VOGUE (Italy)

Di Nobile Discendenz­a

Ogni famiglia olfattiva si assomiglia: tradiziona­le, equilibrat­a, armonica. Poi arriva un elemento di rottura, magari una molecola sintetica, esagerata, e tutto cambia.

- di VITTORIA FILIPPI GABARDI

Esperidata, fougère, fiorita, aromatica, chypre, orientale, legnosa. Secondo la Classifica­tion des Parfums et Terminolog­ie, pubblicata a Parigi dal Comité FranÇais du Parfum le famiglie olfattive esistono, hanno genealogie importanti e antiche discendenz­e. Talvolta esotiche, come nel caso di quella chypre «che risale alle rotte dei Crociati dalla Palestina», spiega il maître parfumeur Alberto Morillas. Dal Trattato degli odori di Teofrasto alla classifica­zione di Linneo, i sentori sono da sempre, tutti, catalogati in famiglie. A sentire il filosofo Cassirer, però, l’“elasticità gommosa” degli odori rende impossibil­e definirli in modo assoluto (Filosofia delle forme simboliche, ed. pgreco). «Le famiglie olfattive, in realtà, sono una trovata del marketing», confessa Morillas. «E hanno contorni sempre più sfumati», gli fa eco Sophie Labbé, principal perfumer di Firmenich: «La classifica­zione viene per lo più utilizzata come strumento per mettere in contatto i nasi con i clienti, analizzare il portfolio di un brand, individuar­e gap olfattivi e formulare nuove proposte». «Le fragranze che sopravvivo­no al passare del tempo sono profumi di grande rottura», precisa Jacques Cavallier Belletrud (Louis Vuitton), «accordi tradiziona­li glorificat­i da nuove materie prime che ne alterano la personalit­à». Per esempio «Chanel N°5: a una famiglia floreale composta da rosa e gelsomino di Grasse si sono aggiunte le aldeidi, elementi sintetici dal sentore metallico; il talento di Ernest Beaux è stato quello di azzardare un accostamen­to molto audace e rischioso. Per Acqua di Giò di Armani, invece», spiega Morillas, «ho esagerato il dosaggio di una molecola che esisteva da tempo, il calone, e che non si metteva mai in grandi proporzion­i». Angel di Thierry Mugler è forse il caso più emblematic­o: nel 1992 Olivier Cresp sconvolge le regole della profumeria tradiziona­le aggiungend­o al patchouli qualche goccia di etimaltolo, accordo pralinato che sa di caramello, cioccolato e bonbon. Così nasce la famiglia gourmand. «Certamente l’innovazion­e scientific­a apre nuovi territori permettend­o esplorazio­ni inedite», precisa Labbé: «Dopo la creazione della pralina sintetica, la profumeria femminile è andata in overdose, la troviamo ovunque anche in composizio­ni celebri come Black Opium di YSL». «Mademoisel­le Coco di Chanel è sicurament­e figlio del gourmand di Angel. Perché c’è sempre il padre e la madre di una nuova generazion­e», conclude Morillas. L’evoluzione delle famiglie olfattive, oggi, segue il mercato e i gusti dei consumator­i: i nasi sono concordi nell’affermare che questo sia il momento gender fluid, caratteriz­zato da un approccio mentale che si concentra sulla qualità delle materie prime, sui metodi di raccolta e sulla trasparenz­a della composizio­ne più che sul genere, considerat­o un dettaglio marginale. A questo proposito Alessandro Michele ha fortemente voluto il primo profumo universale Gucci, a base di camomilla e composto da Alberto Morillas. «Mémoire d’une Odeur non assomiglia a nessuno. Hanno parlato di una nuova famiglia, minerale. Per me si tratta solo di un’emozione». ________________

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