Di Nobile Profilo
L’ossessione a confrontarsi con i selfie ha determinato un cambio di prospettiva che ha coinvolto anche la medicina estetica: ad esempio, dando nuova enfasi al mento. Con filler rigorosamente riassorbili.
Tutta colpa dei selfie. L’uso sempre più preponderante degli autoritratti e, soprattutto la loro condivisione sui social, avrebbe infatti modificato sostanzialmente la tipologia di richieste che si rivolgono al medico estetico. Le donne, infatti, a sorpresa, invece di desiderare l’attenuazione delle rughe, il risollevamento degli zigomi o la cancellazione delle occhiaie, pare sentano sempre più viva l’esigenza di rimodellare il mento. «Ci si scatta, di media, tre selfie al giorno impiegando circa 16 minuti a immagine per modificarla, filtrarla e, alla fine, postarla», sostiene Marco Iera, specialista in Chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica a Milano. «Questo avrebbe causato un
grande cambio di visione prospettica: non ci si guarda più in maniera frontale, ma da angolature diverse. Da qui la crescente attenzione al profilo e la relativa esigenza di un contouring della mandibola con la conseguente ridefinizione del mento». Ulteriore conferma arriva dal fatto che Allergan, leader mondiale nel settore della medicina e chirurgia estetica, abbia lanciato di recente un nuovo filler iniettabile e completamente riassorbibile a base di acido ialuronico studiato proprio per ricreare volume in questa zona del viso e sulla linea mandibolare. «La richiesta d’altronde è in crescita e decisamente trasversale da un punto di vista anagrafico: le più giovani vogliono armonizzare il profilo, mentre chi è più avanti con gli anni, vedendo i tessuti perdere consistenza e il mento “infossarsi”, desidera ripristinare la definizione perduta», spiega l’esperto. Età minima? «Personalmente non intervengo su ragazze minorenni, ma non esiste una linea guida». E se è vero che l’età media del primo intervento è decisamente diminuita (secondo la Sime, Società Italiana di Medicina Estetica, il 15,8% di un campione di quasi 1.400 ragazze tra i 13 e 18 anni intervistate in occasione di un’indagine tra gli studenti delle scuole ha dichiarato di averne già fatto ricorso), «quello che conta, però, è il cambiamento di approccio generale: non si vuole alterare la propria fisionomia ma si va dal medico estetico nell’ottica di voler invecchiare meglio e prevenire i segni del tempo. Preferisco quindi iniziare a lavorare su pazienti relativamente giovani (20/30 anni), anziché dover proporre interventi più consistenti su donne di 50/60 che non hanno mai fatto nulla». E un mento ben scolpito permetterebbe di mantenere “in asse” il profilo affrontando meglio gli effetti che il passare del tempo provoca sui lineamenti. «La tendenza infatti è lavorare sui “trigger point”, quei punti del volto cioè che sono i primi a subire un deficit fisiologico. Andando a trattare e a nutrire queste aree strategiche si dà nuova benzina al motore-viso». La sostanza iniettabile più utilizzata, non solo per il mento, ma in generale per tutti i trattamenti, continua a essere l’acido ialuronico. «Perché è la più sicura, in quanto la più studiata e testata. Ha un follow-up a lunga scadenza – parliamo di 30 anni – e in tutto questo periodo non ha mai dato problemi». Il plus è che in pochi mesi si riassorbe del tutto senza lasciare tracce e si torna come prima. Il ripensamento è garantito. _________________
Un’immagine del servizio Makeover Madness di
STEVEN MEISEL , Vogue Italia luglio 2005, dedicato all’ossessione per la chirurgia estetica.