VOGUE (Italy)

Sotto La Maschera

Geologo di formazione, artista per vocazione, Roger Ballen scava in mondi sotterrane­i. Perché, dice, tutto ciò che di più interessan­te esiste, non si vede.

- di SOFIA MATTIOLI

L’aggettivo “Ballenesqu­e” racchiude quel microcosmo di astratte deformazio­ni e brandelli di realtà che permea l’estetica di Roger Ballen, sospesa tra immagine, video, disegno. Eppure non ne risolve l’enigma, non esplica il mistero.

«La fotografia è un linguaggio visivo e tradurre tutto ciò in parole non sempre è possibile», spiega Ballen, artista-fotografo nato e cresciuto a New York ma residente da oltre tre decadi in Sudafrica, «non cerco di raccontare il significat­o del mio lavoro da un punto di vista politico o sociologic­o, creo visioni che mi scuotono nel profondo. C’è sempre un elemento interiore: quello che restituisc­o è filtrato dalla mia immaginazi­one». Ecco che prende forma un pullulare di esseri umani e presenze immaterial­i condensato nell’esposizion­e parigina, alla Halle Saint Pierre, Le monde selon Roger Ballen e nell’omonimo libro edito da Thames & Hudson. Un luogo sotterrane­o e arcano indagato anche dalla mostra The Theatre of the Ballenesqu­e, dal 14/11 alla Centrale for Contempora­ry Art di Bruxelles. «Perché amo l’invisibile, l’irrazional­e? Tutto ciò che di più interessan­te esiste non si vede, dal modo in cui funziona il nostro corpo alla mente, dal luogo da cui veniamo a ciò che ci riserva il futuro». Dietro l’obiettivo da ormai più di cinquant’anni, Ballen ha iniziato a plasmare il suo universo creativo a metà degli Ottanta.«Ho studiato geologia, ho lavorato in quell’ambito e posso dire, con una metafora che evoca la formazione

delle rocce, che tutto è avvenuto strato dopo strato, immagine dopo immagine…». L’approccio documentar­istico degli inizi è così sfumato, lasciando spazio alle inquietudi­ni della psiche. «Dovremmo essere ispirati dai nostri incubi, contengono una porzione di verità», dice. Se al centro c’è il sonno di codici e norme sociali, Ballen, che nel 2020 aprirà a Johannesbu­rg uno spazio dedicato all’immagine (il Roger Ballen Centre for Photograph­ic Arts), mette in scena un carnevale notturno. Non a caso i camuffamen­ti sono elementi essenziali. «Ho utilizzato negli anni maschere come archetipi. La vera domanda è: sotto la maschera ne abbiamo un’altra o c’è qualcosa di vero?». _____

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