VOGUE (Italy)

Photo Vogue

Una madre e un figlio, colori diversi e unico amore, in un racconto liberament­e ispirato allo scatto di Sophie Kietzmann.

- GIOVANNI MONTANARO

Me la faceva indossare mia mamma quand’ero bambina. A me faceva piacere, ero sicura che fosse giusto. Ho continuato a lungo; quando ero una ragazza, quando sono diventata un’adolescent­e, mi mettevo sempre una fascia sulla fronte perché non si vedessero i miei colori diversi. Era una fascia larga, per non sbagliarsi. Ne avevo parecchie, a dire il vero; una gialla, una blu, una nera più elegante, per l’inverno e l’estate. Era divertente andarle a comprare, e stavano bene con i miei capelli crespi, mi davano un’aria allegra. La indossavo volentieri, la sistemavo ogni volta che trovavo uno specchio, anche se non si spostava mai, stavo attenta che non capitasse, e se per caso mi cadeva, la riprendevo subito, velocissim­a. Non mi importavan­o tanto, le braccia, le gambe, quelle non tutti dovevano vederle, quelle nemmeno mi spiacevano. Era la mia faccia che non capivo, perché fosse così, perché dovesse essere diversa dalle altre. Poi si cresce, e la fascia l’ho usata meno spesso. Ho trovato chi mi ha amato, ho capito che mi amava molto così, chi mi ha chiesto un figlio insieme, ma ancora ogni tanto la mettevo. Le ho buttate via tutte quando sei arrivato tu. Sai perché? Perché indichi i miei colori diversi con il dito, e poi ti metti a ridere. Non è stato facile, sai, piacersi così. Eppure vorrei provare a insegnarte­lo. Se c’è una cosa, una sola cosa che vorrei insegnarti è questa. Vorrei insegnarti a essere diverso, diverso da tutti gli altri, unico tu. Non è facile, sai, si rischia sempre di sbagliarsi, di avere paura di quello che si è, di fare a meno di esserlo. Ma è sbagliato. Tu non hai i miei colori, eppure se anche tu fossi come me, anche se tu fossi uguale a me, probabilme­nte non farei come ha fatto mia madre, non ti insegnerei come metterti una fascia sulla fronte. ________________________________

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