SOUVENIR DI UN CIELO PASSATO

DI ITALO ROTA*

Questo casco, datato 1965, faceva parte della tenuta da volo di Aleksej Leonov, il primo uomo che proprio quell’anno passeggiò nello spazio. Lo acquistai a un’asta del sindacato dei cosmonauti russi, negli anni Novanta; è l’unico lotto sfuggito a Sotheby’s, a caccia di space memorabilia sovietici per le due famose aste a New York nel 1993 e nel ’96. Quei cimeli non andarono dispersi, ma il miliardario Ross Perot li acquistò in blocco e li donò allo Space Museum di Washington, dove sono esposti accanto a quelli americani. Da sempre sono appassionato di esplorazione spaziale, soprattutto delle vicende meno note degli anni Sessanta: se gli astronauti americani avevano un’estetica precisa e su di essi c’è sempre stata un’ampia letteratura, i cosmonauti sovietici erano eroi misteriosi, della loro vita allora si sapeva poco o nulla. La visiera del casco è in plexiglas perché non subisce l’assenza di gravità, mentre il resto è in lega di alluminio. Sono oggetti tutti fatti a mano, su misura. Da designer, l’esplorazione spaziale mi affascina perché sono solo le menti migliori a essere coinvolte e le soluzioni che danno le ritroviamo nella quotidianità, come l’attak, o il velcro, prodotti per i voli Apollo. Di astroreperti autentici non se ne trovano più, erano numeri limitati. In giro ci sono molti prototipi, ma non c’è narrazione, non hanno volato. O falsi, con storie e documenti costruiti ad hoc, magari con numeri di serie cambiati: un’aura posticcia, senza alcun valore storico.

*Milanese, 66 anni, Italo Rota si forma con Franco Albini e Vittorio Gregotti. Dal 1976 all’81 realizza la rivista Lotus International. Come architetto firma progetti differenti: a Milano, musei come quello del Novecento o hotel come il Boscolo Exedra, poi le boutique e i club di Roberto Cavalli, abitazioni, risistemazioni urbane. Il suo progetto più recente è La Fabbrica del Carnevale a Fano, nel complesso di Sant’Arcangelo.