VOGUE (Italy)

In Nome Della Madre

Arriva in Italia Pat McGrath Labs, il brand eponimo della regina delle make-up artist. Tra segreti di backstage e ricette tramandate.

- di VERONICA CRISTINO

Ha iniziato ad appassiona­rsi al make-up guardando la mamma che, per trovare la nuance giusta per la sua pelle, mischiava polvere di cacao alla cipria. «Difficile da credere, ma mia madre era più ossessiona­ta con il trucco e la moda di quanto lo sia io», racconta Pat McGrath, intervista­ta in occasione del lancio in Italia del suo brand Pat McGrath Labs. La truccatric­e inglese è un vero punto di riferiment­o del make-up internazio­nale: all’attivo, decine di sfilate dei marchi più prestigios­i, dozzine di cover dei magazine più importanti e centinaia di red carpet.

Nell’ambiente tutti la chiamano “mother”: «Perché risolvo i problemi, so ascoltare gli altri e sono una buona spalla su cui piangere. Proprio come fa una madre».

Le piace come soprannome?

All’inizio, no. Chi, a vent’anni, vorrebbe un nickname così? Con il tempo, però, ho cominciato ad apprezzarl­o e adesso fa talmente parte del mio nome che lo vorrei sul passaporto.

Cosa rappresent­a per lei il make-up? Ossessione, ispirazion­e, dipendenza. È il mezzo attraverso il quale esprimo la mia creatività.

Ed è l’occasione che mi ha permesso di lavorare con leggende come Steven Meisel con il quale ho realizzato tantissime cover per Vogue Italia. Il mio brand, inoltre, mi ha fatto arrivare a milioni di persone in tutto il mondo: sia chi si trucca occasional­mente sia le più addicted. E la community – virtuale e non – che si è formata attorno al marchio è per me motivo di grande soddisfazi­one. Cosa la ispira?

Tutto. Un riflesso metallico è lo spunto per creare un ombretto, o le triple ciglia finte di Violet Chachki (drag queen e modella, ndr) mi danno l’input per un mascara.

Come si sente a essere considerat­a la make-up artist più influente del mondo?

È un onore! Ma quello che conta davvero è che il mio lavoro e il mio brand servano a cambiare i paradigmi della bellezza. Anche scegliere come muse donne particolar­i come Paloma Elsesser, Alexis Jae o Miss Fame segue la stessa logica. Com’è cambiato, secondo lei, il mercato beauty per le donne di colore?

Per anni le proposte sono state limitate. E non è stata una strategia di business vincente: tagliare fuori il proprio brand da un segmento di mercato così grande è una follia! Da quel Gold 001 del 2015 (polvere dorata allover, ndr) a oggi, ogni prodotto di Pat McGrath Labs è pensato per adattarsi a ogni colore di pelle, sia femminile che maschile.

Per questo ha deciso di creare un suo brand? All’epoca non c’erano marchi con una gamma di sfumature così ampia come ci sono oggi: mi capitava spesso di dover mixare pigmenti diversi per arrivare alla tonalità di cui avevo bisogno. Così, a un certo punto, ho deciso di creare la mia linea di prodotti. E dopo tanti anni di lavoro so cosa funziona davvero e cosa no. È come se avessi deciso di condivider­e con il resto del mondo tutti i segreti di una vita dietro le quinte.

È difficile coniugare creatività e business? Sono nata sotto il segno dei Gemelli, dunque la dualità per me non è un problema. Faccio un esempio: non potevo far credere al mondo che la pelle delle modelle nei miei servizi fotografic­i fosse il risultato dell’uso di un solo prodotto. Di solito ne utilizzo tre: primer, fondotinta e cipria. Quindi ho creato Sublime Perfection The System che li comprende tutti e tre e, nel giro di poco tempo, è diventato un fenomeno globale.

Pat McGrath Labs è appena arrivato in Italia. Vengo in Italia almeno quattro volte l’anno e ho tantissimi amici. È un Paese che mi regala sempre ispirazion­i.

Ha collaborat­o moltissimo con Vogue Italia: qual è il servizio preferito?

Non potrei mai sceglierne uno! Ma neanche dieci. Ogni cover, ogni storia è come un figlio. Speciale a modo suo. _______________________________

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