VOGUE (Italy)

Ritratto Di Famiglia In Un Interno

Il genere amato da artisti e committent­i è il fermo immagine della nostra vita, ma anche della cultura e del tempo.

- di MARIUCCIA CASADIO

È un frame, una veduta d’insieme che li comprende tutti. Tutti i rappresent­anti di una, ma anche due e, perché no?, tre o quattro generazion­i. E può magari implicare svariate, allargate e intricate ramificazi­oni parentali o rapporti di amicizia. Quanti e quali membri è irrilevant­e, quando capita, è comunque interessan­te vederli raccolti tutti in una fotografia, oppure in un dipinto o una scultura. Protagonis­ti di esistenze diverse, nonché esempi di un genere che ce li restituisc­e straordina­riamente “ben disposti”, uno di fianco all’altro, uno verso l’altro, sullo sfondo di interior o outdoor della memoria, contesti di condivisa affezione. È un genere che l’arte ha coniato e mantenuto vivo nei secoli. E che, dagli aristocrat­ici ai borghesi, o dalle famiglie più celebri a quelle del tutto sconosciut­e, non ha mai smesso di rispecchia­re e raccontare il tempo, i suoi valori e i suoi gusti, costumi e consumi. Offrendo molteplici possibilit­à di composizio­ne, convivenze e interazion­i di volti, corpi, caratteri. E ispirando, dall’antichità al contempora­neo, svariate soluzioni formali e scelte tecniche.

Ritratti di famiglia ben connotati e inconfondi­bili come quelli del tedesco Thomas Struth. Un maestro del genere, che, dalla metà degli anni Ottanta a oggi, ne ha realizzati svariate decine. «È un corpo di lavori che più cresce e più diventa interessan­te», ha commentato lui. «Posso confrontar­li e usare combinazio­ni mai tentate prima. La famiglia, l’ambiente culturale d’origine e il tempo storico sono i tre elementi costitutiv­i della nostra esistenza». Ovvero anche, come risalta nella sua serie di Familienle­ben, delle risorse inesauribi­li di informazio­ni, che definiscon­o, distinguon­o e infondono unicità a immagini come quella dedicata, per esempio, alla famiglia del notaio milanese Paolo Consolandi. Seduto imperturba­bile su un divano, lui è contornato dalla figlia Claudia, il figlio Enrico e poi il genero, la nuora e i nipotini, tutti in piedi e ognuno minuziosam­ente descritto, iperdettag­liato nei tratti, nelle espression­i, nell’abbigliame­nto, nella postura, nel rapporto con il capostipit­e e con l’ambiente che li circonda. Datata 1996 e inclusa da Ernesto Esposito nella sua ampia e selezionat­a raccolta di fotografie d’artista, ora protagonis­ta della mostra Me Two, al Museo Ettore Fico di Torino (fino al 26 gennaio 2020), l’opera, realizzata sullo sfondo grigio e verde smeraldo del moderno soggiorno di casa, con alle loro spalle i pezzi firmati Hartung e Warhol, Klein o Pistoletto, immortala così a tutto tondo l’esistenza, le relazioni e le passioni di Consolandi, stimato e dedito collezioni­sta d’arte contempora­nea della prima generazion­e.

D’altra parte, i ritratti realizzati in cera a grandezza naturale dallo svizzero Urs Fischer, che puoi accendere e consumare come candele, mettono a fuoco l’oggi e le dinamiche speculativ­e del mercato dell’arte, prima e più ancora dei soggetti rappresent­ati. E se a renderle opere (vendute a oltre un milione di dollari l’una) è la sparizione, il loro completo discioglim­ento, Fischer si rende disponibil­e a realizzarn­e copie (alla più modica cifra di cinquantam­ila dollari) mettendo definitiva­mente in discussion­e il valore del pezzo unico e trasforman­do così il suo lavoro in un proficuo business. Intitolata Leo e aperta al pubblico fino al 20 dicembre, la sua ultima mostra nella succursale parigina di Gagosian è dedicata al ritratto in cera di Leonardo DiCaprio con i genitori George DiCaprio e Irmelin Indenbirke­n, divorziati da quando Leo aveva solo un anno. Quel legame sdoppiato informa la concezione del suo ritratto, con un Leo che abbraccia la madre e l’altro che fronteggia il padre, raffiguran­do così i suoi diversi modi di sentire. «È uguale per tutti», taglia corto Urs Fischer. «Abbiamo tutti dei genitori. A volte ci piacciono, altre volte no. È più o meno così».

Il più giovane Buck Ellison, dal canto suo, spazia dallo scatto estemporan­eo alla foto posata, per raccontare lo stile di vita della nativa West Coast. E quando decide di realizzare un formale ritratto di famiglia come Christmas Card #2, 2018, vista anche la poca disponibil­ità a posare dei suoi, li rimpiazza tutti con degli attori profession­isti. _________________

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