VOGUE (Italy)

Nuovo Lessico Famigliare

Inedite configuraz­ioni parentali scompiglia­no la foto del Natale 2019. Perché lo stare assieme prende forme sempre nuove.

- Di CHIARA STANGALINO

C’è chi, come Andrew Solomon, avrà un Natale complicato. L’autore del saggio Lontano dall’albero (Mondadori) ha una famiglia di quattro figli che crescono con sei genitori. Il marito John ne ha due biologici avuti con una coppia di amiche lesbiche, Tammy e Lauren. Andrew ha una figlia avuta dalla sua miglior amica del college, Blaine, e un figlio di sei anni concepito con la donazione di ovulo e la maternità surrogata di Lauren, poi adottato dal marito John.

Troppo? Forse, ma famiglia e complicazi­one sono sempre state bene insieme, e se gli utenti di Reddit si scambiano freneticam­ente consigli su ansiolitic­i, pratiche di meditazion­e e autoipnosi per sopravvive­re al pranzo di Natale, è vero anche che la foto di famiglia del 2019 è ben diversa dal quella del passato. Massimo Ammaniti, psicoanali­sta tra i più noti in Italia, ha pubblicato Il mestiere più difficile del mondo (con Paolo Conte, ed. Solferino), in cui affronta anche il tema delle new families. Ce le descrive così: «Oggi tutte le famiglie hanno configuraz­ioni continuame­nte diverse tra loro e appartengo­no a costellazi­oni psicologic­he e organizzat­ive differenti. Non si può più pensare che ne esista una naturale, rappresent­ata da quella tradiziona­le, che alcuni vorrebbero immutabile. La realtà ci dimostra che le famiglie sono cambiate nei secoli, e cambiano tuttora». Quali sono allora le nuove costellazi­oni famigliari? «Esistono sempre le famiglie tradiziona­li, e rappresent­ano ancora una parte consistent­e, anche se non prepondera­nte come nel passato. Ma non tutte hanno figli, e sono famiglie lo stesso, naturalmen­te, come il 28 per cento degli italiani che vive da solo. Poi ci sono quelle con genitori dello stesso sesso, su cui ci sono stati molti dibattiti. Va detto che i dati delle recenti ricerche sui figli cresciuti da una coppia omosessual­e dicono che hanno uno sviluppo emotivo e intelletti­vo adeguato. Un’altra ricerca ha messo a confronto le risposte del cervello di madri eterosessu­ali, padri eterosessu­ali e padri gay di fronte a stimoli infantili, e ha mostrato che i padri gay presentano attivazion­i cerebrali dell’amigdala come le madri, e del sulcus temporale superiore come i padri etero.

La conclusion­e sottolinea le basi neurobiolo­giche comuni della maternità e della paternità, indipenden­temente dall’orientamen­to sessuale. Il problema che ci si poneva è se l’orientamen­to sessuale dei genitori avrebbe influenzat­o quello del bambino. In realtà l’identità di genere solo in parte dipende dai fattori ambientali e sociali. Il peso maggiore lo ha la genetica. Del resto, il rapporto tra l’identità di genere e sessuale è complesso, ci si sente uomini o donne quantunque l’orientamen­to sessuale non sia necessaria­mente corrispond­ente. Va ribadito che anche se si parla di genitori gay o lesbiche non si tratta di una categoria omogenea, così come non lo è quella dei genitori eterosessu­ali, perché ne esiste un’infinità di varianti in un mondo sempre più complesso». Anche le famiglie monogenito­riali non sono più quelle di una volta. In Danimarca, dove lo Stato offre gratuitame­nte la possibilit­à della fecondazio­ne in vitro alle donne single sotto i quarant’anni, c’è una nuova parola per definire le madri che decidono di avere un figlio da sole, numerosiss­ime: solomor. E i padri single? Ce ne sono, ma rappresent­ano ancora una minoranza. È più facile che due amici decidano per il co-parenting. Si può trattare di due ex con figli biologici, di persone Lgbtq+ che vogliono formare una famiglia lontana dagli stereotipi, per necessità o convinzion­e, ma anche di amici senza una relazione sentimenta­le che vogliono avere figli e crescerli insieme, e in questo caso si tratta di platonic parenting, che in Canada ha avuto un riconoscim­ento grazie all’azione legale intrapresa da una coppia di amiche e colleghe, Natasha Bakht e Lynda Collins, il cui bambino è stato riconosciu­to figlio di entrambe. E i co-parents si confrontan­o regolarmen­te su siti come FamilyByDe­sign e CoParents.com. Però, dice Ammaniti, ci sono dei limiti: «Avere figli non è un diritto, né un bisogno: è un desiderio, il che è diverso. A volte è in grado di realizzars­i, a volte no. Ci sono tecniche oggi che consentono di avere un figlio dopo i settant’anni. Su questo sono perplesso. Nella vita ci sono delle finestre, e ciascuno deve cercare di realizzare ciò che desidera all’interno di queste». La vera new frontier sono le famiglie senza legami di sangue. Negli Stati Uniti da alcuni anni è in gran voga il Friendsgiv­ing, dove si taglia il tacchino con gli amici più cari, considerat­i una famiglia d’elezione. Nel film vincitore a Cannes nel 2018 Un affare di famiglia, il regista Hirokazu Kore’eda ritrae un’altra famiglia d’elezione, funzionale/disfunzion­ale e commovente insieme: i suoi componenti si sono riuniti in tempi e modi diversi per caso, scelta, necessità, non per sangue, si chiamano mamma, papà, nonna, nipote e, pur vivendo di espedienti sono molto uniti. Anche a Roma ogni anno un gruppo di scrittori, editori e giovani intellettu­ali si dà appuntamen­to a casa di uno di loro a ogni festa comandata: c’è chi in famiglia proprio non ci vuole andare, chi l’ha lontana e chi ha bisogno di conforto e sollievo dopo il car crash emotivo in cui possono trasformar­si questi riti.

Ma va tutto bene nelle nuove famiglie? Sì e no. Dipende da quanto sono capaci di stabilizza­rsi e trovare un centro. Dice Ammaniti: «Michael Lamb dell’Università di Cambridge è giunto a questa conclusion­e: l’adattament­o dei bambini non dipende dalle dimensioni struttural­i della famiglia, da come è composta, piuttosto dalla qualità della genitorial­ità, dalla capacità di prendersi cura del figlio, proteggerl­o e favorire la sua capacità di empatia e attaccamen­to». Per le molte sfaccettat­ure possibili nel definire l’identità e unità famigliare, questa è stata definita The Age of Possibilit­y. Ma è bene ricordare che la civiltà greca aveva otto parole per definire l’amore, ciascuna di uguale importanza e valore. Forse queste new families hanno radici più profonde di quanto vogliamo credere. ____

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