Di Pietre E Simboli
Chimere, draghi, pantere, serpenti piumati: una mostra presenta i pezzi unici di Cartier. In cui forme, materie e colori alludono a lontane magie.
Oro, diamanti, platino, gemme preziose, smalti, corallo... Sono la materia viva dei gioielli di Cartier, Crystallization of Time, la mostra al National Art Center Tokyo and Nikkei Shimbun affidata all’occhio scenografico di Hiroshi Sugimoto e Tomoyuki Sakakida di NMLR (New Material Research Laboratory). Distribuiti in tre sezioni – Colori e trasformazione dei materiali, Forme e design, Curiosità universale, ovvero le ispirazioni dalle altre culture e dalla natura, dalla leggendaria Pantera –, disegnano la cifra stilistica della maison dai ’70 a oggi. Una mostra “rara”: «La quasi totalità delle nostre esposizioni si era fermata prima», racconta Pierre Rainero, direttore immagine, style e heritage. «Ci sono voluti cinque anni per prepararla, e all’inizio avevamo solo foto, bozzetti. Tranne pochi pezzi della nostra collezione, la maggioranza è di privati, così abbiamo lavorato senza la garanzia di poterli raggiungere tutti. Alcuni clienti li avevano regalati, era difficile localizzarli, altri si sono negati. Una vera caccia al tesoro, che ha portato in evidenza il principio, fondamentale, del gioco con la luce, che si applica alle pietre, all’oro, al platino, alla scelta di tagli differenti per i diamanti». Ma anche la lavorazione delle pietre, la glittica, smalti e madreperla, la mano innovatrice di Cartier che agli inizi del 900 rompe gli schemi e introduce inediti abbinamenti: blu e verde, il “peacock pattern” ispirato ai Ballets Russes e alla tradizione orientale, e poi rosso e nero, blu e porpora, il b/w del Modernismo. A partire dai ’70