Ritratto Di Famiglia In Un Interno
Il genere amato da artisti e committenti è il fermo immagine della nostra vita, ma anche della cultura e del tempo.
È un frame, una veduta d’insieme che li comprende tutti. Tutti i rappresentanti di una, ma anche due e, perché no?, tre o quattro generazioni. E può magari implicare svariate, allargate e intricate ramificazioni parentali o rapporti di amicizia. Quanti e quali membri è irrilevante, quando capita, è comunque interessante vederli raccolti tutti in una fotografia, oppure in un dipinto o una scultura. Protagonisti di esistenze diverse, nonché esempi di un genere che ce li restituisce straordinariamente “ben disposti”, uno di fianco all’altro, uno verso l’altro, sullo sfondo di interior o outdoor della memoria, contesti di condivisa affezione. È un genere che l’arte ha coniato e mantenuto vivo nei secoli. E che, dagli aristocratici ai borghesi, o dalle famiglie più celebri a quelle del tutto sconosciute, non ha mai smesso di rispecchiare e raccontare il tempo, i suoi valori e i suoi gusti, costumi e consumi. Offrendo molteplici possibilità di composizione, convivenze e interazioni di volti, corpi, caratteri. E ispirando, dall’antichità al contemporaneo, svariate soluzioni formali e scelte tecniche.
Ritratti di famiglia ben connotati e inconfondibili come quelli del tedesco Thomas Struth. Un maestro del genere, che, dalla metà degli anni Ottanta a oggi, ne ha realizzati svariate decine. «È un corpo di lavori che più cresce e più diventa interessante», ha commentato lui. «Posso confrontarli e usare combinazioni mai tentate prima. La famiglia, l’ambiente culturale d’origine e il tempo storico sono i tre elementi costitutivi della nostra esistenza». Ovvero anche, come risalta nella sua serie di Familienleben, delle risorse inesauribili di informazioni, che definiscono, distinguono e infondono unicità a immagini come quella dedicata, per esempio, alla famiglia del notaio milanese Paolo Consolandi. Seduto imperturbabile su un divano, lui è contornato dalla figlia Claudia, il figlio Enrico e poi il genero, la nuora e i nipotini, tutti in piedi e ognuno minuziosamente descritto, iperdettagliato nei tratti, nelle espressioni, nell’abbigliamento, nella postura, nel rapporto con il capostipite e con l’ambiente che li circonda. Datata 1996 e inclusa da Ernesto Esposito nella sua ampia e selezionata raccolta di fotografie d’artista, ora protagonista della mostra Me Two, al Museo Ettore Fico di Torino (fino al 26 gennaio 2020), l’opera, realizzata sullo sfondo grigio e verde smeraldo del moderno soggiorno di casa, con alle loro spalle i pezzi firmati Hartung e Warhol, Klein o Pistoletto, immortala così a tutto tondo l’esistenza, le relazioni e le passioni di Consolandi, stimato e dedito collezionista d’arte contemporanea della prima generazione.
D’altra parte, i ritratti realizzati in cera a grandezza naturale dallo svizzero Urs Fischer, che puoi accendere e consumare come candele, mettono a fuoco l’oggi e le dinamiche speculative del mercato dell’arte, prima e più ancora dei soggetti rappresentati. E se a renderle opere (vendute a oltre un milione di dollari l’una) è la sparizione, il loro completo discioglimento, Fischer si rende disponibile a realizzarne copie (alla più modica cifra di cinquantamila dollari) mettendo definitivamente in discussione il valore del pezzo unico e trasformando così il suo lavoro in un proficuo business. Intitolata Leo e aperta al pubblico fino al 20 dicembre, la sua ultima mostra nella succursale parigina di Gagosian è dedicata al ritratto in cera di Leonardo DiCaprio con i genitori George DiCaprio e Irmelin Indenbirken, divorziati da quando Leo aveva solo un anno. Quel legame sdoppiato informa la concezione del suo ritratto, con un Leo che abbraccia la madre e l’altro che fronteggia il padre, raffigurando così i suoi diversi modi di sentire. «È uguale per tutti», taglia corto Urs Fischer. «Abbiamo tutti dei genitori. A volte ci piacciono, altre volte no. È più o meno così».
Il più giovane Buck Ellison, dal canto suo, spazia dallo scatto estemporaneo alla foto posata, per raccontare lo stile di vita della nativa West Coast. E quando decide di realizzare un formale ritratto di famiglia come Christmas Card #2, 2018, vista anche la poca disponibilità a posare dei suoi, li rimpiazza tutti con degli attori professionisti. _________________