Dove Ho Già Visto Questa Faccia?
L’importanza degli album di famiglia Rie Yamada l’ha scoperta dopo un terremoto. Da allora ne ha fatta una personalissima ossessione.
Il paradosso è una costante, la messinscena fotografica, come la memoria di ogni stirpe, è sintesi di fatti e immaginazione. «Ho scelto scatti che colgono con humor l’essenza di ogni famiglia», racconta Rie Yamada, artista giapponese, classe 1984, in grado di camuffarsi da giovane coppia in posa davanti a un sintetico set azzurro o da anziana in kimono e chioma argentata. Intrisi di memorie vere e posticce, gli album di repliche e replicanti ricreati dalla fotografa rivelano stridenti vicinanze genitori-figli, ma anche solide simbiosi affettive. Il progetto si chiama Familie Werden e indaga ciò che tiene insieme un gruppo di consanguinei. «Ho iniziato nel marzo 2017 collezionando ritratti vintage», spiega Yamada.
«Per comprendere le dinamiche relazionali tra i soggetti rappresentati ho pensato di immedesimarmi letteralmente in loro». Il passo successivo è stato traslare le immagini trovate in nuovi scatti in cui Yamada è l’unica attrice di scene di vita domestica o vacanziera, con un’attenzione maniacale per espressioni facciali e props. «Interpretando tutti i ruoli, sia maschili sia femminili, volevo evidenziare che non c’è un’unica forma di famiglia. Viviamo in un tempo in cui ciascuno può scegliere la propria», dichiara. L’indagine sulle increspature della vita domestica è, però, tutt’altro che un puro gioco di ruoli. «È solo la prima parte di un progetto più ampio. La seconda, a cui sto lavorando, è un’esplorazione delle forme contemporanee di famiglia in Giappone, che include i partner hunting events o i rental family services (realtà problematiche quanto diffuse rivelate da inchieste giornalistiche, ndr); la terza parte sarà invece dedicata alla mia famiglia futura», continua. Passato, presente e avvenire di gruppi parentali. A chi le chiede, nell’epoca dell’ego formato selfie, perché a interessarla è ancora la dimensione collettiva dell’immagine, Yamada risponde: «Dopo il terremoto in Giappone nel 2011 ho letto che, più di ogni altra cosa, i sopravvissuti volevano indietro i loro album. Dovremmo ancora scattare foto di famiglia nonostante la fotografia sia sempre più un atto solitario». ________________