Questa Non È Una Fotografia Di Moda
Metà degli anni 40. Due amanti, una scala mobile déco. Lo scatto di Louis Faurer, in mostra alla Morgan Library, è un momento fondante della street photography.
VINCE ALETTI
A 87 anni, Duane Michals è sbarazzino e irrefrenabile come un adolescente, se la spassa con i fotografi, fa battute e lavora senza sosta. Nonostante di recente si sia dedicato soprattutto a fare film – negli ultimi quattro anni ha realizzato più di venti cortometraggi, prendendovi spesso parte anche come attore –, continua a scattare foto per mostre, pubblicazioni e su commissione. «Sto vivendo una vecchiaia fantastica, sotto tutti i punti di vista. Ne sono davvero impressionato», ha confidato a Joel Smith, curatore della sezione fotografica della Morgan Library & Museum di New York. Michals e Smith hanno collaborato alla realizzazione della mostra Illusions of the Photographer (fino al 2 febbraio 2020), una magnifica selezione d’artista che alle fotografie di Michals affianca una straordinaria varietà di materiali provenienti dalla collezione Morgan, tra cui disegni di Egon Schiele, William Blake e Saul Steinberg, una ghirlanda commemorativa dal funerale di Pierpont Morgan, la penna con calamaio di Goethe. In questo mix eccitante, accanto a fotografi come Eugène Atget, Irving Penn, Herbert Matter, c’è anche Louis Faurer, autore dell’immagine di questa pagina: una coppia a Penn Station nella metà degli anni Quaranta. Michals ha scelto questa fotografia per «l’autenticità della sua intimità», come la definisce, e perché la scintillante scala mobile art déco accanto agli amanti è identica a quella che lui stesso aveva fotografato nel 1964 per la sua serie Empty New York, pubblicata lo scorso anno da Enitharmon Editions e anch’essa in mostra alla Morgan. Faurer (1916-2001) è stato uno dei grandi street photographers della scuola di New York e, come Michals, un collaboratore della rivista Mademoiselle, dove i due si sono conosciuti, e di Vogue. Nella conversazione che apre il catalogo di Illusions of the Photographer, Michals dice a Smith: «Ho sempre amato il lavoro commerciale. Non sono mai stato un fotografo snob... Ero entusiasta di scattare una campagna pubblicitaria per un’assicurazione come MassMutual, così come la copertina di Life magazine, o le collezioni parigine per Vogue... Ho imparato tutto sul campo, e ho sempre vissuto di questo lavoro». I proventi della fotografia editoriale gli hanno dato la libertà di sperimentare e di esplorare lo sfaccettato stile narrativo che, insieme ai testi scritti a mano, è diventato il suo segno distintivo. «Penso a me stesso come a un espressionista», afferma, «nel senso che non lascio che sia il medium a definire il mio lavoro». Al contrario, è lui a ridefinire il medium. __