VOGUE (Italy)

Al Di Là Del Muro

Fiori che si amano, martelli, mattoni: va in mostra l’arte di Gerald Scarfe, che ha dato forma agli incubi dei Pink Floyd.

- di ELISABETTA CAPROTTI

A quarant’anni dall’uscita di The Wall e trenta dalla caduta del Muro di Berlino, si celebra l’uomo che trasformò i suoni estasianti dei Pink Floyd in figure animate: la marcia dei martelli che ondeggiano al suono del megafono di Roger Waters, il muro che si sgretola, il maiale volante dei tour, la danza erotica dei fiori in Empty Spaces sulle note oniriche della chitarra di David Gilmour. Lui è Gerald Scarfe, oggi un affabile ottantatre­enne londinese che racconta così il suo primo incontro con la band: «Era l’inizio del 1972 e Nick Mason, il batterista, vedendo alla Bbc il mio film Long Drawn Out Trip, telefonò a Waters: “Devi dare un’occhiata a questo ragazzo”. Roger poco dopo lo richiamò e disse: “Dobbiamo assolutame­nte coinvolger­lo, è fottutamen­te pazzo”». Due libri, la sua prima autobiogra­fia Long Drawn Out Trip: A Memoir e il coffee table book Scarfe: Sixty Years of Being Rude (entrambi ed. Little, Brown), oltre alla mostra alla Kirkcudbri­ght Galleries, in Scozia (fino all’8/12), Gerald Scarfe: Stage and Screen, ci portano alla scoperta di una carriera rocamboles­ca che attraverso sculture, vignette, scatti fotografic­i, tratteggia la scena culturale e politica degli ultimi sessant’anni e ci raccontano nel dettaglio i progetti d’animazione per l’adattament­o cinematogr­afico di The Wall. «La sera della “prima” alla Earl’s Court, nel 1980», racconta, «quando arrivò la mia animazione dei fiori che fanno l’amore, ci fu un enorme boato, la sensazione fu incredibil­e. Roger si avvicinò e mi disse: “Questi applausi sono per te. Adesso sei una star del rock’n’roll”». ______________

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