Leggerezza, Molteplicità
Milano ospita la prima mostra italiana di Van Cleef & Arpels. A orchestrare creazioni tra fiaba, flora e liaison con la moda, un grande ispiratore: Italo Calvino.
«La collana Zip, senza dubbio!», esclama Alba Cappellieri mentre sceglie il pezzo preferito di Van Cleef & Arpels: il Tempo, la Natura, l’Amore, la mostra di cui è curatrice. L’esperta di gioielli ha selezionato negli archivi della maison e da collezioni private i 500 pezzi che costruiscono la prima esposizione italiana a Milano, Palazzo Reale, della maison francese, fondata a Place Vendôme nel 1906. Gioielli segreti, gioielli fiabeschi con fate e unicorni, l’incastonatura invisibile Serti Mystérieux brevettata nel 1933, orologi da tasca, châtelaines, minaudières (inventate da Charles Arpels nei ’30 dopo aver visto l’elegantissima socialite Florence Jay Gould riporre il rossetto in un’anonima scatola), preziosi fermagli... Cappellieri ricorre a un parallelismo con la scrittura di Italo Calvino per decodificare i valori del brand e descrivere la sua capacità di cogliere l’air du temps. Dedica la sezione Tempo a: Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità, Molteplicità, ossia le regole dettate dallo scrittore nelle sue Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio, tenute ad Harvard dal 1985. «Sono valori assoluti anche per il gioiello e ancora molto attuali», spiega. La sezione Amore mette invece in luce i simboli e i doni creati per le liaison del XX secolo entrate nel mito, come quella tra Liz Taylor e Richard Burton, sfociata nel collier Barquerolles. La rigogliosa Natura è poi un’esplosione di farfalle, pesci guizzanti, uccelli del paradiso, mici, cagnolini e flora. Tra gli aspetti più spettacolari c’è l’intersezione con la moda. Che racconta come passamanerie, bottoni e paillettes si possano trasformare in uno straordinario repertorio orafo. Come gli orecchini Cordes del 1943, con nappe e diamanti, quasi una passamaneria, o il girocollo Paillettes del 1947, fatto di piccole pastiglie d’oro, ognuna con diamante al centro. La sartoria ispira Cravate, del 1954, che con platino, diamanti e zaffiri trasforma l’oggetto simbolo dell’eleganza maschile in un collier con morbido nodo centrale; come pure la collezione Tissu Sergé, del 1951, lavorata a spina di pesce per rendere il metallo flessibile come la saia, l’armatura tessile di denim e tweed. Ma l’emblema della liaison modagioiello è la collana Zip; Wallis Simpson nel 1938 suggerisce l’idea, pensando al profondo scollo sulla schiena del suo abito da sera. La complicazione costruttiva è notevole così il gioiello vede la luce solo nel 1950. Il cursore, di nappa d’oro e pietre preziose, si chiude sulle maglie come una vera cerniera e la trasforma in bracciale. «La capacità di associare la manifattura orafa al funzionalismo di matrice industriale della lampo, in origine usata per le uniformi militari, la rende uno dei gioielli più significativi del Novecento». Zip è anche il pezzo preferito del presidente e Ceo della maison Nicolas Bos, che l’ha posta al centro di revisioni contemporanee e interpretazioni artistiche: «L’ultima versione della collana ha un’estetica più leggera e sottile e può essere indossata in modo tradizionale o cadere sulla schiena. Incarna il nostro spirito atemporale». __________________________