scene di strada di New York, tutti osservati con il suo occhio empatico e appassionato. Tra i performer c’è l’attore che vediamo qui, membro del collettivo londinese di avant-drag Bloolips e noto al pubblico col nome Lavinia Co-op. Come le Cockettes di San Francisco, altro soggetto di Hujar, i Bloolips (1977-2002) erano famosi per le loro stravaganti parodie del cabaret, del burlesque e di tutte le convenzioni teatrali. (Stando a quanto racconta la fondatrice, Bette Bourne, «i nostri costumi di scena erano fatti con cestini di plastica della lavanderia, paralumi rotti, e ogni genere di vecchia cianfrusaglia, abbiamo persino usato degli stracci per pavimenti come parrucche!»). Nel 1980, Hujar ha fotografato tutti e sei i membri della compagnia senza abiti di scena, nel suo studio; solo una piccola parte di queste immagini è stata sviluppata come stampa da esposizione, e Lavinia risulta la più attraente del gruppo. In altre fotografie presenti nei provini a contatto, l’attore somiglia a un qualsiasi ragazzo flessuoso dai capelli lunghi tipico di quel tempo, con indosso un paio di pantaloni e una polo Fred Perry nera attillata. Qui invece ha i capelli raccolti in uno chignon e la testa posata sullo schienale a listelli di legno di una delle sedie di Hujar. Ci guarda con seducente indifferenza, come si guarderebbe un potenziale nuovo fidanzato. Hujar, che ha scattato un’infinità di ritratti di performer in costume, si è interessato alla fluidità dei generi molto prima che la cosa diventasse una vera e propria ossessione culturale. Lavinia, che in scena poteva essere rumorosamente flamboyant (lavorare con i Bloolips era per lui «un’ottima occasione per travestirsi e fare qualcosa di stupido»), è invece qui seduttivamente sottile nel mantenere un equilibrio provocatorio tra mascolinità e femminilità, il che, ripensandoci, è uno dei tratti distintivi di Hujar. ___________